1975
Citato in Simeone (1996).
Per l’autrice spetta alla stampa cattolica ‘di sinistra’ "il merito di aver iniziato, superando le entusiastiche adesioni e le negative polemiche, un lavoro di analisi e di ricerca, volto a cogliere la tematica, le scelte di base dell’attività di don Lorenzo, ad analizzarne la validità, l’incidenza, ma anche i limiti, della sua opera all’interno della chiesa e della società italiana".
L’autore esamina l’evoluzione storica e la pratica dell’eufemismo, di cui don Milani è un demistificatore. L’articolo è citato in Cristofanelli (1975).
Una recensione al film di P. Tosini su don Milani.
Contiene le trascrizioni di due interventi tenuti da Milani, il primo in un incontro con dei direttori didattici al Comune di Firenze, nel ’62, ed un secondo al Comune di Calenzano, svoltosi nel ’63 per l’istituzione di un doposcuola. A proposito della qualità delle trascrizioni, Giorgio Pecorini (1996) ritiene che esse dovrebbero essere riviste, per restituire a questi interventi "l’immediatezza e la suggestione" del parlare di don Lorenzo.
Questo articolo è citato in Cristofanelli (1975) ed in Simeone (1996).
Riporta il testo della registrazione di un intervento tenuto da Milani al Comune di Firenze durante un incontro svoltosi il 3 gennaio 1962 con un gruppo di direttori didattici.
Ricordi di Milani giovane.
Un lunghissimo articolo, citato anche in Simeone (1996). L’autore ripercorre le tappe principali della vita del priore, la cui figura "ha ancora tante cose da dirci". Su Lettera a una professoressa qui viene scritto che "in taluni punti è un po’ eccessivo: soprattutto perché sembra attribuire a molti insegnanti deliberati atteggiamenti favorevoli alle classi sociali economicamente e culturalmente elevate".
Una lunga e articolata critica dei due film girati su don Milani, quello di Pino Tosini e quello di Ivan Angeli.
Fa riferimento ai film di I. Angeli e P. Tosini.
Si fa riferimento al film su don Milani interpretato dall’attore.
Una recensione del libro di N. Fallaci (1974).
Una lettera al Direttore del giornale.
Una critica al film di Pino Tosini su don Milani.
L’articolo è citato in Cristofanelli (1975).
Citato in L. Stecca (1981) e in Simeone (1996).
Si fa riferimento al film di P. Tosini: ne discutono qui Giampaolo Meucci e don Giulio Villani, dirigente della Curia fiorentina. Per Meucci, in Milani va sottolineata "un’altra cosa eccezionale", ossia la sua capacità di scegliere: "in un mondo (e in una chiesa) che non sceglie perché ha paura di schierarsi, don Milani ha sempre scelto e si è sempre schierato".
Una critica al film di P. Tosini su don Milani.
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Gli autori ricordano che Milani "si trova davanti al problema linguistico prima di tutto nella sua attività pastorale" e rileva nei poveri anche "una vera e propria assenza di verbalizzazione". L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Il volume, che ha una breve presentazione scritta da M. Lodi, pubblica una serie di inediti del priore e su di lui. Esso contiene in appendice (pag. 183-208) la trascrizione di un intervento tenuto da Milani al Comune di Calenzano nel ’63, per l’istituzione di un doposcuola. A proposito della qualità di questa come di altre trascrizioni, Giorgio Pecorini (1996) ritiene che il testo dovrebbe essere rivisto, per restituire a questi interventi "l’immediatezza e la suggestione" del parlare di don Lorenzo. Con il titolo Conversazione di don Lorenzo Milani sull’ortodossia e la chiesa, il libro porta in appendice (pag. 218-223) anche un lungo stralcio del "nastro-lettera aperta" diretta a Pecorini, e da questi denominata Chiesa Santità Obbedienza: Peraltro Pecorini definisce la trascrizione fatta dal Cristofanelli come "parecchio approssimativa". In appendice (pag. 238-240) l’autore riporta anche la risposta di Adriana Zarri alla sua domanda se abbia scritto ancora su don Milani, dopo l’articolo del ’65: in questa occasione (30 ottobre ’72) la Zarri ribadisce le sue riserve sul priore ed il suo giudizio negativo. Alle pag. 171-182 è pubblicato il piccolo carteggio tra Milani e la redazione del mensile genovese Il Gallo. Sempre in appendice sono presenti una conversazione di Mario Lodi con R. Francesconi, e tre lettere di Milani a Forcella. Completa il volume una bibliografia piuttosto ampia. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Una recensione che Pecorini (1996) definirà "bellissima, appassionata", apparsa l’8 luglio 1973 sul settimanale Tempo. L’autore racconta di essere passato da un senso di irritazione, dalla "sensazione di qualcosa di sbagliato e di indefinibilmente sgradito" nel carattere di don Milani, ad una crescente ammirazione, che giunge fino al punto di attribuire alla figura del priore "un valore probabilmente più grande" di quello di papa Giovanni XXIII. Secondo l’autore, per Milani quella parrocchia sperduta affidatagli per punizione è stata "il più gran dono che gli si potesse fare".
Un film in 35 mm. a carattere biografico: esso ebbe scarsa circolazione come l’analogo film di Tosini, che ottenne peraltro un discreto successo commerciale. Citato in Pancera (1987, pag. 138).
Film a 35 mm sul priore di Barbiana, interpretato da Enrico Maria Salerno. Citato in Pancera (1987, pag. 138). Il film ha un carattere biografico, al pari del film di Angeli. La pellicola ebbe scarsa circolazione, ma, a differenza del film di Angeli, un discreto successo commerciale. Di questo lavoro, come di altri filmati, parla esaurientemente Franco Manfriani al convegno di Firenze del 18-19-20 aprile 1980, negli Atti del Convegno di Studi, pag. 284-292.
1976
Una scheda biografica che affianca la recensione di G. Pecorini della edizione economica delle lettere di don Milani.
Recensione della edizione economica delle lettere di don Milani. Per l’autore, è ora a disposizione di tutti un patrimonio senza precedenti di idee, di proposte, di linguaggio.
Un articolo che affronta il tema degli scritti ancora non conosciuti del priore.
Un articolo sul film di I. Angeli, apparso nella rubrica degli spettacoli del giornale.
Fa riferimento al film su Milani di I. Angeli.
Una lettera al Direttore del giornale, da parte di un certo P. F. Irico, operaio e attivista del PCI, il quale propone alla rivista di occuparsi del "prete scomodo" don Milani, sul quale non ha "mai visto un articolo o un intervento" da quando egli legge la rivista.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Una lettera al Direttore del giornale.
Si tratta di una critica del film di Tosini apparsa nella rubrica cinematografica del giornale.
Un articolo riferentesi al film di P. Tosini su don Milani, apparso nella rubrica degli spettacoli del settimanale.
Si tratta di una lettera al Direttore del giornale.
Scritto apparso nella rubrica di critica cinematografica.
Ancora un articolo apparso nella rubrica di critica cinematografica.
Ancora una critica relativa al film su Milani.
Il riferimento è al film "Don Milani" di cui Angeli è il regista.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
L’autore ricostruisce la vicenda dell’imprimatur al libro di Milani, riconoscendo che probabilmente il cardinale Dalla Costa non ebbe la possibilità di leggerlo per intero, date le sue condizioni precarie di salute. Vi sono anche riportate le due lettere che Milani scrisse all’autore nell’ottobre 1958, relative al ritiro di Esperienze pastorali ed al suo allontanamento da San Donato.
Rispondendo ad una lettera di un giovane di Lodi che ha visto il film di P. Tosini su don Milani, l’autore scrive che "di questo profeta sorprende la lungimiranza, se si pensa che i suoi contenuti sono tuttora così attuali e validi".
Un articolo apparso nella rubrica degli spettacoli del giornale.
Un articolo che affronta il tema degli scritti ancora non conosciuti del priore.
Si fa riferimento ai lavori di P. Tosini ed I. Angeli.
Una frase da Lettera a una professoressa come traccia per lo svolgimento del tema.
"Nessuno si appella più alla pretesa didobbedienza alla gerarchia di questi due grandi sacerdoti, visti adesso soltanto come grandi anticipatori".
Per l’autore, il quale afferma che "a noi ora interessa don Milani in quanto, nella sua proposta di educazione alternativa, si è occupato di lingua, o meglio, degli svantaggiati sotto l’aspetto linguistico", un importante aspetto del lavoro educativo di Milani e "del prevalente spazio assegnato alla dimensione linguistica, è che esso si è svolto sempre in maniera collettiva e comunitaria, come documenta don Milani stesso in più di uno scritto indirizzato ai suoi ragazzi o ad amici".
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
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Si tratta della pubblicazione della tesi di laurea dell’autore presso l’Università di Genova. L’autore riprende il piccolo epistolario tra Milani e la redazione genovese de Il Gallo, già pubblicato in Cristofanelli (1975). L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Tesi purtroppo non presente nell’archivio del Centro Documentazione di Vicchio.
Questo documentario fu opera di G. Straniero e E. Franceschelli e venne trasmesso nella serie Scuola aperta, di cui De Luca era curatore; esso viene citato in Manfriani (1981).
1977
Fa brevemente la storia della vicenda della lettera agli ex cappellani militari. Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Recensione all’epistolario curato da Melli (1977), definito "tanto simile agli altri che don Milani ci ha lasciato, e pure così originale e diverso".
Una breve recensione dell’epistolario curato da G. C. Melli (1977).
Si tratta di una lettera scritta il 16 marzo del ’66, poi ripubblicata nel 1978 da Lancisi, il quale non nomina Note Mazziane, ma parla di "una rivistina veronese di poca diffusione". La lettera e la rivista sono citate in Calicchia (1990). Anche Butturini (1993) e J. L. Corzo Toral (in Lorenzo Milani, maestro cristiano, Universidad Pontifica, Salamanca, 1981, pag. 268-9) ne parlano, rispettivamente, come di "un piccolo gioiello" e come uno dei testi milaniani "más bellos, explícitos y sintéticos". La riproduzione dell’originale autografo ed il testo integrale appariranno poi, alle pagine 167-172, nel volume curato da Mariano Mariotto (1998), contenente gli atti del ciclo di incontri svoltosi a San Bonifacio dal 15 settembre al 30 ottobre 1997.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
È la relazione riportata nel libro di Lancisi Don Lorenzo Milani dibattito aperto.
In questa testimonianza, Santilli scrive che Milani "non era "un ribelle e molto meno un rivoluzionario". Era e restò figlio obbediente della Chiesa".
Una lettera al Direttore del giornale, di un certo P. Maffucci, il quale ricorda l’obbedienza di Milani alla chiesa.
Si tratta di un numero monografico della rivista, che contiene anche brani inediti del priore.
Citato in Simeone (1996).
È la relazione riportata in Lancisi Don Lorenzo Milani dibattito aperto.
"L’esperienza di don Milani risulta esemplare soprattutto nell’ambito della didattica ". Affiancato ad articoli di G. Porporato, M. Lancisi e M. Di Giacomo, questo articolo è curato dalla Cooperativa Don Milani di Torino.
"Ci pare che manchi in don Milani una approfondita analisi politica. […] Don Milani, pur mettendosi in forte critica con la cultura e l’ideologia cattolica, non ne esce del tutto". Anche questo articolo è curato dalla Cooperativa Don Milani di Torino.
"La questione degli inediti […] costituisce a tutt’oggi un capitolo aperto nel ricostruzione storica completa della vicenda umana e ecclesiale" di Milani. Dell’inserto fanno parte articoli di M. Lancisi e G. Porporato, ed altri due curati dalla Cooperativa Don Milani di Torino.
Tratta delle diverse immagini di don Milani fornite dalla stampa cattolica e non, dal 1958 al 1977. Dell’inserto fanno parte articoli di G. Porporato e M. Di Giacomo, ed altri due curati dalla Cooperativa Don Milani di Torino.
Articolo di commemorazione del priore. "A dieci anni dalla morte di don Milani è già ora di tentare un bilancio anche a costo di essere parziali e incompleti". Dell’inserto fanno parte articoli di M. Lancisi e M. Di Giacomo, ed altri due curati dalla Cooperativa Don Milani di Torino.
Viene pubblicata una testimonianza dell’autore in cui si analizza "l’appassionante attualità delle tesi di don Milani". Viene anche trascritta parte di una lettera di Milani all’autore, del 16 febbraio 1955. L’autore scrive inoltre che "la sua scelta a favore degli oppressi […] non tollerava di essere sclerotizzata negli schemi marxisti come in nessun altro schema culturale"
Un lungo articolo da Barbiana, in cui l’autore scrive: "penso che don Milani sia stato un’eccezione anche perché ha creduto fino all’ultimo nella forza del villaggio come nucleo estremo di solitaria ribellione".
Un’intervista a Meucci.
Si tratta della registrazione dell’intervento tenuto il 24 giugno da Nesi al convegno delle ACLI sul sistema scolastico, dal tema "Lorenzo Milani e la sua proposta educativa". Afferma l’autore che "Don Milani ha fatto la scuola perché in essa ha potuto inserire i suoi obiettivi, le sue aspettative di fede e di amore". Questo intervento, assieme ad altri, è stato pubblicato anche sul n° 82 di Formazione e Lavoro - Rivista trimestrale dell’ENAIP.
Questo lungo articolo è la prima parte di un servizio giornalistico che proseguirà nei giorni successivi. Per l’autore, "l’autenticità" della testimonianza di Milani riceve una conferma dalla sua morte esemplare.
Si tratta di un’intervista immaginaria al priore, "reo e reprobo rimesso sugli altari", che l’autore ha inserito nel suo libro I nuovi preti.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio. In questa occasione A. Nesi tenne un intervento su don Milani, dal titolo "Non saprei fare il maestro se non fossi un prete".
De Mauro afferma che "a dieci anni dalla morte don Lorenzo Milani svolge ancora tra noi l’inquietante compito di evangelico segno di contraddizione". Assieme all’articolo di Pecorini Don Milani resta scomodo, questo articolo occupa un’intera pagina del quotidiano.
Una commemorazione del priore, alla quale ne viene affiancata un’altra ad opera di Dino Pieraccioni. Listri scrive che Milani "praticò una scuola difficile, faticosa fino all’eroismo […]. Quella mirabile esperienza ha avuto l’onore dell’irripetibilità".
È la seconda parte del servizio giornalistico. L’autore scrive che in Milani ci sono "insegnamenti che vanno raccolti. Innanzitutto la sua richiesta rigorosa e appassionata di una Chiesa non compromessa, senza contaminazioni".
In questo lungo articolo, l’autore afferma che "con tutti gli articoli, i saggi, i libri pubblicati, con tutte le tesi di laurea discusse, con tutti i dibattiti, le tavole rotonde, i seminari organizzati […] nessuno ha ancora saputo o potuto o voluto fare il bilancio di che cosa è davvero stata, in questi dieci anni, la lezione di don Milani". Assieme all’articolo di De Mauro Una inquieta coscienza nella società moderna, questo articolo occupa un’intera pagina del quotidiano.
Una lunga commemorazione del priore, alla quale il quotidiano di Firenze ne affianca un’altra ad opera di P. F. Listri.
Un articolo che fa riferimento ad una registrazione RAI.
È un’intervista rilasciata a S. Nistri. Pubblicata in anteprima pure da un’altra testata (non identificata, anche se nell’Archivio del Centro "Don Milani" a Vicchio ne esiste una fotocopia), con il titolo Il Vangelo come potenza che salva - I rapporti tra don Milani e don Facibeni, sarà riportata poi in Lancisi Don Lorenzo Milani dibattito aperto.
Si tratta dell’intervista a don Corso Guicciardini, Don Milani e don Facibeni. "Trovo in ambedue la stessa carica affettiva, direi la stessa tenerezza, lo stesso amore umano che il sacerdozio non solo non aveva contratto ma potenziato". Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
È la riproposizione dell’articolo apparso in due puntate su Avvenire.
Per Ranchetti, gli scritti di Milani "così chiari in apparenza, modelli di lingua italiana […] si rivelano per nulla semplici, anzi, quasi impenetrabili e fissi in un disegno concettuale e in una corrispondente chiarezza operativa che sembrano l’esatto contrario del nostro modo di scrivere e di capire". E ancora: "Sfugge, ad esempio, a quasi tutti il senso e il valore della sua "obbedienza" e la confondono subito con quella che non è una virtù: per essi, tra obbedienza religiosa e obbedienza civile non vi è differenza".
Un lungo articolo per commemorare don Milani, di cui si afferma che "solo interessate deformazioni dei fatti hanno potuto farlo apparire un prete rosso". Per uno strano refùso, in una foto viene mostrato "uno scorcio di Barbiana, il paese dove nacque don Milani".
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio. "La complessità della sua figura è già stata piegata alle più diverse interpretazioni ed anche a strumentalizzazioni". L’articolo è affiancato da una breve scheda dal titolo La scuola di Barbiana.
È una condanna senza appello del "mito antistorico" di Milani, anche se l’autrice riconosce al priore l’attenuante di una onesta buonafede, e ripartisce la responsabilità del mito tra coloro che vollero attingere dall’esperienza umana e sacerdotale di don Milani "indicazioni che non esistevano".
In questo articolo apparso assieme a numerosi altri su un numero del giornale che dedicava un largo spazio al priore nel decennale della morte, l’autore scrive che "la grandezza di Lorenzo non la intuii neppure l’unica volta che ci siamo visti nel dopoguerra [...] la sua grandezza l’ho capita dopo. E non da solo. Me l’hanno fatta capire gli altri, l’ho trovata nel suo riflesso negli altri".
L’autore, avvocato del priore nel processo su l’obiezione di coscienza, ricorda come avvenne il suo incontro con Milani a Barbiana, e scrive che in lui "sicuramente viveva […], con forza singolare, l’ispirazione evangelica".
In questo articolo, che fa parte di un numero del giornale che dedicava un ampio spazio al priore nel decennale della morte, per l’autore, "la dimensione biblica di Milani si misura nel fatto che egli non è mai uomo di carta, costruito sui principi, ma uomo di carne [...] che assume quegli che gli stanno vicini nei loro bisogni primari".
Una commemorazione in cui si scrive che Milani "fu indubbiamente uno che fece una scelta di classe, che si schierò dalla parte dei poveri".
L’autore riporta alcuni brani tratti dalle registrazioni di un ciclo di cinque trasmissioni su don Milani curato da M. Gesualdi per conto della Radio Alternativa Fiorentina. In un riquadro nel quale si fornisce una succinta bibliografia sul priore, si legge quanto segue: "N.B. – Le opere su don Milani talora cedono al compiacimento agiografico ed usano toni manichei: sta nascendo il "mito" di don Milani. Per demolirlo conviene tornare agli scritti di Milani".
Un articolo commemorativo apparso sul quotidiano della sinistra rivoluzionaria.
Breve articolo commorativo presente nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio. Viene fatto un riferimento ai due precedenti articoli di Nistri apparsi il 24 e 25 giugno sullo stesso quotidiano.
Vengono qui ripubblicate quattro lettere del priore a Meucci, già edite nel libro di Lancisi (1977).
Fa riferimento ad un recital di un gruppo di ragazzi tenutosi a Modica.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Per l’autore, Lettera a una professoressa rappresenta sicuramente un punto di svolta e quasi una frattura, nella pedagogia italiana. Don Lorenzo Milani è andato oltre, "ha scoperto (o comunque per primo messo in primo piano, sotto una luce intensa, impietosa) un altro tipo, più profondamente nascosto e più abilmente dissimulato, di disuguaglianza di classe del sistema di istruzione della infanzia e della gioventù".
È un’intervista raccolta da M. Lancisi, in cui Ingrao afferma che "io facevo, e faccio anche oggi, una critica e una riserva sulla collocazione di don Milani, sulle sue proposte e sulla sua formazione ideologica".
Anche questo articolo tratta delle diverse immagini di don Milani fornite dalla stampa, da quella cattolica a quella "dell’"intellighentia laicista"", a quella comunista. "Un rapporto dunque difficile ed estremamente variegato quello fra don Milani e la stampa". Questo articolo è affiancato da due interviste raccolte da Lancisi: a P. Ingrao, dal titolo "Un lungo interrogatorio critico", e a Padre Stanislao Ricci, "Questo prete ci toglie la pace".
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio. "Negli innumerevoli scritti che hanno, nel tempo, riproposto la sua figura e le sue opere, non abbiamo mai trovato sottolineato il fatto che la morte non lo sottraeva solo alla comunità visibile dei viventi, ma ad una sicura condanna penale".
È un’intervista raccolta da M. Lancisi, in cui Ricci, frate dei Servi di Maria, racconta del suo incontro col priore, concludendo "ero felice di aver trovato un sacerdote veramente di fede, davvero un uomo di Dio".
Una giornata sacerdotale promossa a Vicchio dal Vicariato per il 5 luglio, alla quale prenderà parte C. Guicciardini. L’autore fa anche il resoconto del dibattito tenutosi il 27 giugno a Vicchio, con le testimonianze di alcuni ex allievi di Milani e dell’incontro del giorno successivo sul tema "La fede di don Milani".
L’autore ricorda come Milani vivo fosse stato ritenuto "un bubbone pestifero", mentre da morto lo chiamano "prete obbedientissimo".
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
"Proprio un prete doveva insegnarci un senso così forte e pieno dello Stato. Non c’è dubbio che abbia voluto sottolineare la rigorosa laicità dello Stato […] che l’impegno politico-morale dei cattolici deve ben gestire". L’articolo è presente nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Si tratta dello stesso articolo già pubblicato su La Nazione. L’autore scrive che "Papa Giovanni parlò di Don Milani "con grande affetto paterno". Don Milani se ne mostrò degnissimo anche nei momenti più difficili".
È la relazione riportata nel libro di Lancisi Don Lorenzo Milani dibattito aperto.
Un lungo articolo che si affianca a quello di Lombardo Radice. L’autore scrive che "secondo me, don Milani è un compagno, un comunista […] è stato maestro di vita e quindi compagno, e nella sua severità indulgente […] ha dato una lezione irreversibile di democrazia".
L’articolo, che fa il resoconto del convegno svoltosi a Torino il 12 giugno sul tema "Don Milani ed il Dissenso Ecclesiale", con la partecipazione di G. P. Meucci, è presente nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Lombardo Radice scrive che a lui pare che "il semplice rapporto aritmetico tra gli ‘scritti di’ e gli ‘scritti su’ misuri l’eccezionalità dell’uomo" Milani.
L’autore scrive che M. Gesualdi, dopo la pubblicazione del primo epistolario di Milani, era in possesso di oltre 1000 inediti del priore. Inoltre le lettere erano state pubblicate con tagli che coprivano "circostanze e nomi e cognomi di ecclesiastici responsabili delle misure disciplinari" nei confronti del priore.
Un articolo commemorativo apparso nella rubrica Vetrocultura, durante il primo anno di vita della rivista.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Una recensione del lavoro di Lancisi (1977), in cui si scrive che il significato del libro è "inequivocabilmente politico", cioè "di autenticare, oggi, con lettere vecchie di vent’anni fa, le scelte politiche di Mario Gozzini", che si presenta candidato nelle liste del PCI.
L’autore afferma che don Milani ancora oggi non può essere integrato "nella memoria storica del potere", né in alcuna delle posizioni ideologiche che si confrontano nella società. La scuola di Barbiana è ritenuta da Balducci "strutturalmente irriducibile" a misure istituzionali: "essa non è un modello, è un messaggio". Secondo l’autore la scuola come Milani la faceva "non era appena una mediazione, era vangelo in atto". Quello che può apparire come un limite della lezione milaniana, il suo arrestarsi al limitare del discorso politico vero e proprio, è dovuto all’essere la preoccupazione di Milani "preminentemente pastorale". L’autore ricorda tra l’altro l’episodio dello "scippo" di un dei brani più famosi di Lettera a una professoressa (quello che inizia con "È solo la lingua che fa eguali") ad opera del Ministero della Pubblica Istruzione, che la utilizzò come parte della traccia di un tema per la maturità, nel ’76. Questo scritto verrà ripubblicato successivamente in L’insegnamento di don Lorenzo Milani, una antologia di scritti di padre Balducci raccolti a cura di Mario Gennari (1995).
L’autore insiste nel contrappuntare le idee-forza di Milani con la sottostante dimensione evangelica e biblica, perché questa insistenza è l’invito a "una lettura capace di restituire una dimensione completa alla proposta educativa che ci viene da Barbiana", la quale, ridotta ai soli termini umani e politici, astratta dalla sua tensione apostolica, "apparirebbe settaria, assurdamente ideologizzante, inutilmente provocatoria". Si afferma che bisogna evitare di identificare il ’68 con Barbiana, così come va letto tutto l’epistolario per capire da dentro la figura di Milani. Riforma della Scuola ripubblicherà questo scritto un mese dopo la morte dell’autore, sul numero dell’ottobre 1992.
"Milani o si accetta tutto o si rifiuta tutto. È assurdo, dall’estrema sinistra, vivere di rendita sulla sua affermazione più malintesa, "l’obbedienza non è mai più una virtù"".
Si tratta del testo di una conferenza tenuta da Balducci presso l’oratorio maschile di Fiorano al Serio.
Un’intera pagina dedicata al priore, di cui si sottolinea il "classismo sociale". "Una delle intuizioni più profonde di don Milani è proprio quella di aver scoperto nella classe degli oppressi, "una vocazione storica di classe guida"".
La recensione dell’epistolario curato da Melli (1976).
L’autore nota che "attualmente è in atto un ‘recupero’ religioso e politico di don Milani assai vistoso". E cita brani dall’Osservatore Romano, da La Discussione, da Rinascita.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Una recensione del libro di Fabbretti (1972) su don Mazzolari e don Milani.
Un brano tratto dalla prefazione al libro curato da Lancisi (1977).
Un brano tratto dal libro di G. Bruni (1974).
Il brano è tratto da La stampa e Don Milani di G. Riccioni.
Un lungo articolo di analisi dell’opera del priore, la cui "esperienza è irripetibile, ma lascia un segno in chiunque l’accosti". È citato in Calicchia (1990). Accanto a questo articolo vengono pubblicati tre riquadri, ad opera di G. Falossi, G. C. Melli e don A. Nesi.
Una ampia recensione del libro della Fallaci, che nel 1977 ha avuto una quarta edizione riveduta, corretta e aggiornata, ed a cui sono state aggiunte 52 lettere inedite.
Una recensione del libro di Pancera I nuovi preti, del quale si scrive "Non c’è odore di incenso in questo libro".
Citato in Simeone (1996). Contiene anche una testimonianza di padre Balducci, alle pagine 22-26.
Una recensione del libro di Lancisi (1977).
L’autore recensisce in maniera dettagliata i libri di Cristofanelli e della Fallaci. "Queste due ricerche sembrano indirizzare la storiografia milaniana verso direttrici di riflessione strorica corrette e feconde di positivi sviluppi". L’articolo è presente nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Citato in Calicchia (1990).
In occasione del decennale della morte di Milani "si è assistito ad un’operazione tendente al ‘recupero’ della figura e dell’opera di don Milani da parte di quel potere istituzionale –ecclesiastico, politico e scolastico– che tenacemente lo avversò e perseguitò […] la storia e le idee di don Milani hanno lasciato tracce all’interno del movimento operaio, del cui patrimonio culturale sono diventate parte integrante.
Si tratta dell’inserto dedicato dalla rivista agli atti della Tavola Rotonda delle ACLI sul sistema scolastico, dal tema "Lorenzo Milani e la sua proposta educativa". Sono riportati gli interventi di Giuseppe Andreis, Remo Bernacchia, Maresco Ballini, Giorgio Pecorini, Alfredo Nesi. Viene anche riportata una sintesi del dibattito con gli interventi del pubblico e le repliche. Di Enrico Varriale è riportato un intervento distribuito in occasione della tavola rotonda, ed intitolato Nota interpretativa sulla proposta educativa di Lorenzo Milani. È presente nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Sull’inserto dedicato dalla rivista agli atti della Tavola Rotonda delle ACLI sul sistema scolastico, dal tema "Lorenzo Milani e la sua proposta educativa" è riportato questo intervento in cui l’autore scrive che "Don Milani nutriva profonda fiducia per le Organizzazioni Sindacali, poiché le considerava lo strumento adatto, insieme alla scuola, per difendere i diritti della povera gente".
Un breve trafiletto con la notizia.
Citato in Calicchia (1990).
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio. "Pochi hanno fatto e scritto di pedagogia con eguale efficacia e valore, andando come lui a scavare alle radici del problema della scuola" come ha fatto Milani.
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In questa sua opera, l’autore riconosce di aver meditato la lezione pedagogica di don Milani, il quale si era immerso totalmente nel suo piccolo mondo di emarginati "per addestrarlo ad un esercizio culturale che era già lotta di liberazione". Balducci riprende anche la lezione milaniana della "disobbedienza", che diventa la risposta civile di fronte alla ‘questione del potere’.
In questo libro (uscito in novembre) si riporta tra l’altro la lettera del 14 settembre 1958 con la quale don Vallainc rispose a padre Centi a proposito della recensione da lui fatta su La Settimana del Clero al libro di Milani Esperienze pastorali: in essa venivano criticati i troppi elogi con il quale il libro di Milani era stato recensito. Secondo Pecorini (1996), la ricostruzione della vicenda dell’imprimatur concesso a Esperienze pastorali è qui fatta da padre Centi in modo "parziale, nel duplice senso di incompleta e non obiettiva".
Si tratta della stessa recensione a Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, pubblicata sui supplementi libri dei quotidiani Paese Sera di Roma e L’Ora di Palermo. L’autore parla delle lettere di Milani come di "documenti di una vita di lotte dure e di riflessione rigorosa" e ritiene che "scuoteranno profondamente tutti i lettori". Nello stesso volume, alle pagine 9-15, nell’articolo Il nome delle cose, pubblicato la prima volta nel settembre 1970, si trova la denuncia di don Milani delle "omissioni" da parte della stampa cattolica, in una famosa lettera.
Si riportano qui brani di una lettera di Milani sull’ipocrisia e i silenzi della stampa cattolica italiana. L’opera è reperibile presso il Centro "Don Lorenzo Milani" di Vicchio.
L’autore scrive di Milani, definito "un personaggio in cui tutto concorre ad un’unica, grande esperienza educativa", che in lui "l’autorità del maestro si ferma agli strumenti, non impone i contenuti". Questo libro contiene, oltre ad una prefazione di Giorgio Falossi ed alla conclusione di Ernesto Balducci, ventidue lettere ancora inedite -solo cinque di esse erano già apparse nell’epistolario curato da Gesualdi (1970), ma con tagli ed omissioni- inviate da Milani a Mario Gozzini ed all’amico magistrato G. P. Meucci nel periodo che va dal 10 novembre 1949 al 12 dicembre 1956: in quella del 26 gennaio ’50, il priore commenta negativamente la pubblicazione di un libro di Simone Weil, L’ombra e la grazia, che giudica "dato alle stampe e esposto nelle vetrine cattoliche per evidente istigazione diabolica". Il libro si chiude con la testimonianza di padre Balducci rilasciata nel decimo anniversario della morte del priore, in cui egli afferma di non credere "di essere stato quello che lo ha meglio capito", a causa della diversa storia personale: "del tutto convenzionale" quella di Balducci, e invece del tutto "singolare" quella di Milani. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Il curatore pubblica in questo libro 28 importanti inediti del priore di Barbiana, indirizzati a lui stesso. Il libro è segnalato da G. Battelli (1981) per la sua attendibilità. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Citato in Simeone (1996). Contiene l’intervista ‘postuma’ al priore, costruita prendendo brani da libri, testimonianze e lettere.
Si tratta di un dattiloscritto citato in Calicchia (1990).