1978
Si tratta di una recensione al libro di Lancisi.
Una recensione favorevole del libro di Lancisi (1977).
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Una recensione al libro di Lancisi (1977).
È la relazione riportata in Don Lorenzo Milani dibattito aperto. Citato in Simeone (1996).
Per l’autore, il classismo di Milani "potrebbe costituire un argomento di studio per ampie ricerche specifiche. […] Citazioni "classiste" si potrebbero riportare a non finire, ma non ce la sentiamo di offrire Milani all’orizzontalismo economico e sociale".
Una recensione al libro della Fallaci (1974), che nel 1977 ha avuto una quarta edizione riveduta, corretta e aggiornata, ed a cui sono state aggiunte 52 lettere inedite.
Citato in Simeone (1996).
Ricorda che "per don Milani, la madre è sempre stata l’interlocutore per eccellenza".
Commemorando la morte di Alice Weiss, si scrive che "il rapporto di questo prete tenerissimo e durissimo con la madre fu uno di quei monumenti d’amore che lasciano ammirati e pensosi". L’autore ha pubblicato lo stesso articolo su Il Resto del Carlino, col titolo Il difficile mestiere di madre di un santo.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Un breve trafiletto.
Citato in Simeone (1996).
Una proposta che poi non sarà accolta. L’autore scrive che "Barbiana è il gulag della diocesi di Firenze. Barbiana è peggio, forse, di un campo di concentramento: è un campo di annullamento".
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Un libro denigratorio dell’opera di Milani, in cui si mettono sotto accusa presunti "errori". A questo libro risponderà Giovanni Cardarelli (1983) con un esame ed un confronto puntigliosi. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Si tratta di un libro di non facile reperibilità. Citato in M. T. Vigolo (1981) e in Simeone (1996). Nel volume è riportato (pag. 51) il testo dell’incontro tra don Milani e i direttori didattici svoltosi presso l’Assessorato alla Pubblica Istruzione del comune di Firenze nel 1962.
Citato in Simeone (1996).
Il riferimento a Milani è in particolare alle pagine 172-177. Citato in Simeone (1996).
Si tratta di un piccolo libriccino ciclostilato, che tratta di esperienze scolastiche che sono state ispirate all’opera di don Milani. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Nella presentazione, l’autrice afferma che "don Lorenzo Milani sentì vivo il desiderio di occuparsi dei ragazzi della sua parrocchia che non avevano avuto la possibilità di studiare. Egli [...] diede loro la vera educazione, una educazione critica, atta all’inserimento nella società". La tesi della Cacciola, che aveva come relatore Pietro Prini, è reperibile presso il Centro "Don Milani" di Vicchio di Mugello.
1979
Nel contesto di un articolo sulla necessità di "salvare Barbiana, per creare lassù "un piccolo museo della rivoluzione"", l’autore riporta brani di una lettera del priore del 20 ottobre 1963, nella quale egli parla dell’azione calunniatrice mediante la quale don Biancalani e don Santacatterina si adoperarono per farlo allontanare da San Donato.
Secondo l’autore, oggi don Milani "può essere meglio compreso e la sua dichiarazione di essere nonviolento suona non più come dichiarazione di utopia fuori della storia, ma come precisa indicazione profetica di una direzione politica che sta crescendo anche in Europa".
Si tratta di una recensione del libro di Lancisi (1977).
Nell’anniversario della morte della madre del priore, viene pubblicata in esclusiva l’ultima intervista da lei rilasciata a Franceschina Mantovani, allieva dell’autore.
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Citato in L. Stecca (1981) e in Simeone (1996).
Citato in Simeone (1996).
Questo volume è stato ristampato in occasione del ventennale della morte di Milani.
Una succinta biografia di Milani, in cui si "vuole affermare che l’esperienza di don Milani coinvolge la Chiesa". L’opera è reperibile presso il Centro "Don Lorenzo Milani" di Vicchio.
Contiene anche il testo del dibattito di una tavola rotonda presieduta da Aldo Capitini, svoltasi a Perugia nel 1967, promossa come prima iniziativa del Centro "Il maestro oggi", la cui trascrizione parziale fu già pubblicata sul numero del gennaio 1968 di Scuola e Città. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Nel libro c’è posto anche per don Milani.
Nella sua opera, l’autore scrive che "le ispirazioni pedagogiche di don Milani sono più laiche che cattoliche", mentre di cattolico c’è "il culto della Parola" e "l’idea che è la vita comunitaria organizzata che educa, il vivere in un ambiente a pieno tempo".
In questa trasmissione furono mandati in onda ampi brani della registrazione originale di un incontro fra don Milani ed un gruppo di studenti di una scuola fiorentina di giornalismo, saliti a Barbiana con alcuni dei loro insegnanti, effettuata da Nicola Coccia (1965), e poi pubblicata, dopo la morte del priore, su L’Avanti! del 2 luglio 1967. Giorgio Pecorini (1996) ne pubblica invece una trascrizione completa ed estremamente accurata, con il titolo Strumenti e condizionamenti dell’informazione.
1980
Una sintesi di una lunghissima lettera del priore (13 facciate) indirizzata ad una giovane nel giorno delle nozze, il 26 aprile 1956.
L’autore si domanda "se il messaggio di don Lorenzo Milani conservi la sua attualità" e risponde che esso "non è superato, anzi acquista in questa tragica situazione la forza dell’appello degli antichi profeti al popolo ebreo in schiavitù".
Una inchiesta corredata da numerose fotografie eseguite da L. Fioroni. Vengono riportate testimonianze di ex allievi, ed anche l’opinione di don Enzo Mazzi, per il quale "oggi don Milani viene messo sugli altari come tutti i profeti che non possono più parlare", mentre continua ad essere emarginato "chi porta avanti il suo discorso". Viene qui pubblicata parzialmente (in un riquadro intitolato Un eccezionale inedito sui doveri di una sposa) una lettera del 26 aprile 1956, scritta dal priore ad una giovane nel giorno delle nozze.
Articolo che annuncia il convegno di Firenze del 18-20 aprile, con la partecipazione di Ranchetti, Fortini, M. Adriani.
Un articolo sul Convegno di studi su don Milani che si svolgerà a Firenze dal 18 al 20 aprile, promosso dal Comune e dalla cattedra di Storia della Chiesa dell’Università.
Ancora un articolo sul Convegno di studi su don Milani svoltosi a Firenze dal 18 al 20 aprile.
Un ampio resoconto del convegno di Firenze del 18-20 aprile, del quale si lamentano "le carenze di un’impostazione storiografica prematura e di una forzatura ideologica indebita, dalle quali proprio la figura di don Milani andava tenuta esente".
Il resoconto del convegno di studi Don Lorenzo Milani, svoltosi a Firenze il 18-20 aprile 1980. L’autore parla della "figura eccezionale di don Milani, […] un prete che riuscì a proporre a una ventina di ragazzi, operai e contadini, attraverso una sua scuola dura che non conosce vacanze, la più grande rivoluzione didattica e pedagogica sperimentata in Italia negli ultimi cinquant’anni".
In relazione al convegno di Firenze, l’autore scrive che Milani "non fu, come si disse, un prete scomodo (adesso, del resto, la chiesa cerca di recuperarlo). Fu un prete, al contrario, obbediente, che però si era scontrato con un certo costume ecclesiastico".
È un commento al convegno di studi svoltosi a Firenze dal 18 al 20 aprile, promosso dal Comune e dalla cattedra di Storia della Chiesa dell’Università. Si riconosce qui l’eccezionalità della figura di sacerdote militante, e come tale sgradito alla chiesa, con il merito di "costringere le coscienze intorpidite a misurarsi con la concretezza dell’ingiustizia". Ma che non andava tolto "al suo tempo e alla sua Barbiana", per non farne un mito fuori della storia, e perciò pericoloso. La concezione di Milani viene etichettata come cattolico-populista, e l’autrice, dopo aver sostenuto che essa confonde "l’uso classista della cultura con la cultura", giunge a definire "paradossali" le tesi milaniane.
Citato in Simeone (1996).
Si tratta del solo inventario esistente dei materiali custoditi a Bologna nel Fondo Lorenzo Milani presso l’Istituto per le Scienze religiose fondato da Giuseppe Dossetti: è stato redatto dallo stesso Battelli, quando lavorava all’Istituto, alla fine degli anni Settanta. L’autore in questo articolo anticiperà (assieme ad una sintesi dell’intervento che svolgerà al Convegno di studi su Don Lorenzo Milani svoltosi a Firenze dal 18 al 20 aprile 1980) la presentazione dell’inventario, che avverrà poi al Convegno e sarà pubblicato, in appendice alla sua relazione, negli atti del convegno stesso, pag. 71-94. Al momento della stesura dell’articolo, risultano facenti parte del fondo circa 730 lettere; oltre 1200 tra articoli, recensioni e citazioni da parte della stampa, nel periodo 1950-1978; oltre a numeroso materiale di diverso genere (registrazioni, tesi di laurea su Milani, sceneggiature per film sul priore, ecc.).
Un articolo che occupa l’intera pagina del periodico, e in cui l’autore afferma che "fu proprio perché il suo messaggio non fu compreso e recepito dalla società e dalla dirigenza politica, che si è verificato l’impazzimento successivo, la scelta di morte della violenza distruttiva".
In questo articolo, come nel successivo, l’autore riferisce del Convegno di studi su don Milani svoltosi a Firenze dal 18 al 20 aprile, promosso dal Comune e dalla cattedra di Storia della Chiesa dell’Università, ed apre una polemica con Franco Fortini, in relazione al suo intervento al convegno, alla quale Fortini (1980) risponderà privatamente con una lettera all’autore dell’articolo.
È la seconda parte del servizio iniziato con l’articolo precedente. In questi due articoli l’autore, nel mentre che sottolineava "lo scrupolo e l’onestà esemplari" con i quali Fortini era partito dalla scrittura di Milani per risalire agli obiettivi delle scelte compiute dal priore, al contempo affermava l’incapacità degli intellettuali, "come individui e come classe", a comprendere e ad accettare la lezione di Barbiana.
Secondo l’autore, "a tredici anni dalla sua morte, si parla tanto di Don Milani ed ancora ci sembra di essere appena agli inizi di una piena conoscenza della sua limpida profondità". Nella pagina viene anche riportata copia di uno scritto di Milani dal titolo Diploma a Paolo.
Fortini replica qui privatamente, con una lettera del 2 giugno, a due articoli di Pecorini su Paese Sera (1980 e 1980b) nei quali si constatava l’incapacità degli intellettuali a far propria la lezione di Barbiana, sostenendo che la polemica antintellettuale ha sempre qualcosa di psicologicamente poco chiaro. Viene citato a sostegno quanto detto a proposito dello stesso Milani da G. Jervis, relatore al Convegno di studi su don Milani nel quale vi era stato l’intervento di Fortini da cui ha preso origine la questione qui dibattuta. L’autore termina sostenendo che non si tratta di "ritornare a Barbiana", ma di ripensarne l’esperienza ed "andar oltre Barbiana".
Citato in Simeone (1996).
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In questo opuscolo di 23 pagine, si parla a lungo di Milani, scrivendo che "di Don Lorenzo Milani Virgilio Zangrilli condivise in pieno l’interesse profondo per la scuola".
Si tratta di un breve dramma scritto da un sacerdote, dal titolo Il profeta dei poveri - Don Lorenzo Milani. L’opera è reperibile presso il Centro "Don Lorenzo Milani" di Vicchio.
Citato in Simeone (1996).
Pubblicato nel mese di febbraio, questo volume, segnalato da G. Battelli (1981) per la sua attendibilità, comprende alcune lettere di Milani, tra cui quelle del 25 giugno 1953 ad Alberto Parigi e quelle del 10 novembre 1949 e del 25 giugno 1951 a Meucci. L’opera è reperibile presso il Centro "Don Lorenzo Milani" di Vicchio.
L’autore ricorda il suo primo incontro col priore, avvenuto nel giugno 1966. L’opera è reperibile presso il Centro "Don Lorenzo Milani" di Vicchio.
Si parla di Esperienze pastorali e del suo autore, facendo un parallelo tra la "scristianizzazione" descritta dal priore e l’imborghesimento delle sezioni del PCI. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
1981
L’autore scrive che si sente risospinto, nel cercare di mettere in evidenza "quel qualcosa di straordinario che è stato don Milani rispetto alla sua e alla nostra generazione", al mito della parola.
In questo intervento ad una tavola rotonda con Maurilio Adriani, Gian Paolo Meucci e Marco Ramat, durante il convegno di studi svoltosi a Firenze dal 18 al 20 aprile, promosso dal Comune e dalla cattedra di Storia della Chiesa dell’Università, l’autore mostra di condividere l’opinione di Michele Ranchetti (1980), secondo la quale l’appartenenza di Milani all’istituzione ecclesiastica consiste nell’obbedienza, e non nell’adesione o nella partecipazione. Un obbedire che Milani ha vissuto senza percepire a fondo tutta la problematica che per i cattolici, negli anni del dopoguerra, si era venuta collegando al problema dell’obbedienza. Ed era anche rimasto estraneo, don Milani, al contrasto che il Concilio aveva messo in rilievo tra obbedienza alla gerarchia e obbedienza alla comunità dei fedeli. Questo scritto è stato ripubblicato successivamente in L’insegnamento di don Lorenzo Milani, una antologia di scritti di padre Balducci raccolti a cura di Mario Gennari (1995). Gli atti del convegno sono stati pubblicati a cura del Comune di Firenze, presso la Tipografia Nazionale.
L’autore fa notare da un lato la scarsa accessibilità delle fonti per lo studio su don Milani, e dall’altro la scarsa affidabilità che presenta parte del materiale edito fino a quel momento. Egli segnala al riguardo le numerose inesattezze ed omissioni presenti nei primi due epistolari pubblicati; al contrario l’autore segnala per affidabilità i libri di N. Fallaci (1974), G. Melli (1977) e M. Lancisi (1980).
L’autrice accenna solo brevemente ad episodi riguardanti don Milani, ma in nota cita un brano del Pro-memoria per il cardinale arcivescovo sui fatti di S. Donato a Calenzano, scritto il 29 aprile 1953 ma forse mai spedito, e poi pubblicato in Lettere alla mamma.
L’autore porta testimonianza della diffusione del pensiero di Milani in America Latina, mentre egli è non è stato ancora riconosciuto dalla pedagogia ufficiale.
In questo intervento al convegno di studi svoltosi a Firenze dal 18 al 20 aprile, promosso dal Comune e dalla cattedra di Storia della Chiesa dell’Università, l’autore, dopo aver affermato che Milani tendeva ad abolire "con un gesto della volontà" o a dominare col disprezzo l’industria della cultura e la manipolazione delle comunicazioni di massa, nella ultima parte della sua vita si è sentito assediato da esse. Secondo Fortini, l’aver tagliato i rapporti con ogni specie di intellettuali rappresentava il tentativo di tornare alla "illusoria immediatezza" dei primi anni di San Donato. Egli si chiede anche se "far diventare padroni dei palazzi della parola i poveri, i deprivati della parola, è o no la stessa cosa che aiutarli ad invadere i palazzi di pietra?". L’autore evidenzia inoltre il suo "dissenso che continua inalterato e tormentoso" con lo stile di scrittura di Milani".
L’autore si chiede quanta parte abbia avuto la cultura laica nella formazione di don Milani.
È l’intervento tenuto al Convegno di Firenze, con una accurata presentazione del materiale filmato o televisivo esistente sul priore.
L’autore ricorda la grande influenza che ebbe su Milani l’insegnamento di don Enrico Bartoletti negli anni del seminario.
Per l’autrice i punti di contatto tra Milani e le tesi della rivoluzione culturale discendono dal comune riconoscimento e dalla denuncia della falsità del valore della produttività come efficacia.
L’autore afferma che in Milani non esiste la coscienza della contraddizione di classe come conoscenza della struttura interna della società storicamente determinata, bensì solo come lettura radicale evangelica.
Nel suo intervento, Miccoli pone il problema del rapporto tra la riflessione conciliare e le posizioni di Milani; egli definisce "classismo anticlassista" quello di don Milani, quale si esprime nel suo impegno, come prete e come maestro, a dare voce e strumenti ai membri delle classi subalterne. Secondo l’autore in Milani "resta a lungo in piedi" una prospettiva di società cristiana "che si muove ancora almeno in parte all’interno degli esiti della cultura intransigente" caratteristici del papato di Pio XII. L’articolo è stato ripubblicato nel 1985 in Fra mito della cristianità e secolarizzazione, edito da Marietti, alle pagine 428-454.
L’autore ricorda come l’esperienza dei preti-operai francesi mettesse in discussione il modello di sacerdozio "così com’è stato elaborato a partire dal concilio di Trento e imposto alla formazione dei seminari". Egli ritiene, leggendo la lettera a don Piero in Esperienze pastorali, che vi fosse un malinteso tra don Milani e i preti operai.
Per l’autore, "quella di don Milani è essenzialmente una antropologia della lingua, come specificità (lingua) del più generale atteggiamento antropologico".
L’autore sostiene che Lorenzo Milani fu "uno dei primi scrittori, laici rispetto al mondo del diritto, che tirò fuori e sbandierò nella Lettera a una professoressa il principio cardine della nostra Costituzione", quello che impone alla Repubblica di rendere effettiva l’uguaglianza attraverso la partecipazione di tutti i lavoratori all’esercizio del potere.
In questo intervento al convegno di studi promosso dal Comune di Firenze e dalla cattedra di Storia della Chiesa dell’Università, l’autore ha provato a ricostruire le ragioni e la genesi della scelta fatta da Milani di dare comprensibilità linguistica a verità già note ma rimaste patrimonio di piccoli gruppi intellettuali. L’autore ritiene che lo straordinario rilievo assunto dalla figura di don Milani nella chiesa, quale credente e sacerdote, vada spiegata nel di lui escludere qualsiasi "mediazione", nel parlare e scrivere come se egli fosse "autorizzato a parlare": è, secondo l’autore, a questo carattere della parola di Milani che si deve larga parte della sua "forza liberante". Secondo Ranchetti, le altre ragioni sono l’apparente semplificazione del suo discorso; l’eliminazione della dialettica, nel senso di confronto col punto di vista avversario; ed infine un concetto dell’autorità che dipende dal possesso della parola e non dal potere. Ranchetti, per definire la "repentina" conversione di Milani al cattolicesimo, usa i termini "cesura e trasferimento", sembrandogli che l’uso del termine conversione indichi un cammino di ripensamento, di revisione interiore.
È l’intervento tenuto dall’autrice al Convegno di Firenze, che esamina cosa è rimasto dell’esperienza pastorale di Milani a San Donato nella documentazione esistente nell’archivio parrocchiale.
L’autore cerca di individuare alcune linee d’intervento educativo e linguistico della proposta milaniana.
È l’intervento tenuto al Convegno di Firenze. Secondo l’autrice, proporsi di ricostruire le idee di Milani sull’educazione e sulla scuola traendole dai suoi scritti, è porsi su un piano diverso da quello in cui egli ha voluto collocarsi.
L’intervento al Convegno, in cui viene esaminata la fortuna linguistica di don Milani dal 1967 in poi, e viene compiuta un’analisi del corpus degli scritti del priore per quanto riguarda il tema "lingua".
L’autore applica a Milani la categoria "profezia" che, come fa notare anche P. Scoppola (1983), "rischia di diventare, fra i cattolici, la forma nuova della vecchia mentalità integralista che ha ignorato e ancora ignora la necessità della mediazione culturale fra fede e storia".
L’autore racconta una sua visita a Barbiana.
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Giuseppe Battelli (1980) sceglierà l’occasione di questo convegno, nel quale egli era relatore, per la presentazione dell’inventario dei materiali custoditi a Bologna nel Fondo "Lorenzo Milani" presso l’Istituto per le Scienze Religiose fondato da Giuseppe Dossetti. Tale inventario sarà poi pubblicato, in appendice alla sua relazione, in questo volume contenente gli atti del convegno. Si tratta del solo inventario esistente: è stato redatto dallo stesso Battelli, quando lavorava all’Istituto, alla fine degli anni Settanta. Gli atti del convegno sono stati pubblicati in luglio a cura del Comune di Firenze, presso la Tipografia Nazionale. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Saggio segnalato direttamente dall’autore.
Segnalato direttamente dall’autore.
L’autore intende riproporre il messaggio pedagogico e didattico di don Lorenzo Milani, definito "un prete-maestro [...] di originale e vasta cultura". Nel libro si tenta un elenco dei pensieri religiosi, sociali e pedagogici di Milani, cercando di sintetizzarli in pochissime righe. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Citato in Simeone (1996).
In questa biografia di Zangrilli si parla dei suoi rapporti con Milani e Barbiana.