1950
Editoriale scritto dopo la contestazione che la sua conferenza aveva provocato da parte degli allievi della Scuola popolare di San Donato. Non si nomina Milani, ma si scrive che "vicino a Prato, operai e contadini si riuniscono intorno a un giovane sacerdote per studiare quello che la scuola non ha insegnato loro".
1951
Questo articolo, citato in Riccioni (1974) e in Simeone (1996), tratta delle vicende che coinvolsero Milani nel giugno 1951, in occasione delle elezioni amministrative.
1952
Si tratta della risposta a Lettera aperta a un predicatore, di Lorenzo Milani.
1954
Riprende una delle tante gite collettive fatte dai sandonatesi a Barbiana, per ritrovare il loro parroco.
L’autore a più riprese ha filmato o fotografato scene di vita nella scuola di don Milani. Si tratta, come scrive Neera Fallaci (1974, pag. 332), di importanti documenti sulla vita di Barbiana. La Fallaci pubblica nel suo libro alcune delle foto scattate da Ammannati.
1955
Riprende una delle tante gite collettive dei sandonatesi a Barbiana, dove si recavano per ritrovare il loro parroco. In questo filmato, sia pur brevemente, appare anche don Milani.
1958
Una presentazione del libro di Milani, "opera umanissima per la carica di affetti che affiora sotto un’apparenza quasi scientifica, eppure opera preziosa anche per lo studioso". Viene riportata infine una frase di padre Turoldo che dice"…un libro che mi ha fatto tanta soggezione, mi ha intimorito. È inevitabile la paura d’esser sempre presi in castagna da lui".
Si tratta di una recensione molto favorevole del libro di Milani (il quale la apprezzerà molto), nel contesto di un intero numero del giornale dedicato all’opera di don Lorenzo. La recensione si conclude con questo invito: "Questo libro leggetelo. I preti per capire sempre meglio tutte le implicazioni che ha il loro ministero sacerdotale [...]. I laici per capire la loro responsabilità e lo spasimo del prete. Tutti per svegliarci e smetterla di negare che esistano dei problemi non ancora risolti. E per discuterne". L’articolo è stato ripubblicato da Riccioni (1974) nella sua "breve antologia critica".
Si dà notizia che don Facibeni è morto lasciando aperto sulla sua scrivania il libro di don Milani Esperienze pastorali, che egli stava leggendo alla pagina 83, per recensirlo, su richiesta del priore.
Si dà notizia che don Facibeni è morto lasciando aperto sulla sua scrivania il libro di don Milani Esperienze pastorali, che egli stava leggendo alla pagina 83 e che si apprestava a recensire.
Si ricorda che il Padre è morto lasciando aperto il libro di Milani Esperienze pastorali (di cui il priore gli aveva chiesto una recensione) proprio là dove si legge che i religiosi sono incapaci di "afferrare la situazione e il linguaggio dei nostri popoli".
In questa recensione ampiamente favorevole del libro "sconvolgente" di Milani, l’autore scrive che "la prefazione dell’arcivescovo di Camerino è una delle cose più preziose che l’intero libro contiene", che ben è riuscita "a presentare ai lettori il lavoro del giovane prete che non ha rinunciato del tutto all’irascibile". L’autore dice che Milani ci rivela "una umanità che, se non temessimo la retorica del termine, chiameremmo senz’altro eroica".
Un lungo articolo in cui si recensisce ancora Esperienze pastorali, scrivendo che esso mostra "una gioventù seria, impegnata, fedele". Vengono anche ricordate la prefazione di D’Avack e la morte di Facibeni, avvenuta mentre stava leggendo il libro di don Milani. L’articolo, citato in Riccioni (1974), viene però erroneamente attribuito ad autore anonimo.
In un articolo sulla morte di don Facibeni, l’autore ricorda che egli stava leggendo il libro di Milani, "un libro di cui si parlerà, perché testimonia di una fede e di una carità degne dell’animo di un don Facibeni".
Questo lungo articolo di recensione di Esperienze pastorali parla del libro come ci qualcosa che "ha, in un certo senso, la forza e l’impegno di una profezia". Più avanti si parla della "autentica matrice religiosa" e del "senso profetico" del libro.
Il libro di Milani viene giudicato, "nonostante alcune unilateralità", "il primo e più valido studio di sociologia religiosa stampato in Italia"; l’autore della recensione condivide le posizioni di Milani sulle forme tradizionali di catechesi e sulla scuola popolare. Don Mazzolari scrive anche che la introduzione di monsignor D’Avack e l’imprimatur concesso dal cardinale Dalla Costa lo confortano, poiché dimostrano che "molte tesi di Adesso, rivissute in un’esperienza personalissima, non sono poi così fuor dell’esperienza della Chiesa, come alcuno vorrebbe far credere".
È una brevissima segnalazione del libro di don Milani, di cui si occuperà il numero della rivista in questione.
Questo articolo riporta alcuni passaggi di Esperienze pastorali; lo stesso articolo è stato pubblicato anche su Il Quotidiano Sardo e su Il Cittadino di Brescia.
Un lungo articolo che più tardi lo stesso Milani definirà "la più entusiastica delle recensioni". L’autrice afferma che "per don Milani l’istruzione pura e semplice è oggi un presupposto essenziale per una valida istruzione catechistica".
Una recensione assai favorevole di Esperienze pastorali da parte di un amico di Milani ed esponente della sinistra cattolica, il quale arriva anche a prevedere che presto su un libro come questo, che affronta "la realtà concreta" ed offre una testimonianza cristiana, si accenderanno polemiche e se ne distorcerà il significato.
L’autore recensisce molto positivamente il libro di Milani Esperienze pastorali, dedicandogli parte di un articolo di fondo e mettendolo a confronto con il piccolo volume pubblicato da don Mazzolari con il titolo La Parrocchia. Jemolo accenna anche al fatto che il libro di Milani sia dispiaciuto "a più di un ecclesiastico", e fa anche riferimento ad un possibile ritiro del volume dalla circolazione. In una lettera assai posteriore, scritta il 14 settembre 1972 a P. Cristofanelli, Jemolo afferma che "tanto approvai le Esperienze pastorali, altrettanto mi ha trovato dissenziente la Lettera a una professoressa, per l’acredine che la pervade, ed anche perché mi domando sempre se si può concepire una determinata scuola senza aver chiaro ciò cui essa mira. […] Se invece [la scuola media] dev’essere scalino a scuole successive, occorre pure che valga ad arrestare i non idonei". La lettera è pubblicata in appendice a Cristofanelli (1975).
Un lungo articolo di apprezzamento per il libro di Milani Esperienze pastorali, definito "forse il libro più coraggioso che sia stato scritto in questi ultimi anni", del quale sono riportate alcune delle frasi più significative. Per l’autore, il libro di Milani "supera il valore di una documentazione e assume l’impegno e la forza di una profezia".
L’autore fa dei riferimenti alla recensione di A. C. Jemolo dei due libri di don Mazzolari e don Milani, prendendone in una certa misura le distanze: "sarebbe imprevidente assegnare ad esse [le esperienze pastorali di Milani e Mazzolari] un valore universale". L’articolo è citato da Riccioni (1974), che ricorda come don Milani avesse annotato di suo pugno che un articolo analogo era apparso su Il Popolo, il giorno successivo. Il ritaglio con l’annotazione autografa del priore è conservato in copia nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
L’articolo è citato da Riccioni (1974), che annota come esso fosse stampato su tre colonne del giornale. Si tratta dello stesso articolo del Quotidiano Sardo.
L’autore ricorda che don Facibeni, al momento della morte, aveva sul tavolo il libro di Milani, "segno della sua importanza". Ed aggiunge che si tratta di "un lavoro serio, coscienzioso, scientifico [...] Questo volumetto [così nel testo. N.d.R.] merita ogni elogio e una diffusione senza limiti […] dappertutto gioverà tenere presente il monito che viene da una bella ed encomiabile esperienza".
Telegrafica presentazione del libro.
Vi si commenta negativamente l’articolo di Jemolo a recensione del libro Esperienze pastorali di don Milani e del libro La Parrocchia di don Mazzolari. L’autore, un sacerdote, depreca l’impeto con cui gli scrittori laici si erano "buttati nella battaglia per la difesa dello Stato contro le paventate ingerenze della Chiesa", accettando in essa come alleato "l’invadenza del prete rurale". Si tratta dello stesso articolo de Il Nuovo Torrazzo.
Come ricorda Riccioni (1974), don Milani annotò in margine all’articolo che si trattava di un articolo "sui rapporti Stato-Chiesa. Imputati d’obbligo Primo Mazzolari e don Milani". Questo stesso articolo verrà pubblicato nello stesso giorno, oltre che su L’Osservatore Toscano anche su L’Eco del Chisone e Il Nostro Tempo.
Una recensione al libro di Milani, citata in Riccioni (1974).
Una recensione, a firma G. B., di Esperienze pastorali, citata in Riccioni (1974) ed in Cristofanelli (1975).
Si tratta dello stesso articolo de L’Italia, di apprezzamento per Esperienze pastorali, di cui vengono riportate alcune delle frasi più significative.
Una recensione al libro di Milani firmata p. b.; don Milani ritagliò ed incollò su un album da disegno assieme alle altre recensioni al suo libro una parte dell’articolo, quella appunto in cui si sottolineava che "ogni giorno gli spettacoli disgregano il costume e il senso morale".
Riportati ampi brani di Esperienze pastorali.
Riporta brevemente la notizia della recensione fatta da Jemolo a "due variamente interessanti opuscoli [così nel testo. N.d.R.] sulla parrocchia", ossia i libri di Milani e Mazzolari, verso le cui ragioni l’autore è però critico.
Con un riferimento implicito e polemico al libro Esperienze pastorali, prendendo in esame l’affermazione che "il mondo di oggi non ha bisogno di essere ‘divertito’, ma bensì [le virgolette -come pure la sgrammaticatura- sono così nel testo. N.d.R.] evangelizzato", si afferma qui che il binomio ricreazione-formazione non è antitetico ma complementare. "La parrocchia non può ignorare i problemi della ricreazione. Rimane valido il binomio ricreazione e formazione, quello cioè che la parrocchia tenta di realizzare. I giovani ne sono i primi volontari beneficiati".
Si tratta di un articolo che riprende quelli di Adesso e di Jemolo su La Stampa, in cui si afferma che il nostro mondo non ha bisogno di esser divertito, "ma restituito alla serietà del vivere del pensare e del sapere". Carlo Bo definisce "sante" queste parole, ma aggiunge di avere "forti dubbi che possano trovare un’eco in chi dovrebbe preoccuparsi di tali problemi". Lorenzo Milani non è mai nominato, anche se i problemi sono quelli trattati dal suo libro.
È una recensione di Esperienze pastorali (firmata E. B.) che don Milani giudicherà poco più tardi "ottima e originale [...] anche se non consenziente del tutto". Allora Balducci e Milani non si conoscevano ancora di persona. L’autore ritirerà poi le riserve da lui espresse in questa recensione con l’articolo Attualità inattuale di Lorenzo Milani, pubblicato nel ’77 in Testimonianze. L’articolo verrà poi ripubblicato in Don Lorenzo Milani, dibattito aperto, a cura di Lancisi (1979), con il titolo "Esperienze pastorali": un libro scandaloso di un prete tremendamente serio. Nell’antologia di scritti di Balducci curata da Mario Gennari (1995), questa recensione viene ripresentata assieme ad un altro scritto di Balducci, sotto il titolo Su "Esperienze pastorali"; si ritrova questo secondo testo anche in A trent’anni da "Esperienze pastorali" di don Lorenzo Milani, a cura di Michele Sorice (1990). Della recensione, Riccioni (1974) riporta questo brano: "Il consenso va, più che alle tesi particolari, alla tremenda serietà di questo prete, alla sua lealtà rigorosa, nei confronti dell’uomo e della civiltà".
Si tratta di una lunga recensione apparsa su quattro pagine del bollettino dei Servi di Maria diretto da Padre David Maria Turoldo. L’autore scrive che si tratta di una "lettura stimolante e, perciò, ricca di conseguenze nel lettore non prevenuto", la quale esprime una "visione positiva, [...] e conclusioni intimamente ottimistiche.
In questa lunga recensione del libro del priore, l’autore afferma che occorrerebbero molti come don Milani, "prete fino in fondo, ortodosso", e che il libro ha uno stile "netto, rapido, vivo […] è tutto spirante ardore di vita, irruente spirito di dedizione".
In questa lunga recensione si afferma che si tratta di un libro "da salutare con gioia e con vergogna […] un libro pieno di Carità drammatica, di pessimismo attivo".
Si tratta di una di una lettera firmata "un giovane parroco lombardo" che scrive ringraziando don Milani "d’aver scritto e stampato Esperienze pastorali".
L’autore presenta, nella rubrica "Biblioteca" del giornale vaticano, il volume di Milani "spigliato, direi quasi scanzonato […] uscito dalla mente fervida di un giovane sacerdote fiorentino, giovane, zelante, un po’ estremista".
Si tratta di una recensione a Esperienze pastorali, in forma di lettera al direttore Pistelli, nella quale l’autore afferma che è giusto tornare a sottolineare "l’importanza di una pubblicazione alla quale già molta stampa si è interessata".
Una lettera aperta in cui si cita un brano di Esperienze pastorali e si fa riferimento a Milani. L’articolo è citato in Riccioni (1974), che lo attribuisce ad autore anonimo.
Si tratta di un articolo di fondo, in cui l’autore risponde a chi lo ha criticato per la favorevole recensione ai libri di Mazzolari e Milani, che però non vengono qui mai nominati. L’articolo, come il precedente, è citato in Riccioni (1974).
L’articolo (siglato d. p.) è citato in Riccioni (1974, pag. 16), con riportato un brano che era stato sottolineato in blu dallo stesso don Milani, e nel quale si diceva che "sotto il profilo panoramico, per la larghezza, proprietà, eleganza dei preparativi, per lo splendore dei Riti liturgici, questo Congresso è certo tra i più belli, vorremmo dire il più bello, che abbiamo potuto vedere e gustare", con ciò trovandosi a dover "contraddire di conseguenza quel caro don Lorenzo Milani".
L’autore dà una lettura critica ma non polemica del libro di Milani, riconoscendovi una diagnosi capace di mettere a nudo la radice delle molte miserie in cui si dibatte la vita della chiesa in Toscana. Padre Centi individua in quattro i motivi del proprio dissenso da Milani: il classismo; l’equidistanza tra comunismo e Democrazia Cristiana; la responsabilità della chiesa nella vita politica e sociale; ed infine la tattica di don Milani nel suo rapporto con i comunisti, perché -secondo Centi- essa favorirebbe la loro affermazione. Questa recensione è fatta seguire immediatamente da una lettera aperta del direttore della rivista, don Vallainc, che esprime invece "un giudizio violentissimo" (Toschi, 1994) sul libro di Milani. Come ricorda Riccioni (1974, pag. 16), lo stesso Milani scrisse a proposito di questo articolo e della risposta che ad esso diede don Vallainc: "Il primo è l’articolo d’un sincero e onesto amico che espone le sue idee, diverse dalle mie. Correttezza elevatissima e generosa che manca totalmente nell’articolo di Mons. Vallainc".
Si tratta di una articolo che fa riferimento alla recensione di Jemolo dei libri di Mazzolari e Milani, ma che non cita mai direttamente il priore.
In questo articolo, che successivamente don Milani definirà "impregnato di vero e proprio odio", il direttore del giornale La Settimana del Clero (e futuro vescovo) critica duramente la recensione non del tutto sfavorevole di Esperienze pastorali pubblicata da parte di padre Centi, esprimendo invece sul libro un giudizio violentissimo e definendolo dannoso e deviante per i giovani preti. Quello di Milani viene definito "un libro che può fare molto più male che bene" ai giovani sacerdoti, facilmente indotti alla "critica demolitrice". Secondo Toschi (1994), quella di Vallainc è "una presentazione tendenziosa, caricaturale delle analisi che vengono espresse nel libro".
Da parte dell’autore, responsabile delle Settimane di Aggiornamento Pastorale, si porta in questa recensione una critica molto severa al libro di Milani, accusato di anteporre la redenzione umana e culturale a quella morale e religiosa, subendo l’influenza di alcuni settori dei preti operai francesi. Il libro è accusato di porsi fuori da una corretta prospettiva ecclesiale, e quindi di disorientare e di non essere edificante.
Si dà notizia delle critiche al libro Esperienze pastorali di don Milani.
Notizia d’agenzia in cui si parla di "viva sorpresa" negli ambienti cattolici fiorentini per le critiche ad Esperienze pastorali.
Si tratta di un articolo critico verso la recensione fatta da Carlo Bo ai libri di Mazzolari e Milani, i quali però qui non vengono mai nominati.
Anche questo articolo fa riferimento a quello apparso su La Stampa a firma di Carlo Bo. L’autore concorda con don Milani, che ha "denunciato, sulla base di elementi personalmente rilevati in anni di vita parrocchiale, l’illusorietà" da parte dei parroci di "educare cristianamente la gente operando sul piano della esteriorità".
Questa lunghissima recensione (ben 14 pagine), chiesta esplicitamente da monsignor Dell’Acqua, non si limita ad attaccare le tesi sostenute nel libro, ma attacca anche colui che ne è l’autore, accusato di scrivere in modo risentito e incontrollato. Vengono respinte le tesi di Milani sulla liturgia e le sue critiche alla Democrazia Cristiana; inoltre si accusa la sua scuola di vivere in un clima di esasperato classismo. Il testo è stato inserito integralmente nel libro della Fallaci (1974).
L’autore scrive che gli articoli di Jemolo e Bo hanno aperto un dibattito "sull’avvenire della parrocchia in Italia, interpretando le inquietudini dei cattolici allarmati dalle risultanze del caso Giuffrè". Ma don Milani non è mai nominato nell’articolo.
In questa comunicazione vi sono delle oggettive coincidenze con la proposta di don Milani, specie là dove vi si sostiene l’esigenza di una chiesa povera, che sappia anche mettere in discussione le devozioni tradizionali, e là dove si rivendica la necessità di una grande attenzione ai problemi reali della gente. Citato in Riccioni (1974).
Fa riferimento (indiretto) al libro di Milani Esperienze pastorali, sostenendo il primato della evangelizzazione e della fede, rispetto ad ogni forma di emancipazione umana. Sostiene che qualcuno (chiaramente alludendo a don Milani) ha sbagliato, "per eccesso di zelo, per errore di visuale, nel fissare la gerarchia di valori".
Questo articolo fu giudicato favorevolmente da don Milani, come appare da una lettera alla nipote dell’autore, pubblicata dalla Fallaci (1974). L’autore, che insegnava sociologia all’Università di Firenze, scrive che Esperienze pastorali è un libro "troppo di sinistra per i cattolici di destra" ed aggiunge di sospettare che "in alcuni atteggiamenti del nostro Autore aliti un leggero sentor solforoso di eterodossia". Termina scrivendo che il libro è "una pittoresca e disordinata raccolta di appunti, di aneddoti e di argomentazioni".
È un articolo analogo al precedente.
In questo articolo -apparso, come ricorda Riccioni (1974), su tre colonne- l’autore recensisce il "libro documentario di un parroco della diocesi di Prato […] don Vincenzo Milani", scrivendo che la scuola e l’istruzione, sono "naturalmente un compito culturale che spetta allo Stato, come primo dovere, non alla parrocchia, ma la documentazione del parroco, del buon parroco, diciamo con schietta ammirazione, è sintomatica della crescente spaccatura della Società Italiana = cellula e parrocchia". In una lettera a Maresco Ballini (pubblicata per la prima volta in Sorice (1990), e datata 24 settembre ’58), don Milani definirà questa recensione "un articolo poco profondo".
Questo articolo è citato in Riccioni (1974). Non tratta affatto di don Milani. Si tratta di un ritaglio conservato dal priore stesso.
Questa recensione, pubblicata con gran rilievo su cinque colonne, è citata in Riccioni (1974). L’autore scrive che nel libro "si respira un clima di entusiasmo. C’è chi l’ha ritenuto un libro pessimista. Tutto il contrario".
L’articolo recensisce Esperienze pastorali riprendendo molti dei tempi già apparsi su Il Giornale del Mattino e su Il Popolo.
Si tratta dello stesso articolo apparso quattro giorni prima su La Voce Repubblicana, come ricorda Riccioni (1974).
Si tratta di un articolo, di forte critica alla recensione fatta da Carlo Bo ai libri di Mazzolari e Milani (che però qui non vengono mai citati), pubblicato con grande rilievo su tre colonne a tutta pagina, come ricorda Riccioni (1974), il quale però lo data al 28 settembre.
Si tratta di un breve articolo in cui si riprendono i giudizi di padre Perego e di Vallainc su Esperienze pastorali, scrivendo che il libro "è inquinato di troppa superbia ed è viziato di troppa sicurezza di sé […] non chiarisce le idee, bensì confonde le menti". Articolo citato da Riccioni (1974), ma con un refùso nel titolo.
Un brevissimo articoletto, in cui si parla di Esperienze pastorali, "un documento bruciante e confortante insieme […] offerto, proprio in questi mesi, da un discusso e discutibile libro di un coraggioso prete italiano". Citato in Riccioni (1974), che però non ne riporta il titolo.
L’autore si schiera con i padri gesuiti de La Civiltà Cattolica nel giudizio sul libro di Milani, dal quale "si vede che per certi sacerdoti la "voce del popolo" sta arrivando negli arcivescovadi e nelle sagrestie più facilmente di quella del Signore!".
Scritto da uno dei primi allievi della Scuola Popolare di San Donato, risente anche stilisticamente dell’influenza del priore di Barbiana. In risposta a un sacerdote lombardo che aveva chiesto particolari sulla scuola, racconta esperienze di vita nella prima scuola di don Milani. Secondo D. Simeone, che cita a conferma le affermazioni di M. Rosi e l’opinione di E. Butturini, il vero autore sarebbe lo stesso Milani. All’articolo viene aggiunta una nota a firma C. M., dal titolo Una risposta che non persuade, in cui si scrive che il di più e il nuovo che si intravede nell’insegnamento di don Milani non è stato raccontato da Ferrini.
Con riferimento all’articolo scritto da B. Ferrini, si nota che "il ‘di più’ o il ‘nuovo’ che si intravede nell’insegnamento di don Milani non ci è stato svelato né raccontato".
Del priore di Barbiana si parla come del "sacerdote Angelo Milano, che ha addirittura scritto un libro (con prefazione di un vescovo) per polemizzare contro la concezione attivistico-politico-dopolavoristica della parrocchia".
Si parla di "un libro di Padre Milani" che è stato oggetto "di una lunga messa a punto" da parte anche de La Civiltà Cattolica. L’articolo è citato in Riccioni, ma con il titolo inesatto.
Il giornale della destra estrema dedica un lungo articolo di attacco a don Milani, il cui libro è definito una "quasi incredibile raccolta di brutte cattiverie e di sciocchezze". L’autore lo definisce "un prete matto".
L’articolo, in due parti, è citato da Riccioni (1974). Recensisce Esperienze pastorali.
Un lungo articolo, la prima parte del quale era stata pubblicata il giorno precedente, in cui si riporta la frase di Milani "la scuola mi è sacra come un ottavo Sacramento" e si racconta la storia di Mauro.
Questo articolo afferma che occorre "smetterla di difendere ad ogni costo il Governo, la Democrazia Cristiana, i loro uomini e le loro opere". Si scrive anche che la prefazione di D’Avack "è un invito a leggere quel libro che a gente dagli occhi malati e dalle mani morbide potrà sembrare sgradevole e duro". L’articolo, citato in Riccioni (1974), è siglato a. p.
L’autore della recensione afferma che don Milani "richiama semplicemente all’interiorità" ed insegna a "riconoscere i nostri torti, i nostri numerosi errori".
Si tratta della stessa recensione apparsa su Via Emilia.
È una recensione a Esperienze pastorali, definita opera di una "vigoria" che a tanti "apparirà quasi tragica e cupa", usando le parole tratte dalla prefazione del cardinale D’Avack. L’autore fece precedere la pubblicazione della recensione da una lettera piena di espressioni di stima per Milani e di solidarietà nei confronti della critica distruttiva de La Civiltà Cattolica; la lettera fu inviata a Milani il 26 settembre dello stesso anno e diede inizio ad un piccolo carteggio tra il priore e la redazione della rivista -tre lettere di Chiaffarino, una di Fabro e due del priore- che verrà pubblicato poi in Cristofanelli (1975).
L’articolo (firmato nan. f.) è dedicato a Esperienze pastorali, che l’autore, pur con qualche dissenso, definisce "un libro che nonostante i difetti ha il merito di porre i cristiani di fronte a una realtà che è quella che è". Questa recensione si affianca a quella di Chiaffarino sulla stessa rivista: ad entrambe Milani risponderà con lettere di ringraziamento, che saranno successivamente pubblicate in Cristofanelli (1975). Nell’opera di Cristofanelli viene anche pubblicata una lettera di Fabro al priore, scritta il 25 novembre 1958 e tre lettere di Chiaffarino del periodo settembre-novembre.
L’articolo è citato in Riccioni (1974), ma non vi si trova alcun riferimento a Milani.
Questo articolo è firmato con lo pseudonimo Celso, e riporta la storia di Mauro.
Per l’autore quella di Milani è "una parola franca, [...] un discorso senza perifrasi diplomatiche che ne possano attutire il significato". Si tratta ancora dello stesso articolo apparso su Via Emilia. E’ citato in Riccioni (1974), ma con il titolo incompleto.
Secondo l’autore, che recensisce il libro di Milani in modo assai favorevole, il prete di San Donato scriveva nell’ambito di una "rigorosa ortodossia dottrinale" e di una disciplina ecclesiastica rigidamente intesa. Per Arfè quello di don Milani non è un cattolicesimo accomodante, né il suo pensiero è ricollegabile al filone del cattolicesimo liberale; "il mondo popolare vi è visto in pagine vigorose e penetranti senza nessuna idilliaca idealizzazione e senza nessun presuntuoso paternalismo". Per Arfè si tratta di un "libro, del quale non credo esistano precedenti nella moderna letteratura religiosa italiana".
Con riferimento al libro Esperienze pastorali di don Milani, l’autore scrive un lungo articolo polemico, con il quale si ripropone di ricondurre la discussione sui binari di un esame "coraggioso, ma spassionato", ed accusa don Milani e don Mazzolari di conoscere i problemi della parrocchia "per sentito dire". Termina invitando Milani a meglio meditare l’insegnamento della Chiesa, invece di rattristare l’autore dell’articolo "con atteggiamenti e esperienze così lontani dalla tradizione" dell’apostolato cattolico. Questo articolo è citato in Riccioni (1974), che però, oltre ad attribuirlo ad anonimo, ne dà una collocazione ed un titolo inesatti.
Il foglio dell’estrema destra toscana scrive che don Milani è "il tipico rappresentante dell’impotenza democristiana, che [...] regala i frutti della ingiustizia alla propaganda social-comunista".
L’articolo (citato da Riccioni due volte, di cui la prima con la data inesatta) riprende la vicenda di Mauro e afferma che Esperienze pastorali è un libro di cui si consiglia la lettura "ai cosiddetti democristiani". Si riporta la frase di Milani sulla disoccupazione e gli abusi del padrone.
Questo lungo articolo, dedicato alla recensione dei libri di Mazzolari e Milani, sostiene che Esperienze pastorali è "il libro di un uomo d’azione, e più precisamente di un apostolo". Riguardo alla scuola di Milani, si scrive che essa rappresenta "una soluzione, ma non la soluzione".
Rispondendo alle critiche di padre Perego al libro di Milani, questo sacerdote ricorda che "la proprietà capitalistica deve cedere il posto alla proprietà umana".
Una recensione entusiastica di Esperienze pastorali. Vi si scrive, tra l’altro, che il libro di Milani è "bellissimo: disarmato, sincero, acuto, sconvolgente". Vengono riportati ampi stralci del libro. L’articolo viene citato in Riccioni (1974), che però non ne riporta il titolo.
L’articolo è citato in Riccioni (1974).
Nel proporre un’inchiesta, si ricorda il libro di Milani, "che ha il merito di essere stato scritto da uno che ha pagato di persona, e di impostare i problemi nella loro reale drammaticità".
L’autore scrive che , anche se "non tutte le analisi di Don Milani possono essere concordemente accettate", i punti centrali di Esperienze pastorali "sono inconfutabili".
L’autore della recensione scrive che vorrebbe "fossero in molti preti o laici a poter e saper dire" ciò che "don Lino Milani" ha esposto nel suo libro. L’articolo porta la firma Lo scrutatore.
L’autore della recensione sostiene che il libro di Milani "non è un’inchiesta economico-sociale articolata nei suoi vari aspetti".
"Il libro di Don Lorenzo Milani Esperienze pastorali è già stato oggetto di numerosi consensi e dissensi", ma questi ultimi evitano di "affrontare in blocco la vigorosa testimonianza cristiana di cui il libro è palpitante documento". L’articolo è citato da Riccioni (1974), che però lo attribuisce ad autore anonimo.
L’autore della recensione afferma che il libro di Milani "è unico nella letteratura religiosa d’Italia".
Riferisce che Adesso riporta le esperienze di Milani e ne sintetizza le opinioni. Articolo citato in Riccioni (1974), ma con il titolo leggermente inesatto.
"Il lavoro di don Milani è altamente positivo".
Questo articolo appare assieme a quello di A. Sensini, e parla di Esperienze pastorali come un libro di cui "da una parte vorremmo contribuire a prevenirne o contenerne i possibili effetti perniciosi; dall’altra non ci sembra leale lasciar cadere alcune indicazioni originali che […] sono sparse con una qual certa abbondanza".
Articolo molto lungo, che affianca quello di Prevedello, e riporta un ampio stralcio dal libro di Milani. Una seconda parte dell’articolo porta il titolo Una parrocchia si muove, in cui si scrive che Milani "enuncia la sua speranza" che è riposta nella scuola popolare. La terza parte è intitolata Bisogna evangelizzare i cristiani.
Un lungo e argomentato articolo su Esperienze pastorali, che affianca quello di Prevedello, ed in cui si scrive che "la lettura della prima parte dell’opera di D. Milani provoca un senso di scoramento che è tanto più mortificante se chi legge ha dovuto riscontrare la stessa situazione spirituale in altre parrocchie" e che "la scuola di D. Milani è stata classista".
Definisce il libro Esperienze pastorali di don Milani come "scritto con certe pretese e con così limitata e ostinatamente parziale esperienza" al punto che "si distrugge da sé". Ed a proposito della scuola popolare si afferma che l’idea di scuole condotte dai parroci è assai vecchia e non certo originale.
Riporta i giudizi su Esperienze pastorali di una serie di giornali italiani.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali, che apparirà sull’Osservatore Romano del 20 dicembre.
Questa recensione è una critica serrata del libro omonimo di Milani, giudicato qui colpevole di lassismo e di compromesso ideologico con la dottrina comunista, di cui viene accusato di "condividerne in pieno il più rigido ed esasperato classismo". In questo articolo si annuncia anche pubblicamente che il libro di Milani ha ottenuto l’imprimatur solo per un equivoco e che è quindi stato ritirato dal commercio per decisione del Sant’Uffizio.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Riporta la recensione negativa dell’Osservatore Romano.
Riferisce ampiamente del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Un trafiletto che riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Si tratta di un breve trafiletto, citato, con data errata, in Riccioni (1974), in cui si dà notizia del ritiro dal commercio del libro di Milani, su imposizione del Sant’Uffizio.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Si riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Si riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Ancora sul decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Per dimostrare l’asservimento della stampa indipendente alla classe padronale si riporta ciò che Milani scrive nel suo libro a proposito de La Nazione.
L’autore, citando L’Osservatore Romano, scrive che alcuni esempi di ingiustizia sociale addotti da don Milani sono "quanto mai eloquenti e inducono a una seria meditazione". L’articolo è citato da Riccioni (1974), ma con un titolo largamente incompleto.
Commentando la condanna del Sant’Uffizio ad Esperienze pastorali, si afferma che essa suona di incoraggiamento alle "tendenze giuffreiane" delle parrocchie, con riferimento allo scandalo che vide coinvolto all’epoca un noto "filantropo" sovvenzionatore del clero italiano. Si confuta anche l’accusa di classismo rivolta a don Milani.
Il giornale titola su due colonne l’articolo che parla del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali, scrivendo che don Milani "è animato di spirito missionario".
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Vi si scrive che "don Milani aveva colpito nel giusto segno per molte volte" e che Esperienze pastorali è "una lettura preziosa per il basso clero".
Si riporta la storia di Mauro, tratta da Esperienze pastorali. Citato in Riccioni (1974).
L’autore afferma, a proposito della condanna di Esperienze pastorali, che "i cattolici non devono né sorprendersi né allarmarsi per un simile provvedimento: esso testimonia l’attenzione che la Chiesa pone nella tutela della dottrina". Citato in Riccioni (1974), ma con il nome dell’autore inesatto.
In questo articolo di fondo si critica la condanna del libro Esperienze pastorali da parte del Sant’Uffizio.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali. Articolo citato in Riccioni (1974), ma con un errore nella data.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Una recensione in cui si scrive che "non è un libro come tanti altri: non doveva essere dato a tutti di leggerlo, ma solo a chi avesse potuto trarre per sé e per altri profitto, e saputo perdonare alcuni errori dell’autore. Primo, se si vuol dirlo un errore, l’amarezza".
Viene affrontato il problema centrale proposto da Milani in Esperienze pastorali: "solo chi è sufficientemente preparato può mantenere intatto il suo cristianesimo".
Questo periodico comunista riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Commenta con un lungo articolo il decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali. Pur scrivendo che Milani "sostiene nei suoi scritti parecchie cose assurde", Montanelli afferma che "è innegabile ch’egli riapra dei problemi spinosi [...] a cui la coscienza di molti cattolici è ancora impreparata".
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali, scrivendo che si è avuta "la conferma che la vecchia paralizzante paura della Chiesa per ogni forma di novità non è mai morta".
"Don Milani -a ben vedere- non ha in gran considerazione la giusta misura, propinandoci un esasperato spirito classista, ed esaurendo la sua denuncia della società attuale in critica di costume non sempre obiettiva".
Recensione citata in Riccioni (1974).
Un articolo lunghissimo di recensione a Esperienze pastorali, che è citato da Cristofanelli (1975). Il libro "nato certamente dalle migliori intenzioni, non può con altrettanta sicurezza dirsi tale da edificare le anime". Milani "non ha reso un servizio alla pastorale come e perché non lo ha reso alla sociologia religiosa".
Come ricorda Riccioni (1974), l’articolo è corredato da due fotografie di don Milani a Barbiana. Si tratta del resoconto di una visita al priore e di un colloquio con lui, "non un’intervista".
L’autore, che descrive una sua visita a Barbiana, definisce Esperienze pastorali "un libro da leggere", nonostante l’intervento del Sant’Uffizio.
Una recensione in cui si afferma che il libro è "scritto bene e concepito senz’altro con zelo e retta intenzione. Viziato però dalla giovanile età ed inesperienza dell’A. e dal tono forse un po’ troppo scanzonato e superiore. Molti giudizi troppo affrettati e su cui più di uno troverà da ridire".
1959
Una lettera alla rivista, firmata Mario Ricci, in cui si deplora il ritiro del libro di don Milani, con una breve risposta del direttore, che attribuisce alla libera "scelta" del priore il ritiro del libro dal commercio.
Il giornale satirico della destra dedica un trafiletto di tredici righe a Milani e al suo libro.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Riferisce, con un articolo siglato C. V., del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali, accordando a Milani di aver scritto un libro "generoso, imprudente, a volte ingenuo", ma ritenendo corretto l’intervento censorio.
Per l’autore della recensione, quella di don Milani "non è certo una posizione ‘rivoluzionaria’, [...] non si pone a fianco della classe operaia senza pregiudizi, senza fini che le siano estranei". Tuttavia viene criticato duramente il decreto del Sant’Uffizio.
Un lungo articolo in cui l’autrice parla di una sua visita a Barbiana; assieme all’articolo furono pubblicate anche quattro fotografie.
Un lungo articolo su Barbiana e su Milani che "si è sottomesso pazientemente alla condanna del suo libro"; il giornale pubblica anche tre fotografie della scuola all’aperto. Per Milani, l’autore parla anche di "esaltazione mistica", definendo il priore "pieno di zelo missionario, nutrito di cupo e disperato realismo".
A spalla dell’articolo di A. M. Ortese, riporta una rapida citazione del libro Esperienze pastorali. Citato in Riccioni (1974).
Citato in Riccioni (1974), ma con il titolo e la data errati, questo articolo, che non nomina Milani né altri, fa riferimento a "certe gerarchie democristiane che si servono dei parroci come di tanti faccendoni politici".
Con riferimento alla condanna di Esperienze pastorali da parte del Sant’Uffizio, si afferma qui che il libro non sarebbe divenuto "un fatto del giorno" senza l’intervento censorio del Sant’Uffizio: la sua diffusione sarebbe stata limitata a pochi gruppi cattolici di sinistra, in un ambito quasi soltanto regionale. Viene citato in Riccioni (1974), ma è erronea l’attribuzione della rivista.
L’autore firma questo articolo con lo pseudonimo di Celso. Qui esprime grande ammirazione per don Milani. Riporta ampi stralci della prefazione di D’Avack ad Esperienze pastorali, e citazioni del decreto di condanna del libro.
Il giornale definisce don Milani come "in preda al complesso del lampione; vede già tutti appesi e ne gode". In polemica con l’Osservatore Romano sulla questione dell’imprimatur a Esperienze pastorali, l’autore scrive che "il vero equivoco è di tutt’altro genere: è il polpettone cristiano sociale di cui molti cattolici continueranno a cibarsi anche dopo la condanna inflitta all’opera di Don Lorenzo Milani", pur salutando con gioia il provvedimento del Sant’Offizio che ritirava dal commercio il libro. Citato in Riccioni (1974), ma attribuito ad anonimo.
L’autore scrive che il libro dimostra che "anche in Italia esiste un clero giovane [...] pieno di fervore e di intelligenza". Di Milani si sottolinea "l’ansia di purezza".
Citato in Riccioni (1974), che lo attribuisce a "Lugiano". Si tratta di un articolo non firmato in cui si riportano le posizioni di Indro Montanelli (critico verso il libro di Milani) e di "un giovane sacerdote ticinese", che ha scritto nella rubrica Dialoghi del giornale di Bellinzona Popolo e Libertà, un articolo favorevole intitolato Per un cristianesimo più vitale (che verrà poi criticato in una lettera al giornale da un tale don Pellando per aver "magnificato" il libro di Milani).
L’autore (l’articolo è siglato F. R.) scrive che si deve salutare "con gioia la presenza di simili fermenti" nell’ambiente della chiesa cattolica.
Si afferma che il pellegrinaggio ultimo dei sandonatesi a Barbiana, sei giorni dopo il decreto del Sant’Uffizio, è stato "più polemico che devoto". Assieme a questo lungo articolo sono state pubblicate 4 fotografie, come ricorda Riccioni (1974).
Con una breve presentazione redazionale, in cui si ricorda il decreto del Sant’Uffizio, viene qui pubblicata una larga selezione dalla Lettera a don Piero.
Un articolo in cui si cita il libro "di un prete onesto e intelligente", per documentare la crisi della parrocchia. Riccioni (1974) attribuisce l’articolo a L. Magri.
Un servizio con foto del priore, definito "battagliero e contraddittorio cappellano". Citato in Riccioni (1974), ma con data errata.
L’autore ricorda che i mezzi ricreativi sono "sussidi all’apostolato, devono avere il significato di mezzo e non di fine […] Don Milani è stato troppo assolutista e maldestro nel riproporre ciò, ma un po’ di ragione l’aveva". Citato in Riccioni (1974), ma con data errata.
Esaminando la vicenda del libro Esperienze pastorali di don Milani, l’autore scrive che il sacerdote ha "finalmente iniziato la rivoluzione del clero in Italia", del quale il libro costituisce "il manifesto". L’articolo, siglato C. F., prosegue affermando di non credere che la vicenda possa essere soffocata, in quanto "il germe è stato gettato e attecchirà". Citato in Riccioni (1974), ma con un errore nella data.
Un trafiletto firmato La Redazione, in cui si scrive che "ci è stata fatta benevolmente rilevare la inopportunità di continuare la nostra inchiesta". Si riferisce, anche se qui Milani non viene nominato, all’inchiesta proposta con l’articolo del 23 novembre 1958.
Una lettera firmata dal sacerdote Agostino Pellando sulla vicenda di Esperienze pastorali, in cui si fa riferimento all’articolo Cristianesimo vitale pubblicato alcuni giorni prima e si concorda con padre Perego.
L’autore definisce la sua una "tirata anticlericale", e la termina citando "un sacerdote che ha coraggiosamente combattuto per l’istruzione del popolo". Citato in Riccioni (1974), che però lo attribuisce ad autore anonimo.
Ancora sulla vicenda di Esperienze pastorali.
Un incontro con Barbiana, il priore, i ragazzi, raccontato con toni lirici.
Sempre sulla vicenda di Esperienze pastorali.
L’autore risponde alle lettere dei lettori al giornale, scrivendo che, pur non condividendo la condanna del Sant’Uffizio al libro di Milani, riconosce "le ragioni che hanno indotto la Gerarchia a pronunciarla". Citato erroneamente per due volte in Riccioni (1974).
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Di significativo vi è solo la frase "Non sappiamo se la condanna del libro di don Lorenzo Milani sia una burletta". Citato in Riccioni (1974), ma con data errata.
Ricorda le vicende del libro di Milani, del quale "anche i giornali chiaramente ‘laici’ non hanno potuto negare la sincerità e la ‘carica’ interna del giovane vice parroco toscano". Citato in Riccioni (1974), ma con data errata.
Un trafiletto sulla vicenda di Esperienze pastorali, in cui si parla dell’acquisto da parte dei giovani democristiani di 1500 copie del libro, del quale adesso, dopo la condanna, non saprebbero più cosa fare. Citato da Riccioni (1974), ma con data errata.
Una recensione in cui si afferma che "il libro vorrebbe essere coraggioso e in alcuni punti ‘savonaroliano’: non riesce ad essere che vanamente stonato e controproducente". Citato da Riccioni (1974), ma con data errata.
Con una brevissima introduzione redazionale, e con l’indicazione dell’autore ‘Don Lorenzo Milani’, si pubblicano ampi brani della Lettera a don Piero.
Citato in Riccioni (1974).
Un lungo articolo su Milani e le opinioni espresse dalla stampa su Esperienze pastorali, in cui si scrive che il libro "ha corso seriamente il rischio di divenire il "best seller" italiano per il 1959". L’autore termina citando il commento di Montanelli dopo la condanna del Sant’Uffizio: "questo verdetto mi ha alquanto rassicurato".
Un’intervista immaginaria, in cui l’autore scrive che Milani è eretico, ma che "ormai che ha scritto quel libro non va più condannato. Se è un eretico, va fatto santo".
Il libro di don Lorenzo Milani è stato portato come esempio, da esponenti socialisti, di "scontentezza fra il clero democratico" e come testo di "convergenza marxista".
Nell’articolo si afferma di aver trovato Esperienze pastorali "alquanto interessante".
Citato in Riccioni (1974).
Una presa di posizione favorevole che si ripete anche dopo la stroncatura di Esperienze pastorali da parte de La Civiltà Cattolica. Ironicamente si scrive: "come sarebbe tranquilla la vita di Adesso se camminasse sulle orme di Civiltà Cattolica, dell’Osservatore Romano, dell’Italia".
Una brevissima segnalazione del libro, di cui l’autore scrive che il libro raccoglie gli appunti "del più moderno e rigoroso dei parroci italiani contemporanei".
Si fanno alcune precisazioni su un precedente articolo del 28 dicembre ’58.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali, motivato dal fatto che "don Milani pone il dito sulla piaga delle cose politiche d’Italia e del mondo".
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
L’autrice definisce Milani "giovane priore di montagna maltrattato dal Sant’Uffizio" e dice di non essere "d’accordo col corrispondente di Vie Nuove quando giudica ‘piuttosto paternalistica e superficiale’ la critica di don Milani" alla pastorale in vigore in molte parrocchie.
A proposito della condanna del Sant’Uffizio, l’autore scrive che "la posizione del cappellano di San Donato" rappresenta "un fatto nuovo estremamente importante", indipendentemente "dai suoi limiti obiettivi".
Esperienze pastorali è definito "un libro perseguitato, il quale, persecuzione a parte, suscita un sentimento di appassionata simpatia verso il suo autore".
Un lungo articolo dedicato alla vicenda di Esperienze pastorali, con Milani definito "l’entusiasta ma incompreso cappellano do San Donato".
Una lunga recensione in cui, pur riconoscendo lo zelo e le alte finalità di don Milani, si critica duramente Esperienze pastorali, ignorando del tutto il fatto che il libro avesse avuto una prefazione dell’arcivescovo D’Avack ed attribuendo la concessione dell’imprimatur da parte del cardinale Dalla Costa ad un "equivoco". Don Milani risponderà con una lettera pubblicata per la prima volta nel libro della Fallaci, pag. 267.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Come ricorda Riccioni (1974), don Milani annotò che si trattava di un "giornale di destra".
L’articolo viene citato in Cristofanelli (1975), che lo attribuisce alla rivista Belfagor. È una recensione favorevole di Esperienze pastorali. Il 14 febbraio lo stesso articolo è stato pubblicato su Paese Sera.
Una lettera di precisazione, seguita da una risposta del Direttore, in cui si scrive che il decreto del Sant’Uffizio colpisce un libro "ardito e discusso".
In una lettera al Direttore, un lungo attacco a Borghi e Milani, definiti "bei fiori di marxisti chiercuti".
In questa lettera, riportata integralmente nel libro della Fallaci (1974), l’ex Presidente della Repubblica afferma di aver letto il libro di Milani già ritirato dalla circolazione e ne dà un giudizio ampiamente positivo, affermando anche che Milani "ha evidentemente l’occhio per vedere e non solo per curiosare", a proposito della scelta di un indicatore statistico di affollamento delle abitazioni quale "il numero dei letti". Scrivendo il 10 novembre 1959 a Giorgio Pecorini, che riporta tale lettera in un suo libro (1996), don Milani definirà "puerile" questo scritto di Einaudi.
Riferisce del decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Un brano molto lungo tratto da Esperienze pastorali.
L’autore scrive che "il maggior pregio dell’inchiesta di don Milani è senza dubbio nella sua lealtà". Vengono citati diversi brani da Esperienze pastorali. L’articolo è citato in Simeone (1996).
Un articolo su un prete il cui libro e quello di Milani, definito scomodissimo prete, "si somigliano molto". Su Milani vi è solo questo breve cenno. Citato in Riccioni (1974).
L’autore scrive questo articolo di fondo con riferimento al libro Esperienze pastorali di don Milani, ed in polemica col quotidiano della Democrazia Cristiana, Il Popolo.
Una lettera al Direttore di un certo F. Cavallo, con una brevissima risposta che difende il libro di Milani, di cui si scrive che "ha un pregio fondamentale: ha riacceso la discussione su argomenti che dovrebbero (e non lo sono) essere sempre vivi nella coscienza dei cattolici italiani".
Un lungo articolo, firmato Un parroco emiliano, che tratta i temi della parrocchia con riferimento all’articolo di Jemolo, ricordando don Milani e "la documentazione statistica del volume dell’acutissimo priore toscano".
L’autore, che descrive una sua visita a Barbiana, definisce Esperienze pastorali "un libro da leggere", nonostante l’intervento del Sant’Uffizio. E’ una riproposizione dell’articolo già apparso l’anno precedente in Luce.