1987
Dà notizia di un recital tratto dagli scritti di Milani e di una mostra fotografica intitolata Dalla parte degli ultimi, che si sono svolti a Sicli.
Il Centro di Documentazione Don Milani propone a tutti gli interessati di dare segnalazione delle iniziative prese per commemorare il priore.
A vent’anni dalla morte Milani "resta uno dei simboli dell’inquietudine cattolica". L’autore afferma di condividere l’osservazione di Fabbretti "un uomo, un prete, un educatore unico nel suo genere. Non somiglia a nessuno, non appartiene a nessuno".
L’articolo è citato da Cristofanelli (1975).
Un trafiletto sul premio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Per l’autore di questa presentazione della riedizione da parte della LEF di L’obbedienza non è più una virtù, la storia di Milani è quella di un uomo che ha precorso i tempi, un personaggio di "rottura".
Il Convegno nazionale su don Milani che doveva tenersi a Scicli è stato rinviato a maggio.
La notizia del premio riservato a tesi di laurea e inediti.
Il Centro Documentazione Don Milani chiede di essere informato delle manifestazioni in programma e si impegna a stampare un elenco di tutte le iniziative.
Per l’autore, avvicinandoci a Milani occorre tener conto della sua profonda, quasi brutale, unicità. Sulla sua figura c’è ancora molto da dire e da capire.
Ancora sul premio del Centro "Don Milani" di Vicchio.
Il Centro Documentazione "Don Milani" di Vicchio bandisce un premio riservato a inediti e tesi di laurea su don Milani.
Sul premio del Centro "Don Milani" di Vicchio.
Notizia del premio del Centro "Don Milani" di Vicchio, giunto alla terza edizione.
Don Milani ha precorso il Concilio Vaticano II, lasciandoci un messaggio di amore cristiano per i valori autentici dell’uomo.
Riporta le parole di Piovanelli, che di don Milani afferma essere viva l’ansia per gli altri, la sua dedizione totale alla scuola, il suo amore per la Chiesa.
Una lettera al giornale, in cui si afferma che Milani è "un prete davvero straordinario". La lettera è affiancata da una risposta di Giordano Bruno Guerri.
Rispondendo ad una lettera al giornale di un certo A. L. D’Amato, che scriveva, avendo letto L’obbedienza non è più una virtù, che Milani gli era "sembrato un prete davvero straordinario", l’autore scrive che "anch’io credo che don Milani fosse un uomo –oltre che un sacerdote– davvero fuori dal comune".
Don Milani è stato con Mazzolari e Mounier uno dei più scomodi compagni di viaggio ed il tempo della sua scoperta non è ancora terminato. L’articolo è a firma l. gh.
Una conferenza-dibattito sul tema "Don Milani: obbedire non è più una virtù", alla quale, secondo l’autore, si è parlato ben poco di Milani.
Ancora sul premio del Centro "Don Milani" di Vicchio. Nel numero di aprile, pubblicherà un trafiletto sul Premio anche La Vita Pastorale, pubblicazione della Curia di Alba (Cuneo).
Questo libro scosse vent’anni fa la scuola italiana, ed oggi Barbiana fa ancora scuola.
Milani è stato un prete amato e disprezzato, venerato e contestato, ma unico nella sua dedizione totale agli ultimi.
Nel ricordo di don Milani, il Coordinamento Insegnanti Nonviolenti organizza ogni anno un campo di una settimana a Barbiana, dove si confrontano le idee. I campi si tengono "nella canonica dove don Lorenzo Milani condusse negli anni ’60 la sua esemplare esperienza didattica che rappresentava una vera e propria ‘sfida’ al sistema educativo tradizionale".
Seminari, mostre e rappresentazioni teatrali dal 7 fino al 29 maggio, con il patrocinio del comune di Mestre e della provincia di Venezia.
Nel ricordo di don Milani, si terrà a Vicchio il 27-28 giugno un convegno con A. Genovese, A. Canevaro, G. Sofri, A. Ammannati, F. Milanese, E. Balducci ed altri.
Un dibattito nell’anniversario della scomparsa, con relatori L. Romano, L. Bernardi, G. Malfermoni.
Diverse iniziative con la testimonianza di padre Turoldo.
Una recensione del libro di G. Cardarelli (1983), a cui l’autore riconosce il merito di ammettere le critiche fondate, separandole da quelle infondate.
Il testamento di Milani getta luce su tutta la sua vita di prete, certamente profetico e scomodo.
"Un libro di una singolarità senza uguali. Il linguaggio era semplice e scarno […] il libro è ancor oggi segno di divisione". Un articolo su due pagine intere.
Una breve presentazione di alcune opere su Milani, dagli Atti del Convegno Don Milani tra Chiesa, cultura e scuola, organizzato dall’Università Cattolica di Milano, alla biografia Don Milani di Piero Lazzarin, ed infine al Catechismo curato da Michele Gesualdi e presentato da don Silvano Nistri.
Si riportano (assieme a testimonianze di C. Mazzoni, N. Santini e F. Gesualdi) frasi del cardinale Piovanelli, che testimoniano come, pur nella critica aperta e tagliente, in Milani siano sempre prevalsi l’amore e la fedeltà alla Chiesa.
Oggi, alla luce di un rinnovato interesse ai temi della pace e della non violenza, don Milani è più che mai attuale.
Un film su don Milani, e successivo dibattito con P. Orlando e P. Lasagna.
L’autore dà notizia del convegno a Sotto il Monte, in cui parleranno G. Miccoli, E. Balducci, Mario e Wilma Gozzini. L’articolo è siglato m. ronc.
Una riunione degli ex alunni a Vicchio: i "ragazzi di Milani" si sono riuniti alcuni anni fa su invito di "Nanni il falegname". All’articolo fa seguito un riquadro dal titolo Quel sacerdote scomodo che cambiò la scuola.
Un trafiletto che ricorda i partecipanti: Galtung, Visalberghi, Balducci, Ulianich, Corzo Toral, Catti.
Il convegno su "Don Milani e la pedagogia della pace".
Si dà notizia di un lungo servizio televisivo su don Milani nella rubrica "I giorni e la storia" di Arrigo Petacco.
Notizia del convegno del 26 giugno su Don Lorenzo Milani maestro di libertà. Il convegno sarà oggetto di articoli di presentazione da parte de Il Giorno del 24 giugno, de Il Sole - 24 ore del 25 giugno, e di Avvenire del 26 giugno oltre che del numero di giugno di Nuovi Orientamenti.
Da Lettera a una professoressa in poi qualcosa è cambiato, la selezione è meno rigida. Si tratta di un’intera pagina dedicata al priore.
Un convegno svoltosi al centro Emmaus di S. Egidio in Fontanella a Sotto il Monte, con una relazione di Balducci sul tema Don Lorenzo Milani nella società e nella Chiesa del suo tempo ed interventi di Mario e Wilma Gozzini, e di padre Turoldo.
Trafiletto che annuncia il servizio televisivo di Arrigo Petacco "I giorni della storia" in onda su RaiDue, la cui parte centrale è dedicata al priore di Barbiana. Lo stesso giorno è data la notizia anche su La Stampa, col titolo Don Milani: "i giovani e la storia".
Notizia del convegno organizzato dal comune di Vicchio per il 27 e 28 giugno e della premiazione degli inediti o tesi sul priore.
Notizia di un servizio televisivo che RaiDue trasmette per approfondire l’esame della figura del priore.
Ricordando il convegno tenutosi a Sotto il Monte (Bergamo), l’autore scrive che a don Milani si sono rifatti i sessantottini, ma travisandone il messaggio, pretendendo di vincere la disuguaglianza "risparmiando la fatica e il sacrificio".
L’autore ricorda (ai troppi che lo hanno dimenticato) che le lezioni di Milani non sono andate del tutto perdute, anche se su di lui, come su Pasolini, è calato il silenzio.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
La lezione di Milani non è datata ma ancora attuale. Si tratta dello stesso articolo pubblicato su L’Ora.
Secondo l’autore, nonostante il giudizio negativo dato da Roncalli quando era Patriarca di Venezia, don Milani capì che al nuovo Papa il suo libro Esperienze pastorali piaceva.
Quella di Milani non era rivoluzione, ma tecnica costruttiva, amore per la legge.
Milani scosse con forza alcuni capisaldi ritenuti incrollabili: la parrocchia, la scuola, la retorica patriottarda.
Per l’autore, quella scuola classista giustamente criticata da Milani non era peggiore di quella odierna. Nei giorni successivi, Cavalleri pubblicherà articoli analoghi su diversi giornali.
Per l’autore, stupisce la sproporzione tra la modestia della vita di Milani e la risonanza che essa ha avuto sulla società. È lo stesso articolo de Il Giornale di Vicenza.
Per l’autore, Milani resta un interrogativo inquietante per le coscienze. È lo stesso articolo de Il Giornale di Vicenza.
Con il suo libro mise in discussione i metodi pastorali. È lo stesso articolo de Il Giornale di Vicenza.
La volontà e l’intelligenza di Milani emersero con forza dalla parrocchia sperduta di Barbiana per scuotere un conservatorismo secolare. È lo stesso articolo de Il Giornale di Vicenza.
Per l’autore, Milani è uno di quei "morti che non muoiono mai", ma rimangono nella nostra memoria ad inquietare.
Esperienze pastorali venne a sconvolgere la quieta sonnolenza curiale di quegli anni. Si tratta di un’intervista rilasciata a Giovanni Ricci.
L’articolo parla di un prete che fa il doposcuola in canonica, come Milani.
Il giornale dedica al priore due distinti articoli (il primo firmato per intero ed il secondo siglato N. F.) che occupano un’intera pagina. Per l’autore, se il progetto di Milani di una scuola diversa è fallito, ha vinto la sua idea sull’obiezione di coscienza. Nessuno ha rieducato la coscienza morale e civile del nostro Paese quanto don Milani.
Si tratta del secondo di due distinti articoli (questo è siglato N. F.) che occupano un’intera pagina.
Notizia di un incontro organizzato al quartiere S. Elia (Cagliari) nel ventennale della morte del priore, con la partecipazione del presidente regionale delle ACLI.
Una lettera al Direttore di un lettore che ha assistito alla trasmissione di A. Petacco su don Milani.
Per i quarantenni, Milani ha significato un’epoca. Egli aveva la consapevolezza di essere un profeta.
L’autore ritiene più che attuale il libro di Barbiana, visto lo sfascio in cui langue la scuola.
Milani è una figura singolare di prete, che ha segnato una stagione feconda del cattolicesimo italiano. Per l’autore, si tratta di storicizzare don Milani, che solo così acquista uno spessore nuovo. È sempre l’intervista rilasciata a Giovanni Ricci.
Riporta una frase di Milani poco prima della morte.
Per l’autrice, Milani è stato un prete unico, che né i superiori né i confratelli hanno capito, o non hanno voluto capire. Si tratta dello stesso articolo pubblicato anche in altri giornali.
Riporta, a ricordo di Milani, la "lettera a Franco".
Milani era una straordinaria figura di prete e di educatore, che ha segnato tutto il cattolicesimo italiano, la società, le istituzioni.
L’articolo dà notizia del Convegno di Firenze organizzato dalla CISL a Palazzo Vecchio, coordinato da M. Gesualdi, e del Convegno di Vicchio del 27 e 28 giugno sul tema dell’educazione alla pace.
Una trasmissione speciale su Radiovita dedicata al priore, dal titolo Don Milani 20 anni dopo.
Nella diocesi di Cagliari, il delegato del vescovo ha ricordato, nella pastorale, la figura profetica di Milani.
Milani turba la nostra coscienza a vent’anni dalla morte. È lo stesso articolo de Il Resegone.
Dà la notizia di un convegno che si terrà a Vicchio.
La chiesa, come fa -dopo che sono morti- con tutti i profeti scomodi, sta rivalutando l’obbedienza di Milani, che fu "obbediente fino al sangue".
L’articolo, siglato N. F., riporta ancora una volta l’intervista del 27 giugno 1971 a don Bensi.
Esperienze pastorali è un libro importante perché mette in luce che questo nostro Paese non è più cristiano.
Milani fu figura complessa e unica, non collocabile né a destra né a sinistra.
Ancora l’intervista rilasciata a Ricci.
Notizia di due incontri, il 26 giugno e il 7 luglio, il secondo dei quali sarà condotto da padre Balducci.
Notizia di due convegni per ricordare Milani, quello di Palazzo Vecchio a Firenze, organizzato dalla CISL per il 26 giugno, e quello di Vicchio del 27-28 giugno.
L’autore, dopo aver scritto che Milani "resta [...] un uomo ed un prete di fede, un educatore libero e fedele in Cristo", si chiede se egli fosse stato un santo e cita in risposta la testimonianza avuta da don Bensi nel 1971, il quale definì Milani "un santo, anche se tante volte travestito da diavolo" e disse che "ci vorrebbe del coraggio, un giorno, a canonizzarlo".
Ancora sul convegno del 26 giugno su Don Lorenzo Milani maestro di libertà.
Il messaggio e l’insegnamento di don Milani lo rendono indimenticabile e attuale.
Un inserto di 64 pagine su "Don Lorenzo Milani maestro di libertà".
Un trafiletto per dare la notizia che Paolo Coccheri terrà a Palazzo Vecchio un recital su don Lorenzo Milani maestro di libertà e prete dei dimenticati.
L’articolo riprende anche nel titolo uno precedente dello stesso autore.
Ricorda il parere elogiativo di Luigi Einaudi su Esperienze pastorali. Afferma inoltre che la testimonianza di Milani sfugge sempre più ad ogni interpretazione scientifica per porsi soprattutto come interrogativo inquietante per le nostre coscienze. È lo stesso articolo de Il Giornale di Vicenza.
Dà la notizia del convegno di Firenze organizzato dalla CISL sul tema "Don Milani maestro di libertà".
Secondo l’autore, Milani non era un rivoluzionario, né era per la retorica dei rivoluzionari o dei politici, ma neppure per quella dei preti. La seconda parte del servizio è costituita da un articolo dal titolo "Dare con la cultura la parola ai poveri. Questo è Vangelo".
Ancora sul convegno del 26 giugno su Don Lorenzo Milani maestro di libertà, con una tavola rotonda guidata da G. Zizola.
Notizia del convegno del 26 giugno su Don Lorenzo Milani maestro di libertà, con la presentazione da parte di M. Gesualdi di una antologia di scritti milaniani.
Si dà notizia di una messa che verrà celebrata a Barbiana il 13 luglio, in ricordo del priore.
Il convegno del 26 giugno a Palazzo Vecchio.
Come nell’articolo analogo su Il Centro del 19 giugno, l’autore si chiede che cosa è rimasto di Milani dopo vent’anni.
Di Milani si scrive che egli "rimane […] quasi come un martire".
Per l’autore, Milani fu uno dei personaggi più forti del cattolicesimo fiorentino, che tanto ha dato alla cultura italiana.
È sul fronte della scuola "che ancor oggi possiamo ritrovare l’essenza stessa della presenza di Don Milani nella vita culturale italiana".
Si ricorda che il cardinale Piovanelli, che fu compagno di seminario, parla di Milani con la nostalgia che si addice ad un maestro. L’autore afferma che "alla sua tomba non viene mai nessuno, c’erano soltanto due fiori di plastica, buttati via da chi scrive".
Una messa ed una riflessione, con la partecipazione di G. Bianchi, presidente nazionale delle ACLI.
Sul convegno promosso dalla CISL di Firenze.
Dà notizia del convegno organizzato dalla CISL fiorentina.
La rigorosa e dura fedeltà di don Milani ha aperto la strada a tante difficili verità.
La notizia del dibattito che si terrà a Bologna su Don Lorenzo Milani per una scuola popolare.
La notizia del convegno di Palazzo Vecchio.
A Como una testimonianza che si terrà in serata ed un incontro il 7 luglio con padre Balducci.
Un trafiletto che annuncia un incontro con la partecipazione di G. Catti, G. Battelli ed altri sul tema Don Lorenzo Milani per una scuola popolare, nella sede della provincia di Bologna. Nello stesso giorno anche La Repubblica pubblica un trafiletto dal titolo Un incontro su Don Milani.
Ancora sul convegno organizzato dalla CISL fiorentina.
La notizia del convegno di Vicchio.
La notizia del dibattito che si terrà a Bologna in giornata.
La notizia del convegno della CISL a Palazzo Vecchio.
Per l’autore, tra Pasolini e Milani vi è in comune la ricerca di un linguaggio chiaro, che commenti e penetri la realtà.
Ripreso dalla conversazione con le allieve della professoressa A. Corradi.
La notizia del convegno in Palazzo Vecchio.
Una brevissima biografia del priore.
Per gli autori, rileggendo gli scritti di Milani "ci si accorge che il linguaggio è ancora attuale, che le posizioni sono ricche di intuizioni e provocazioni anche oggi".
Alice Weiss risponde alle domande dell’autore, e manifesta la propria intenzione di pubblicare le lettere che il figlio le ha spedito: vengono ripubblicati qui brani dell’intervista che Fabbretti ottenne nel 1970. Lo stesso articolo verrà ripubblicato, con identico titolo, su Il Popolo dell’Oltrepo, il 5 luglio.
L’autore definisce Milani "prete che sentì il dovere di farsi povero, per stare a fianco dei poveri".
Riporta alcune opinioni su Milani, da parte di C. Scurati, Q. Capelli, L. Marigo.
Dà notizia del convegno del 26 giugno in Palazzo Vecchio a Firenze, organizzato dalla CISL per ricordare Milani, verso il quale il sindacato cattolico ritiene di avere un debito di riconoscenza particolare.
Assieme ad altri articoli,
riporta un brano di Milani, quello che contrappone i notevoli mezzi economici e politici nelle mani della chiesa alla scarsa presa sui poveri e sui deboli, ed alle chiese sempre più vuote.L’autore, presentando il Convegno di Studio della CISL, ricorda che Milani disse "un no deciso alle cose precostituite dal potere e dalle sue leggi del più forte". L’articolo è stato ripubblicato nel volume fuori commercio edito dalla CISL di Firenze, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio nel giugno 1987.
Resoconto dell’intervento di F. Marini al convegno del 26 giugno su Don Lorenzo Milani maestro di libertà.
Resoconto dell’intervento di F. Marini al convegno del 26 giugno su Don Lorenzo Milani maestro di libertà.
Forse don Milani non avrebbe voluto le tante celebrazioni che si tengono in questo periodo per commemorarlo.
Al Convegno di Firenze viene fatta circolare una lettera-appello a Giovanni Paolo II.
Articolo sul convegno di Palazzo Vecchio.
Milani interpretò lo sfruttamento di operai e contadini come un tradimento al Vangelo e alla Costituzione.
In questo articolo, scritto nel ventennale della morte di don Milani, l’autore definisce il priore "un prete in tutti i sensi irregolare, fuori che nella fede e nel rigore ascetico". Don Milani usò la scuola per combattere la miseria, Barbiana era il Terzo Mondo accanto a Firenze capitale europea della cultura.
Per l’autore, in questi vent’anni il mondo è cambiato, ma chi ha amato don Milani "vede il mondo sempre con gli stessi occhi".
A proposito del convegno promosso dalla CISL a Firenze, l’autore afferma che Milani oggi è letto con più obiettività dalla chiesa e dalla società italiana.
Per l’autore, Lettera a una professoressa è opera collettiva dei ragazzi di Milani ed è "un libro perfetto, per unità di stile, per la coerenza tra forma e contenuto".
Milani sfugge ad ogni interpretazione, scientifica ed ideologica, resta soprattutto un inquietante interrogativo delle coscienze. Si tratta sempre del medesimo articolo già pubblicato su numerosi giornali.
Milani ha consumato con rara coerenza il dramma esistenziale, vissuto con lucida e radicale consapevolezza.
Milani, per l’asprezza del suo comportamento, per l’incomprensione di una parte del clero, fu lapidato, sminuito in vita, ma ora molte sue profezie si avverano e ci appare sempre più grande.
Per l’autore, Milani sbuca fuori con il suo messaggio, in ogni cammino di liberazione personale o collettiva.
Secondo l’autore, Milani "vinse soltanto la battaglia per l’obiezione di coscienza".
Riporta alcune opinioni di don Bensi su Milani, in un’intervista del 27 giugno 1971.
Milani nella scuola di Barbiana rese più attuale il Vangelo. Egli ha ricordato a noi cristiani che "stavamo sonnecchiando".
Scrivendo del convegno su Milani promosso dalla CISL a Firenze, l’autore afferma che sul priore molto è stato scritto, ma gran parte della sua figura non è stata ancora pienamente valorizzata.
L’autore scrive che a "vent’anni dalla sua morte, [...] Milani resta quello che è sempre stato in vita: un uomo a punta, difficile, un prete scomodo" L’articolo è stato ripubblicato nel volume fuori commercio edito dalla CISL di Firenze, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio nel giugno 1987. Nello schedario di Vicchio è riportato con il titolo Un sacerdote dalla parte della gente inventò una nuova pedagogia per dar voce al diritto di esistere.
Per l’autore, don Milani a sinistra comincia a essere dimenticato, mentre lo riscopre con cautela il mondo cattolico. L’articolo è affiancato da un riquadro con un brano tratto dalla Lettera ai giudici, e intitolato La guerra futura tragicamente reale.
Per commemorare il ventennale della morte di Milani, il sindacato cattolico diffuse oltre cinquantamila copie di Conquiste del lavoro, con alcuni scritti inediti del priore. Nell’articolo di Gesualdi, si afferma che per don Lorenzo "di fronte alle ingiustizie perpetrate dal ricco verso il povero, dal forte verso il debole, dal colto verso l’incolto soprattutto il prete non poteva rimanere neutrale, perché ciò, nei fatti, significava schierarsi col più forte". L’articolo è stato ripubblicato nel volume fuori commercio edito dalla CISL di Firenze, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio nel giugno 1987.
Una lunga commemorazione del priore.
L’autore di questo lungo articolo pubblicato in occasione del ventennale della morte del priore, ricorda che Milani voleva "una Chiesa non compromessa, senza contaminazioni, libera da ogni impaccio, ma solo libera per servire meglio l’uomo". L’articolo è stato ripubblicato (alle pagine 137-143) nel volume fuori commercio edito nel 1989 dalla CISL di Firenze a cura di Michele Gesualdi Don Lorenzo Milani maestro di libertà - Il prete di Barbiana e le lotte dei lavoratori, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio il 26 giugno 1987.
Per l’autrice, ad accorgersi della portata rivoluzionaria della parola di Milani fu la sinistra, prima del mondo cattolico.
Per l’autrice, rivisitare Milani dopo vent’anni è lasciarsi coinvolgere dalla sua vita consumata nell’amore.
Viene pubblicata una testimonianza resa dall’autore, sacerdote ed ex allievo di Milani.
Alcuni ex alunni rievocano episodi della vita di Milani a S. Donato di Calenzano e a Barbiana.
Pieraccioni ricorda che Lettera a una professoressa, secondo il parere di un esperto di fama internazionale quale Kenneth Richmond, è stato "il solo libro di pedagogia pubblicato in Italia, che si sia guadagnato il plauso a livello mondiale". L’articolo è stato ripubblicato nel volume fuori commercio edito dalla CISL di Firenze, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio nel giugno 1987.
I profeti, se si storicizzano, acquistano limiti, ma anche il loro valore di vero anello in cammino che cresce di una conoscenza che si sviluppa. Si tratta sempre dell’intervista rilasciata a Ricci.
Dà la notizia che andrà in onda, sulla frequenza di Radiovita, uno speciale dedicato a Milani. Per l’autore, molti sono debitori a Milani, nella chiesa, nella scuola, nella società.
Don Milani continua ad essere fermento e lezione non solo per la scuola, ma per tutta la Chiesa. È lo stesso articolo precedente.
Milani aveva scoperto che gli insegnanti collaboravano con il Potere per favorire la superiorità dei Pierini. In una pagina dedicata al priore, assieme agli articoli di Gentiloni e Starnone vi sono due ‘letture’, Bocciare è come sparare in un cespuglio e La guerra futura tragicamente reale, tratte da scritti del priore.
Una lunga commemorazione del priore. A vent’anni dalla morte di Milani si ripercorrono le sue "splendide contraddizioni".
Si riporta la testimonianza di Mario Colombo, che fu amico del priore. Nella stessa pagina si riporta l’appello della CISL al Papa, con il titolo Il suo insegnamento è stato per noi esempio e stimolo.
L’autore afferma che il tempo ha restituito interamente don Milani alla Chiesa, e cita la richiesta della CISL di revocare la condanna ad Esperienze pastorali.
Viene riferito della richiesta che i sindacalisti della CISL hanno fatto al Papa "per la completa riabilitazione di don Lorenzo Milani". L’articolo è stato ripubblicato nel volume fuori commercio edito dalla CISL di Firenze, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio il 26 giugno 1987.
La notizia della richiesta partita dal convegno promosso dalla CISL a Firenze.
Si dà la notizia della richiesta al Papa di riabilitare il priore, fatta durante il convegno della CISL a Palazzo Vecchio.
Ancora un resoconto del convegno di Palazzo Vecchio.
Il giornale vaticano dà la notizia, un po’ in ritardo, del convegno di Palazzo Vecchio.
Resoconto del convegno di Palazzo Vecchio. In questo numero del giornale appaiono altri articoli su Milani, a firma di S. Balistrieri, L. Marigo, Q. Cappelli, C. Scurati.
Riporta una breve sintesi dell’intervento di F. Marini al convegno di Palazzo Vecchio.
L’autore sostiene che a vent’anni dalla scomparsa di Milani "il messaggio del prete di Barbiana è ancora attualissimo e il suo insegnamento è di profonda ispirazione anche nelle attuali vicende del mondo del lavoro". L’articolo è stato ripubblicato nel volume fuori commercio edito dalla CISL di Firenze, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio il 26 giugno 1987.
Scritto in occasione del ventesimo anniversario della morte di don Milani. Per l’autore la figura di Milani è "complessa e contraddittoria, nonostante la radicalità delle sue prese di posizione, che nascevano però da un’umanità ricchissima e ribollente". L’articolo è stato ripubblicato nel volume fuori commercio edito dalla CISL di Firenze, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio il 26 giugno 1987.
L’autore fa un resoconto del convegno di Palazzo Vecchio a Firenze, organizzato dalla CISL per il 26 giugno, e riporta gli interventi di Marini e Riccardi.
Cronaca della commemorazione tenuta da S. Lagomarsini a Barbiana, nel ventesimo anniversario della morte di Milani. L’articolo riporta alcune delle frasi scritte nel registro posto presso l’altare della cappella del cimitero di Barbiana, dove è sepolto Milani. Questo articolo è stato poi ripubblicato nel volume fuori commercio edito dalla CISL di Firenze, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio il 26 giugno 1987.
Un parallelo tra i due educatori in una lettera al giornale da parte di un sacerdote.
Ripensare a don Milani oggi, è accorgersi dell’ultimo e schierarsi dalla sua parte.
Si afferma, in questo articolo di commento al Convegno di studio organizzato dalla CISL, che si tratta di "misurare [...] quanto e se le concezioni del prete di Barbiana restino vive, interessanti dopo i vent’anni che ci separano dalla sua morte". L’autore ricorda che il Convegno si è chiuso chiedendo al Papa di revocare la condanna del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali. L’articolo è stato ripubblicato nel volume fuori commercio edito dalla CISL di Firenze, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio il 26 giugno 1987.
L’autore riporta gli interventi di Marini e Riccardi al convegno promosso dalla CISL a Firenze.
Scritto in occasione del ventennale della morte di Milani, questo articolo è stato ripubblicato nel volume fuori commercio edito dalla CISL di Firenze, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio il 26 giugno 1987. Per l’autore, Milani è "già entrato nel mito".
Il priore sepolto a Barbiana non ha ancora finito di inquietare le coscienze.
Si tratta di un’intervista rilasciata a G. Ricci e pubblicata su numerosi giornali. Don Milani era un prete severo, attaccato alla sua chiesa e proprio per questo ne fu profondo spirito critico, e soprattutto fu grande educatore. Il 21 giugno la stessa intervista è stata pubblicata in L’Ortobene di Nuoro. Sulla stessa pagina appare un articolo anonimo dal titolo Don Milani, maestro di libertà; sul convegno della CISL fiorentina.
Per l’autore, Milani non è un innovatore, ma un uomo di acuta intelligenza, che servendosi della tradizione va al di là del presente e lavora nel futuro. Si tratta sempre dell’intervista rilasciata a Ricci.
Si tratta di un’intervista rilasciata a G. Ricci e pubblicata su numerosi giornali.
Articolo per commemorare il ventesimo anniversario della morte di don Milani. È stato ripubblicato nel volume fuori commercio edito dalla CISL di Firenze, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio il 26 giugno 1987.
Per l’autore, Milani fu il primo a capire che il nostro Paese era da rievangelizzare, per questo nacque la Scuola Popolare. Una intervista a M. Gesualdi.
Si dà notizia del Convegno di Studio promosso dalla CISL fiorentina e di quello -ancora da svolgersi- di Vicchio di Mugello sul tema della pace. L’autore scrive: "Che l’opera del prete di Barbiana sia ancora attuale e in una certa misura scomoda, lo dimostra paradossalmente la circostanza che sul suo primo libro [...] gravi ancora la condanna decretata il 15 dicembre 1958 dal Santo Uffizio". L’articolo è stato ripubblicato nel volume fuori commercio edito dalla CISL di Firenze, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio il 26 giugno 1987.
Riferisce del convegno di Palazzo Vecchio a Firenze, organizzato dalla CISL per il 26 giugno, e riporta la lettera aperta al papa con la richiesta di riabilitare Esperienze pastorali, oltre che l’intervento di M. Colombo.
Secondo l’autore, Milani, "senz’altro una figura singolare e unica", fu un borghese che scelse i poveri, ma non per schemi ideologici.
Una figura molto attuale.
Riporta la richiesta della CISL al Papa.
Per Milani la non violenza era intesa come strumento civile e democratico per sostenere una giusta causa.
Una figura che ha molto da dire ai credenti e alla comunità cristiana di oggi.
Milani mise il dito nella piaga, sollecitando un nuovo modo di essere della chiesa tra la gente.
Riporta l’affermazione del cardinale che la riabilitazione di don Milani è avvenuta nella storia.
Riporta le parole con cui l’arcivescovo Piovanelli si è pronunciato sulla lettera aperta al Papa con la richiesta di riabilitare don Milani.
Riporta le parole del cardinale Piovanelli sulla riabilitazione di don Milani.
Molti punti del pensiero di don Milani sono stati recepiti dal Concilio e dallo sviluppo del post-Concilio.
Il cardinale Piovanelli ha fatto propria la richiesta della CISL sulla riabilitazione di don Milani.
Dà notizia del convegno promosso a Firenze dalla CISL.
Milani è una figura unica di prete, di educatore, che non deve essere dimenticata.
A vent’anni dalla morte, non è ancora stata revocata la condanna del Sant’Uffizio a Esperienze pastorali. Due convegni su don Milani del mondo cattolico, quello della CISL a Firenze e quello all’Università Cattolica di Milano, hanno ricercato le "giuste certezze".
Gesualdi racconta alcuni episodi che segnarono profondamente il carattere del priore. Egli ricorda anche come nel 1968 la Società di Fisica ritenne doveroso premiare Lettera a una professoressa "per il contributo che dava allo sviluppo dello spirito scientifico in Italia". Viene qui pubblicata anche una parte della registrazione inedita della conversazione con le allieve della professoressa Corradi. L’articolo di Gesualdi è stato ripubblicato nel volume fuori commercio edito dalla CISL di Firenze, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio il 26 giugno 1987.
Un lungo articolo sul "focoso priore", con testimonianze dei ragazzi di Barbiana e di padre Turoldo.
Secondo l’autore, un sacerdote, i numerosi convegni e dibattiti su Milani testimoniano quanto egli sia stato punto di riferimento importante nella crescita della coscienza collettiva, non solo sociale, ma anche ecclesiale.
Secondo l’autore, Milani fu "straordinaria e per molti versi unica" figura di prete e di educatore, che ha segnato non poco chiesa e società, e non solo a Firenze. È sempre la stessa intervista rilasciata a G. Ricci.
Secondo l’autore, Esperienze pastorali rappresenta un momento importante perché per la prima volta viene scritto che il nostro Paese non è più cristiano.
Ancora l’intervista rilasciata a Ricci.
Secondo l’autore, per Milani scuola e pastorale fanno parte di un piano unitario, la coscienza di prete e di educatore sono per lui la stessa cosa.
In questa intervista padre Balducci afferma che il senso della politica, per Milani, era prendere le parti dei più deboli.
Il cardinale, alla proposta della CISL di riabilitare Milani, risponde che essa è già avvenuta nella storia, ma che si adopererà anche per una riabilitazione ufficiale.
Un resoconto del convegno di Vicchio con J. L. Corzo Toral.
L’autore, giornalista dell’agenzia Adista, riporta l’episodio del denaro inviato, tramite don Bensi, a Milani per la sua scuola, con l’invito a non scrivere per Rinascita.
L’autrice, una preside, scrive che il libro Lettera a una professoressa è un impietoso atto di accusa contro la scuola, colpevole non tanto di non promuovere, quanto di non mettere gli allievi in grado di essere promossi. Contro questo ed altri articoli polemizzerà P. Cipriani dalle colonne del giornale del MSI Il Secolo d’Italia.
L’articolo parla del sacerdote S. Lagomarsini, che sui monti vicini a Sestri Levante ha imitato l’esempio della scuola di Milani a Barbiana.
Per l’autore, il segreto di don Milani sta nel mistero della parola.
Per l’autore di questo lungo articolo, in molti, dopo la morte, hanno riconosciuto nelle particolarità di don Milani, un segno di nuove possibilità morali e religiose da non dimenticare.
L’autore scrive che Milani "univa in sé il massimo della fedeltà dogmatica al massimo della ricerca critica". Ed ancora: "contro i fondamentalismi sempre in agguato o i deliri dell’arbitrario e dell’irrazionalità, egli valorizzava la relatività delle conoscenze". L’articolo è stato ripubblicato nel volume fuori commercio edito dalla CISL di Firenze, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio nel giugno 1987.
Secondo l’autore, che ricorda le iniziative del ventennale, l’eredità di Milani registra dei passi avanti, e ci sono dei segni di scongelamento tra le autorità ecclesiastiche.
Un resoconto dell’intervento di F. Marini e di A. Riccardi al convegno della CISL a Firenze su don Milani.
L’autore polemizza con De Rita, che su un editoriale del Corriere della Sera ha definito Milani "malato di fanatismo" e dipinto la sua opera come un grottesco fallimento, poiché si riferiva ad una società che non esiste più. Cita anche M. Colombo, che non è d’accordo con De Rita. Ricorda che specialisti in pedagogia come Corda Costa e Bruner hanno sottolineato autorevolmente il valore permanente della proposta educativa di don Milani. L’autore si domanda anche se un Paese con la scuola a pezzi può permettersi di ritenere "superato" don Milani.
In questo numero monografico della rivista appaiono alcuni articoli su don Milani, tra cui quello di J. L. Corzo Toral, La scrittura individuale e la scrittura collettiva e quelli di Nistri, Deidda e Iannamorelli. A pag. 3 vi è pubblicata anche una lezione di Milani a Barbiana, dal titolo redazionale Chi sono i borghesi?. A pag. 5 vi è una Lettera a Pierino, figlio di papà scritta col metodo collettivo da alunni di Corzo Toral a Salamanca. A pag. 16, col titolo C… come Classismo, è pubblicato un brano da Esperienze pastorali.
Ancora oggi c’è paura a parlare di don Milani, paura della sua autorevolezza, della sua coerenza di vita, del suo rigore. Questo numero monografico contiene interventi di G. Pucci, A. Mori, A. Langer, S. Lagomarsini, A. Zanotelli, F. Gesualdi, M. Lenzi, F. Guerzoni.
Afferma che la CISL è stata una delle poche organizzazioni a promuovere una serie di iniziative per far conoscere il pensiero e la vita del prete di Barbiana. Segue un dossier, da pag. 50 fino a pag. 67, con il testo intitolato Una lezione alla scuola di Barbiana della conversazione con le allieve della professoressa Corradi.
Si tratta di un ricordo inedito di uno dei primi allievi di Milani a S. Donato, che descrive la sorpresa con la quale fu accolto il rifiuto del cappellano di costituire un gruppo di Azione Cattolica in antagonismo con la locale Casa del Popolo.
Questo articolo appare nel numero della rivista assieme ad altri su don Milani, tra cui quello di P. Iannamorelli.
In un numero monografico su don Milani, questo articolo affianca quelli di Corzo Toral, Nistri e Iannamorelli.
L’articolo "non vuole essere una commemorazione ma un richiamo affinché la sua testimonianza guidi il nostro impegno".
Un resoconto del convegno di Firenze, con l’autore che scrive che "il pensiero e l’opera di Don Lorenzo sta uscendo dalla ristretta cerchia dei potenti della cultura". Il resto della pagina è costituito da un lungo brano da Esperienze pastorali, su Diritto al lavoro e sciopero di solidarietà.
Per l’autore, il fiorire di convegni e commemorazioni non è in linea con il pensiero del priore di far strada ai poveri senza farsi strada. C’è in atto un tentativo di impadronirsi di un uomo che ha sempre sfuggito le gabbie. E quella chiesa che lo ha esiliato, dopo la sua morte ha sempre messo in rilievo l’obbedienza di Milani, dimenticando i messaggi (e le randellate) che da Barbiana partirono contro gli amanti del quieto vivere di cui sono pieni i palazzi che contano. In questo numero monografico della rivista appaiono altri articoli su don Milani, tra cui quello di Corzo Toral, La scrittura individuale e la scrittura collettiva.
Un Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Un Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Per l’autore, Milani è da leggere e rileggere in epoche diverse, poiché mai si finisce di capire il suo impegno, ed ogni volta si scopre qualcosa. L’articolo è nel numero monografico della rivista dedicato a don Milani.
È la riproposizione dell’articolo apparso in due puntate su Avvenire.
Un Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Citato in Simeone (1996).
Un brevissimo trafiletto in cui si scrive che in questi 20 anni Milani ha continuato a testimoniare con forza, asprezza, ma anche "con la dolcezza della passione di un padre e di un maestro".
In una lettera immaginaria al priore, l’autore scrive che Milani è sfuggito e continua a sfuggire ad ogni tentativo di catturarlo, sia pure "di marca clericale". Ed auspica un processo di beatificazione e di canonizzazione per Milani.
Secondo chi scrive, della scuola di Milani non si è presa la sostanza vera, l’anima: se non serviva la scuola che bocciava, non serve neppure quella ipocrita che dà un diploma "falso", penalizzando sempre i più deboli. Ricorda che Milani trattava i suoi allievi come figlioli, e per questo a volte ci scappava qualche calcio, come in ogni buona famiglia. In un riquadro vi è "la frase del mese", che è tratta da Lettera a una professoressa.
L’autore definisce Milani "assolutamente fedele alla Chiesa […] e assolutamente rivoluzionario nella sua opzione per i poveri".
Per l’autore, Gramsci e Milani "appartennero a quella linea italiana di complementari riflessioni su società, lingua e scuola". Vengono qui riportate alcune critiche di L. Lombardo Radice, il quale scriveva a proposito di don Milani che "la sua scuola non ci propone un modello che possiamo seguire: un […] motivo è il suo rifiuto del gioco, che è molto netto: è una scuola molto severa, nel senso della disciplina tradizionale". De Mauro conclude affermando che "quella di Gramsci e Milani è un’eredità pedagogica di non pedagogisti preziosa per noi […] e per la nostra scuola".
Il priore di Barbiana è ancora un pianeta in gran parte da scoprire, come dimostrano gli inediti raccolti e inventariati da M. Cartoni, fatti pervenire al Fondo Don Milani presso l’Istituto per le Scienze Religiose di Bologna. In questo articolo sono presentati mediante un sintetico catalogo.
Viene riproposto lo scritto pubblicato sulla rivista dieci anni prima.
Quello di Milani era un messaggio di democrazia e libertà, ma egli fu frainteso e considerato un ribelle destabilizzante.
Rivolgendosi al bambino di sei anni che ne porta il nome, l’autore scrive che dalla morte di Milani pare sia passato un secolo, ma la sua lezione per certi aspetti è ancora attuale.
A Bologna un dibattito dal titolo Don Milani per una scuola popolare.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Si riportano alcuni ricordi di Elisabetta Cipriani, una suora benedettina che visitò Milani a Barbiana.
Assieme ad un invito a dirigenti, quadri e militanti della CISL a sottoscriverla, è riportata la lettera nella quale, in occasione del ventesimo anniversario della morte di Milani, si chiedeva al Papa di revocare il decreto del Sant’Uffizio avverso ad Esperienze pastorali. La richiesta al Papa, rimasta senza risposta, era stata firmata da Franco Marini, segretario generale della Confederazione, da Mario Colombo, segretario aggiunto, e da Michele Gesualdi, che allora era segretario della CISL fiorentina. L’occasione fu il Convegno di Studio su don Milani tenutosi in Palazzo Vecchio il 26 giugno.
L’autore riferisce del terzo Congresso su "Don Milani e la pedagogia", svoltosi a Vicchio. Vengono sintetizzati gli interventi di A. Visalberghi e di J. L. Corzo Toral.
Si riporta la testimonianza di M. Ballini, il quale ricorda che don Milani fin dal suo primo approccio come cappellano a S. Donato si convinse che "di cristianesimo lì non c’è più nulla", e che la degradante ignoranza del popolo ne rendeva impossibile l’evangelizzazione.
La CISL ha espresso profonda riconoscenza verso Milani, al cui insegnamento sente di dovere molto. Si tratta del testo della relazione di Marini al convegno di Firenze.
Per l’autore, Milani è segno di contraddizione, in vita come in morte: chi lo santificò anzitempo, chi lo mise alla berlina vituperandolo.
Un dibattito su don Milani con la partecipazione di don S. Lagomarsini.
La Chiesa deve molto a Milani, esempio di fede e obbedienza, il cui messaggio può dare ancora molti frutti, perché interpella tuttora impietosamente la nostra coscienza.
Milani viene definito "figura incatalogabile" del cattolicesimo italiano, educatore coraggioso, prete obbediente e insofferente, testimone appassionato di un Vangelo integrale.
Un incontro al Centro di Cultura con la testimonianza di padre Balducci.
L’autore ricorda come Milani abbia abbandonato una facile vita borghese per farsi prete.
Si tratta del dattiloscritto (oltre sette pagine) della relazione tenuta al convegno. Per l’autore, Milani vide "in alto e lontano" in un periodo significativo per la storia della Chiesa.
L’autore riporta l’opinione di M. Gesualdi, segretario della CISL ed ex allievo di Barbiana, secondo il quale Milani ha insegnato che le battaglie civili possono essere vinte se siamo in grado di dare la parola ai lavoratori, alla gente umile.
Milani ha insegnato che le battaglie civili possono essere vinte se siamo in grado di dare la parola ai lavoratori, alla gente umile. Per questo i sindacati devono molto a don Milani.
Lettera a una professoressa divenne in pochi mesi il punto di riferimento più illuminante della ventata contestativa e riformistica che investì la scuola.
La lezione milaniana di "emancipazione dei poveri, nell’epoca della internazionalizzazione delle economie […] assume valore universale", per tutte le Barbiane del mondo.
Un resoconto del convegno tenutosi a Vicchio, con una sintesi della relazione di A. Visalberghi.
Il nome di Milani suscita ancora polemiche, passioni, nostalgie, "amore e, forse, dispetto".
L’autore ricorda come Milani abbia abbandonato una facile vita borghese per farsi prete.
L’autore definisce Milani "prete non facile, intransigente come tutti i convertiti". Si tratta, come i precedenti, sempre dello stesso articolo, pubblicato contemporaneamente anche da L’Informatore Borgomanerese.
Per l’autore, le contestazioni di allora e di oggi non hanno potuto farsi bandiera di Milani, poiché egli contestava anche i contestatori, soprattutto per il loro atteggiamento borghese ed elitario.
Lettera a una professoressa, che fece tanto scalpore, continua ad essere punto di riferimento per una verifica pedagogica.
Un incontro che si terrà a Como, con la partecipazione di padre Balducci.
L’autore ricorda come per conoscere veramente l’uomo Milani sia necessario leggere le lettere alla mamma.
La notizia di una giornata di studio sull’opera di Milani, organizzata dalla comunità parrocchiale di Pontassieve.
Milani resterà nel cuore del popolo, perché ha saputo far vibrare le corde della fiducia nell’uomo.
In Milani c’è provocazione e sfida anche rispetto alla chiesa, che non ha saputo farsi partecipe dei problemi degli ultimi.
Per l’autore, don Milani con la sua scuola offre umanità e cultura ai meno dotati e forma degli uomini impegnati nella società. In Milani c’è provocazione e sfida anche rispetto alla chiesa, che non ha saputo farsi partecipe dei problemi degli ultimi.
Un resoconto dell’omonimo convegno della CISL a Firenze, con una breve sintesi dell’intervento di F. Marini.
L’autore afferma di essere d’accordo con la riabilitazione di Milani, definito "grande maestro", ma aggiunge che se ciò avvenisse il Sant’Uffizio perderebbe la propria credibilità.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Milani ha lasciato un’impronta profonda nel nostro Paese, come uomo, prete, maestro. Per l’impegno che egli ha avuto per gli ultimi, merita di essere riabilitato.
Milani ha aperto nuove strade agli ultimi, pagando di persona in termini di emarginazione, sia nella chiesa che nella società.
Riporta una dichiarazione congiunta dei sindacati, che hanno ricordato l’impegno di Milani per la solidarietà.
Si riferisce della lettera aperta al Papa per la riabilitazione di Milani.
Ripubblicata la Lettera dall’oltretomba: questo brano tratto da Esperienze pastorali accompagna l’articolo di M. Polverari, pubblicato nella stessa pagina.
Riporta un brano di Milani sullo sciopero, "parola sacra ai poveri".
Si riporta il comunicato della CISL indirizzato al Papa.
Si tratta di un resoconto del Convegno di Vicchio, con l’istituzione di un premio per l’educazione alla pace e alla non violenza. Vi è anche una breve sintesi della relazione di A. Visalberghi e dell’intervento di padre Balducci.
Don Lorenzo rappresenta "ancora oggi un punto di riferimento ‘vivo’ per i cattolici più aperti".
Pur dicendosi d’accordo con quanto scritto da Scotuzzi (1987b), l’autore, segretario della Fiom-CGIL, scrive che il pensiero di Milani rappresenta un’eredità non solo per la CISL.
Il convegno di Firenze della CISL ha cercato di delineare i contorni della "incredibile figura" di don Milani.
L’autore ricorda che la tesi di Milani sull’obiezione di coscienza, allora incriminata, è divenuta oggi legge dello Stato, dopo che fu fatta propria già dal Concilio.
Per l’autore, Milani è un punto di riferimento per i cattolici più aperti ai problemi sociali, per il clero più progressista, per le forze di sinistra.
L’autore scrive che, a vent’anni dalla morte, la radio parla di Milani, e da più parti se ne chiede la riabilitazione. Il priore "non era un rivoluzionario, sosteneva che la politica è "uscirne insieme"".
Questa intervista del 1970 viene ripubblicata al termine dell’articolo L’obiezione della fedeltà.
L’autore si domanda "che cosa resta del ‘profeta’ obbedientissimo e ‘ribelle’ sia nell’istituzione ecclesiale che nell’istituzione scolastica e culturale". Viene poi riportata l’intervista del ’70 ad Alice Weiss.
Milani è morto, ma non superato; di lui parlano libri, giornali, persone, sentimenti, immagini.
Una intera pagina dedicata al priore, di cui si scrive che "si divertiva a svergognare la mitologia laica".
Riporta parte del testo della lettera al Papa inviata dal convegno di Firenze della CISL.
La CISL chiede al Papa di revocare il decreto del S. Uffizio contro Esperienze pastorali.
Al convegno di Firenze la CISL chiede al Papa di riabilitare don Milani.
Si tratta della sintesi, pubblicata in un breve articolo anonimo, dell’intervento di monsignor Nervo al convegno fiorentino organizzato dalla CISL, su "Don Milani maestro di libertà". In esso l’autore indica le ragioni per le quali, a suo parere, Milani è stato e resta un profeta.
Il giornale dell’estrema destra fa, a modo suo, il resoconto del convegno di Vicchio.
Per don Milani la scuola è "il punto archimedico" dell’uomo, è la base del problema religioso, culturale, politico, sociale.
Riporta la descrizione che don Bensi ha dato di Milani: "un santo travestito da diavolo".
L’autore ringrazia Milani, perché la sua lezione ancora inquietante ci toglie la pace. È lo stesso articolo già pubblicato su altri periodici.
"Il pensiero e le motivazioni morali e intellettuali di Don Milani non sono ancora superati". Viene qui sintetizzato l’intervento di A. Pizzinato al convegno di Firenze.
A vent’anni dalla morte, don Milani "torna a far parlare di sé". Secondo l’autore, Milani per molti anni è stato dimenticato anche da coloro che volevano appropriarsi delle sue idee, per cui ritiene strano il clamore suscitato da questo ventesimo anniversario.
A proposito del convegno fiorentino promosso dalla CISL, l’autrice riporta alcune opinioni di M. Gesualdi e di padre Balducci.
Vengono riportati in breve sintesi gli interventi di Pizzinato, Marini e Riccardi al convegno di Firenze della CISL.
Per l’autore, Milani è stato un educatore testimone, un profeta disarmato, ma estremamente contagioso.
Si tratta dello stesso articolo de Il Risveglio Popolare, ma pubblicato senza la firma dell’autore.
Rispondendo ad una breve lettera di Giampietro Poli, che scrive di aver scoperto Milani da un anno e di trovarlo entusiasmante ed ancora attuale, Forcella ricorda di aver incominciato ad apprezzare Milani quando lesse Esperienze pastorali ed afferma che il ventennale "è passato pressoché inosservato sui nostri giornali".
Vengono riportati ampi brani della Risposta ai Cappellani militari.
Ricorda il convegno della CISL a Firenze su don Milani.
"Il priore di Barbiana fu obbediente sino al sangue del cuore". Articolo siglato N. F. È sempre l’articolo già pubblicato da Alba e dal Giornale di Sicilia.
L’autore ricorda che don Bensi distrusse tutte le lettere ricevute da Milani, dalle quali sarebbe stato possibile ricostruire la storia interiore del prore, quella che egli non poteva dire neppure alla madre. L’angoscia per la malattia, come per la sordità della Curia. Questo articolo, siglato N. F., è la riproposizione dell’intervista a don Bensi, già pubblicata altrove. Si affianca all’articolo Il sogno di una cosa.
Parla un’amica di infanzia di Milani, che ricorda episodi precedenti alla conversione di Lorenzo.
Una intera pagina dedicata a Lagomarsini, che al priore di Barbiana ispira la propria opera.
Milani scrisse pagine capaci di evidenziare le contraddizioni di istituzioni come la chiesa, la scuola, i partiti. Le sue idee pedagogiche restano un patrimonio che merita di essere raccolto, valorizzato e investito. L’articolo è affiancato da un riquadro biografico intitolatoLa vita di don Lorenzo Milani.
Per l’autore, che polemizza con l’articolo di A. Socci, la ridicolizzazione fatta da Milani del catechismo di Pio X° era "semplicistica", ed il disprezzo del latino e della cultura classica non costituivano "valide alternative alla società dei consumi". Per questo egli, pur riconoscendone i grandi meriti storici, non se la sente di attribuire al priore il ruolo di profeta.
Al convegno in Palazzo Vecchio, la CISL chiede al Papa di revocare il decreto del Sant’Uffizio contro Esperienze pastorali.
Si dà notizia di due incontri, promossi rispettivamente dalla CISL e dalle ACLI, facendo un resoconto del secondo, tenutosi a La Spezia ed al quale ha partecipato don Lagomarsini.
L’autore definisce "conformismo piatto", "servilismo sciocco", "condensati di mera imbecillità" certe rievocazioni della figura di Milani, chiamato "il prete rosso" e paragonato ai "viet-cong". In modo esplicito egli cita quella di E. Fiorentini (1987) e quella di suor Gabriella su Famiglia Cristiana.
Si ricorda che al convegno promosso a Firenze dalla CISL è stata avanzata la richiesta al Papa di riabilitare Milani revocando il provvedimento contro Esperienze pastorali.
Milani ha lasciato un’eredità profonda nella nostra coscienza di uomini e cristiani; venti anni dopo, come testimoniano anche due recenti convegni, la sua si configura come un’eredità preziosa.
Per l’autore, Milani è stato un educatore e testimone, ed appartiene, assieme a pochi altri, a quanti rappresentano una memoria particolare per la pedagogia italiana e mondiale del nostro tempo.
Si tratta sempre dello stesso articolo pubblicato su Il Popolo. Un altro articolo, di ugual contenuto, apparirà su L’Eusebiano del 27 luglio, con il titolo La scuola "diversa" di Don Milani – A vent’anni dalla morte.
Si riferisce del convegno promosso dall’Università Cattolica di Milano, e degli interventi del cardinale Martini e di L. Pazzaglia.
A venti anni dalla morte è un pullulare di iniziative per ricordare la figura di Milani. M. Gesualdi pubblica degli inediti su nastro. L’autore auspica la ristampa del libro della Fallaci, del quale ricorda la parte in esso avuta da Mario Cartoni.
Si tratta dello stesso articolo de Il Risveglio Popolare.
Un breve trafiletto, in cui Milani è definito "singolare, anzi direi unica, figura di religioso e di insegnante".
L’autore di questa lettera al Direttore, con riferimento alla risposta data a G. Poli nel numero precedente, afferma che l’anniversario della morte di Milani non è passato inosservato, e cita i molti convegni e la richiesta di riabilitazione partita dal convegno promosso a Firenze dalla CISL. La frase del titolo fa parte della risposta di E. Forcella.
L’autore ricorda che Milani faceva scandalo perché si era schierato dalla parte dei deboli e degli oppressi, contro gli interessi dei ricchi.
Dà notizia delle iniziative della CISL.
Per chi scrive su questa rivista diocesana, l’azione educativa di Milani è particolarmente stimolante in ambienti emarginati come la periferia fiorentina degli anni ’40-’50. Viene riportata la testimonianza di G. Pelagatti, uno dei più assidui allievi della Scuola Popolare di S. Donato.
L’autore fa un parallelo tra le due figure di Milani e di don Facibeni, tra i quali afferma esservi molta affinità.
Per l’autrice, occorre riscoprire la scuola aconfessionale come principale strumento di emancipazione degli ultimi.
Milani è una figura singolare di prete, che ha segnato una stagione feconda del cattolicesimo italiano. In lui il prete e l’educatore sono una cosa sola. Ancora l’intervista rilasciata a Ricci.
Presso l’Abbazia di S. Egidio a Fontanella di Sotto il Monte (Bergamo) si è tenuto un convegno; altri si sono tenuti a Calenzano, a Firenze, in Palazzo Vecchio, e a Vicchio: tutte iniziative che rappresentano la messa a fuoco del messaggio innovativo e profetico di Milani.
Questo foglio della destra critica il fatto che anche i cardinali Piovanelli e Martini si siano associati ai "panegirici" a don Milani, ai quali non è rimasto estraneo neppure l’Osservatore Romano: Per l’autore questi sono i "frutti velenosi" a cui si ispira il nuovo corso ecclesiale.
Un numero monografico della rivista che prende in esame tutti gli aspetti della proposta educativa del priore. Citato in Simeone (1996).
Affiancato all’articolo I sassi fanno male di G. Gennari, viene pubblicata la Lettera a Pipetta.
Per l’autore non vi sono dubbi: Milani è stato un profeta, un precursore del Concilio. È la riproposizione dell’articolo di Paese Sera del 10 luglio.
Si tratta di un numero monografico della rivista, che ripropone sostanzialmente gli interventi di vari autori al seminario del maggio 1987 su Uguaglianza e diversità nella scolarizzazione iniziale. La rivista comprende anche articoli di L. Pedrazzi, Il seme di don Milani, di A. Drago, Le proposte della scuola di Barbiana, di A. Palmonari, Don Milani e il nostro tempo, di M. Gattullo, Rileggendo Lettera a una professoressa.
"La Scuola di Barbiana è stata il punto d’approdo della ricerca secolare per una pedagogia popolare". Si tratta di un numero monografico della rivista, che ripropone sostanzialmente gli interventi di vari autori al seminario del maggio 1987 su Uguaglianza e diversità nella scolarizzazione iniziale. La rivista comprende anche articoli di M. Gattullo, Rileggendo Lettera a una professoressa, di L. Pedrazzi, Il seme di don Milani, di A. Palmonari, Don Milani e il nostro tempo, di A. Degliotti Marasso, Don Milani e la pedagogia dell’educazione alla pace.
L’autore si propone di esaminare "l’eredità del messaggio di don Milani nel funzionamento […] della scuola italiana riguardo ai problemi della selezione". Si tratta di un numero monografico della rivista, che ripropone sostanzialmente gli interventi di vari autori al seminario del maggio 1987 su Uguaglianza e diversità nella scolarizzazione iniziale. La rivista comprende anche articoli di L. Pedrazzi, Il seme di don Milani, di A. Drago, Le proposte della scuola di Barbiana, di A. Palmonari, Don Milani e il nostro tempo, di A. Degliotti Marasso, Don Milani e la pedagogia dell’educazione alla pace.
Si tratta di un numero monografico della rivista, che ripropone sostanzialmente gli interventi di vari autori al seminario del maggio 1987 su Uguaglianza e diversità nella scolarizzazione iniziale. La rivista comprende anche articoli di M. Gattullo, Rileggendo Lettera a una professoressa, di A. Drago, Le proposte della scuola di Barbiana, di L. Pedrazzi, Il seme di don Milani, di A. Degliotti Marasso, Don Milani e la pedagogia dell’educazione alla pace.
"L’opera di Don Milani ha valenze pedagogiche, politiche, ecclesiali. Può sembrare fallita su tutti e tre i fronti, e in un certo senso lo è". Si tratta di un numero monografico della rivista, che ripropone sostanzialmente gli interventi di vari autori al seminario del maggio 1987 su Uguaglianza e diversità nella scolarizzazione iniziale. La rivista comprende anche articoli di M. Gattullo, Rileggendo Lettera a una professoressa, di A. Drago, Le proposte della scuola di Barbiana, di A. Palmonari, Don Milani e il nostro tempo, di A. Degliotti Marasso, Don Milani e la pedagogia dell’educazione alla pace.
Si tratta della introduzione di Marini al Convegno del 26 giugno su Milani a Palazzo Vecchio, promosso dalla CISL.
Un invito a leggere e meditare Lettera a una professoressa.
L’autore, che insegna alla Scuola di studi grafologici dell’Università di Urbino, riporta i risultati di una perizia grafologica effettuata su alcuni frammenti di scritti autografi di don Milani. La perizia era stata effettuata dal professor Nazzareno Palaferri, senza che egli conoscesse l’identità dello scrivente. Il ritratto del priore che esce da tale perizia è, secondo Pecorini (1996), "preciso e sorprendente." Secondo Cristofanelli si tratta di un utile contributo alla chiarificazione di alcuni aspetti della personalità di Milani.
Si tratta della risposta che l’autrice, docente di Geografia all’Università di Napoli, dà alla Lettera a una professoressa a distanza di venti anni.
Un resoconto dell’andamento del convegno di Vicchio del 27-28 giugno.
Per l’autore, Milani è stato un maestro per atei e credenti, ed "oggi è più vivo che mai".
Si tratta di un’intervista a Vera Salvanti Spadoni, la professoressa a cui era diretta la Lettera di Barbiana. Si dice ancora convinta della giustezza delle proprie bocciature.
Milani è uno dei più grandi educatori cristiani del nostro secolo: ha fondato uno stile, un linguaggio educativo che raramente, dopo Socrate, ha toccato con altrettanta passione il cuore e la mente dei colti come degli analfabeti.
Per l’autore, ciò che di Milani rimane "inaccettabile" è la sua intuizione che la via del riscatto degli sfruttati passa attraverso dure lotte senza compromessi.
Rispondendo alla lettera di Renzo Ferretti, che scrive di aver scoperto da poco Milani, rimanendo colpito dalle sue grandi doti morali, l’autore ricorda il convegno di Vicchio tenutosi a giugno e fornisce alcune informazioni bibliografiche relative al priore.
Ricorda che quasi tutti i giornali hanno sentito il bisogno di parlare del priore, la cui figura definisce "eccezionale, unica, irripetibile".
A vent’anni dalla morte "bisognerebbe scrivere un’altra Lettera a una professoressa, o forse ai ministri o a tutti i cittadini perché aprano gli occhi sullo scandalo di una scuola che non scolarizza".
Si dà la notizia di un dibattito sul tema "Ricordare don Milani", con la partecipazione di Castagnetti e Guasti.
Una lettera-articolo del responsabile locale dell’Azione Cattolica, il quale ricorda Milani e Barbiana.
Dà la notizia di una manifestazione in ricordo di Milani tenutasi a Paola (Cosenza).
La scuola, per l’autore, non deve produrre asini: la "sbornia" all’insegna del "tutti promossi" è una forzatura che non va attribuita a Milani. Riporta brani da Lettera a una professoressa.
"Don Milani è stato un educatore testimone, un profeta disarmato ma estremamente contagioso".
Un campo scuola su don Milani tenuto a Barbiana per 40 giovani della Campania, con un intervento del cardinale Piovanelli.
L’autore afferma che don Milani non appartiene solo a Firenze, che "tardivamente ma significativamente" si appresta a ricordarlo.
Un breve ricordo del priore, a 20 anni dalla morte.
L’autore riporta solo una citazione di circa 60 righe (tratta dall’epistolario curato da Gesualdi) sul possesso della lingua come condizione di piena umanità.
Da morto come in vita, sono state inutili le catalogazioni, le etichettature, perché Milani nessuno oggi può rivendicarlo, dire "è mio": neppure la Chiesa. Viene ripreso l’articolo pubblicato sulla terza pagina de La Nazione il 26 giugno.
Come già aveva scritto su Il Giorno, l’autore afferma qui che Milani non era un rivoluzionario, non amava la retorica dei rivoluzionari e dei politici, ma neanche quella dei preti.
Secondo l’autore, per Milani la scuola deve essere una comunità laica, che trova nel Vangelo la propria ragione.
Maestro esigente, Milani si sforzava di realizzare una comunità laica. Questo articolo costituisce la seconda parte del servizio iniziato con l’articolo precedente.
Risposta polemica a De Rita, che sul Corriere della Sera aveva definito Milani un fanatico.
Un gruppo di studenti laici della facoltà di teologia di Napoli sono andati a Barbiana per un campo-studio, al termine del quale hanno consegnato un documento al cardinale Piovanelli.
Citando un articolo di Marino Coppa del 31 agosto sullo stesso giornale, si scrive che Milani non fu sconfitto, perché le sue istanze divennero cardini del Concilio appena sei anni dopo Esperienze pastorali.
Milani fu strumentalizzato da più parti, ma egli non era schierato da nessuna parte, solo da quella dei poveri, nella fedeltà al Vangelo. "I suoi scritti interpellano il lettore in modo del tutto particolare, lasciandolo alla fine sempre inquieto, anche seccato, anche arrabbiato, perché questo prete si permette di dire cose contraddittorie, che non si possono condividere tutte, né in pieno".
Questo sacerdote scrive che il ventesimo anniversario della morte ha dato l’opportunità a tanti educatori, lettori, amici, di studiare di nuovo la eccezionale figura di Milani.
Una conferenza di Maresco Ballini al Centro Studi CISL di Firenze. Un incontro a Calenzano sul tema "La figura e l’opera di don Lorenzo Milani".
Un breve trafiletto per ricordare la visita fatta con un amico a Barbiana.
A S. Pietro in Cariano (Verona) un convegno di tre giorni sul tema "A 20 anni dalla morte di don Lorenzo", con la partecipazione di D. Novara, padre Turoldo e M. Gesualdi.
Secondo l’autore di questa lettera al giornale, occorre fermarci di fronte al priore di Barbiana, e cercare di capire e confrontare con l’oggi il suo essere profeta.
Per Milani la scuola è "il fondamento della promozione umana, necessaria perché ognuno viva la propria esperienza". È una lettera al giornale.
Milani è stato uno dei sacerdoti più contestati da una frangia della società italiana, e fortemente avversato anche all’interno della chiesa.
L’autore rievoca il suo viaggio a Barbiana, nel 1969. È lo stesso articolo de Il Popolo.
Il priore fu processato per un reato di opinione, per una scelta che si richiamava ai valori di giustizia e pace fra i popoli.
L’opera, secondo il recensore, fa il punto con chiarezza su Milani uomo, prete, educatore e profeta.
Ancora la stessa recensione del libro di Pancera (1987), Lorenzo Milani: quarant’anni di storia scomoda.
Un pellegrinaggio a Barbiana promosso dagli obiettori della Caritas.
Una iniziativa delle ACLI a Verona, sul tema "Fare strada ai poveri senza farsi strada".
Gli obiettori della Caritas preparano un pellegrinaggio a Barbiana.
L’autore esamina il periodo sandonatese di Milani, ed in particolare Esperienze pastorali. Si tratta di un testo già apparso nel 1960 su Itinerari, nella rubrica Taccuino pedagogico, tenuta dall’autore. A quel momento essa era la prima valutazione pedagogica del libro di Milani.
È il testo della relazione introduttiva al convegno "Don Milani e la pedagogia dell’educazione alla pace" tenutosi a Vicchio nel giugno 1986.
L’articolo parla del convegno "Ricordando don Milani" tenuto in agosto a Reggio, a venti anni dalla morte del priore.
Breve trafiletto che annuncia una serie di iniziative promosse dalla CISL in memoria di Milani.
Lettera a una professoressa resta testimonianza e punto di riferimento importante per la cultura scolastica.
Un’intervista dell’autore a Franco Gesualdi, il quale afferma che Barbiana insegnava soprattutto ad "essere". Gesualdi dice anche che il proliferare di scuole intitolate a Milani, in assenza di un reale mutamento dell’istituzione, ha un effetto di strumentalizzazione, contribuendo ad inserire nel sistema chi ha elaborato proposte dirompenti, quasi ormai tutto ciò fosse "acquisito e superato".
Diverse manifestazioni per ricordare il priore, dal 25 settembre al 9 ottobre. All’incontro conclusivo parteciperà M. Gesualdi.
La vita di don Milani è la storia di un cambiamento: egli è "un maestro che trasforma l’utopia in realtà", a Calenzano come a Barbiana: un breve riquadro introduttivo ad altri articoli sul priore pubblicati sulla stessa rivista.
L’articolo appare sulla rivista assieme a diversi altri su don Milani. Ricorda brevemente la conversione del priore.
L’autore ritiene che dell’esperienza di Barbiana rimanga valida "la convinzione che essa [la scuola. N.d.R.] ha uno scopo grande: educare ad essere uomini". Per l’autore, un gruppo di ragazzi e un prete esiliati sopra una montagna dimostrano al mondo che per fare scuola basta un fine grande ed un educatore capace di amare la gente.
In questa intervista, M. Gesualdi racconta l’incontro con Milani, e le vicende della scuola di Barbiana.
L’articolo appare sulla rivista assieme a diversi altri su don Milani. Ricorda le vicende di Milani nelle due parrocchie.
In Milani visione religiosa e visione antropologica si intrecciano.
Occorre ripensare a Milani in chiave storica, operando una rilettura delle sue opere e dei saggi che su di lui hanno cominciato ad apparire. Si tratta della prima parte del testo rielaborato dell’intervento al convegno di Vicchio.
È una recensione del libro di Pancera (1987), Lorenzo Milani: quarant’anni di storia scomoda.
È ancora lo stesso breve ricordo di Milani.
Un articolo uguale al precedente, in forma di una lettera al Direttore.
Trafiletto sulle tre serate dedicate a Milani a Rorai Grande (Pordenone), sui temi "La chiesa dei poveri - La scuola di Barbiana - La non violenza".
Si tratta della stessa lettera apparsa su Gente Veneta.
Per l’autore, Milani era "un prete d’eccezione", legato profondamente alla storia della società e religiosità italiana.
Per l’autore di questa lettera al Direttore, "se vogliamo collocarci, come don Milani, dalla parte degli ultimo", dobbiamo capire chi sono i veri poveri e quali sono i loro reali bisogni.
Tre serate dedicate a Milani a Rorai Grande (Pordenone), sui temi "La chiesa dei poveri - La scuola di Barbiana - La non violenza".
Recensione di Lorenzo Milani: quarant’anni di storia scomoda, di M. Pancera.
Si conclude il ciclo di incontri tenutisi a Rorai Grande su Milani.
L’autore è in cerca di ricordi da parte di ex allievi e persone che hanno conosciuto il priore. L’articolo è sempre lo stesso.
Annuncia il terzo incontro organizzato da ACLI e Pax Christi a S. Pietro in Cariano, con la partecipazione di M. Gesualdi.
Recensione di Lorenzo Milani: quarant’anni di storia scomoda, di M. Pancera, di cui si loda la "magistrale essenzialità".
Ancora una recensione di Lorenzo Milani: quarant’anni di storia scomoda, di M. Pancera, di cui si afferma che il capitolo più interessante è "l’intervista postuma" al priore.
Si dà notizia della conclusione degli incontri a Bologna sul tema "L’opera di don Milani, messaggio e profezia a 20 anni dalla morte". Nella serata conclusiva interverranno M. Ballini e M. Gesualdi.
Nei giorni 10-12 dibattiti, proiezione di un film sulla vita di Milani e recital di scritti e pensieri del priore da parte del Laboratorio Internazionale dell’Attore.
"Il pensiero di Don Milani […] si presenta dichiaratamente come rivoluzionario".
Per don Milani il senso della vita era nella ricerca della verità costruttiva. Si tratta sempre dello stesso testo, qui riproposto come editoriale.
Uomini come Milani "rappresentano il sale del mondo cattolico e l’alibi dei democristiani". Viene anche recensito brevemente il libro di Pancera.
La scuola di Barbiana resterà negli annali della storia di questo dopoguerra come una risposta utopica a come dovrebbe essere nel nostro Paese l’istituzione scolastica. La verità è che la scuola era lui, un maestro capace di rendere gli allievi "l’uno maestro dell’altro", dando egli stesso la regia necessaria alla circolarità.
Una serie di manifestazioni promosse dal centro Kolbe di Mestre.
Un incontro organizzato presso la Loggia dei Mercanti, sul tema dell’educazione e dello sviluppo. Una citazione di Milani.
"Prete scomodo che con la sua opera scosse le assopite coscienze dell’Italietta". Si tratta della ripubblicazione della recensione (apparsa nel 1973 su Tempo) dell’epistolario di Milani curato dalla madre.
La notizia di un’altra scuola intitolata al priore.
Diverse manifestazioni per ricordare il priore, dal 10 al 24 ottobre.
Nessuno sembra ricordarsi di Milani: molti "hanno cercato di insabbiare" la strada che lui aveva indicato, mentre pochi hanno seguito il suo cammino.
L’azione sociale di Milani non implica l’adesione al marxismo e la scelta del comunismo: ma egli rifiuta di legare la concezione religiosa ad un solo partito e di trasferire così lo scontro politico sul piano religioso. Si tratta della continuazione dell’articolo pubblicato nel numero precedente della rivista.
Ricordati il convegno di Firenze, in Palazzo Vecchio, e quello di Vicchio. Per l’autore, don Milani "trascende il suo tempo" ed oggi la sua personalità va letta nella propria interezza.
Ancora una recensione di Lorenzo Milani: quarant’anni di storia scomoda, di M. Pancera, definito "volume senza panegirici, denigrazioni, polemiche o apologia".
Un convegno in programma a Mestre, sul tema "Don Lorenzo Milani. Profezia vent’anni dopo".
Resoconto di una commemorazione di Milani fatta da don A. Prunas.
Un’altra recensione del libro di M. Pancera, "un invito ad accostarsi alle fonti".
Per ricordare il priore, una conferenza di un ex allievo ed il film di Angeli "Don Milani", una pellicola girata con povertà di mezzi. Nella serata conclusiva vi sarà un dibattito sul tema "Don Milani ispiratore della non violenza".
Recensione del libro di M. Pancera.
Si tratta di una recensione del libro di M. Pancera (1987).
Nel convegno di Mestre, i relatori hanno affermato che l’insegnamento di Milani "è ancora valido", a distanza di venti anni.
Nel convegno di Bergamo, promosso dalla CISL, interverrà L. Pazzaglia; mentre a Vertova vi saranno G. Pecorini, M. Lodi, padre Turoldo e G. Catti.
Nella scuola media di Gazzera (Mestre), che a maggio aveva promosso un seminario sulla scrittura collettiva con la partecipazione di Adele Corradi.
A Fabriano le manifestazioni si sono concluse con un recital.
Un resoconto del convegno "Don Milani 20 anni dopo. Qualità e uguaglianza nella scuola di tutti", organizzato a Bergamo dalla CISL, e degli interventi di M. Ballini, M. Rosi e L. Pazzaglia.
Si tratta di una intervista a Fabrizio Fabbrini, in occasione del ventennale della morte di don Milani. Per Fabbrini "la lezione del prete di Barbiana è stata capita". L’articolo è stato ripubblicato nel volume fuori commercio edito dalla CISL di Firenze, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio il 26 giugno 1987.
L’autore è un sacerdote, secondo il quale il "ribelle" Milani ha fanatizzato l’obiezione di coscienza ed ha denigrato la scuola. Si dichiara sorpreso che i cardinali di Milano e Firenze facciano propaganda al di lui catechismo, curato da M. Gesualdi. Afferma che mitizzare il "tradimento" di Milani ai giovani è disastroso. A questa lettera risponderanno altri lettori del giornale.
L’autrice racconta, attraverso i ricordi di tre ragazzi di Barbiana, episodi di vita del "grande sacerdote-educatore a vent’anni dalla scomparsa". L’articolo è stato successivamente ripubblicato nel volume fuori commercio edito dalla CISL di Firenze, contenente gli atti del Convegno di Studio tenutosi in Palazzo Vecchio il 26 giugno 1987.
In questa recensione del libro di M. Pancera, si scrive che l’autore ha fatto il punto, con chiarezza e senza la minima amplificazione, sull’uomo, il prete, l’educatore e il profeta Milani.
Si tratta ancora della stessa lettera apparsa su Gente Veneta.
Una scuola inaugurata dall’on. Tognoli.
Un resoconto del convegno del 24 ottobre "Don Milani 20 anni dopo. Qualità e uguaglianza nella scuola di tutti", organizzato a Bergamo dalla CISL.
Recensione del libro di M. Pancera.
Un convegno a Faenza promosso dalle ACLI, con la partecipazione di G. Catti, G. Battelli e di N. Baglioni e M. Fabbiani, due ex allievi di Milani.
A Bergamo un dibattito con relatori C. Sommariva e A. Canevaro.
Per l’autore, il catechismo scritto da Milani ne "rivela l’attenzione, l’amore ai ragazzi, l’impegno educativo".
Un convegno promosso dalla CISL a Bergamo sul tema "Don Milani 20 anni dopo. Qualità e uguaglianza per una scuola di tutti", non a scopo commemorativo, ma per attualizzare l’esperienza ed il messaggio del priore.
Scrive l’autore che "dalle pagine giornalisticamente ineccepibili e tutt’altro che agiografiche della Fallaci, […] veniva fuori un’immagine concreta dell’uomo che non è quella del prete rosso, né quella dell’integralista che potrebbe piacere oggi a Formigoni […]; ma semmai quella di un uomo di cultura, di grande coerenza e di dialogo serrato, pur in anni in cui questo era tutt’altro che agevole. Dialogo politico, […] non religioso. […] Un uomo di cultura e di grande coerenza […], non senza una vena sottile di autocompiacimento razionale per la scelta compiuta (sacerdozio e povertà) contro le possibilità che il rango sociale di provenienza gli offriva: una scelta che scandalizzava e della quale (anche) per questo si compiaceva". A proposito del Convegno di Vicchio sul tema "Don Milani e l’educazione alla pace", Cardoni sostiene che in esso, pur tra molte cose interessanti, "veniva fuori una fastidiosa retorica antiaccademica, una sorta di ‘accademia dell’antiaccademia’ che è ben altro dagli atteggiamenti polemici di Milani nei confronti degli intellettuali e dei professori universitari".
L’autrice scrive che Milani è "educatore attento, che sceglie gli emarginati, gli espulsi dalla scuola ufficiale", ergendosi a "giudice di una struttura scolastica spietatamente selettiva nei confronti dei più deboli".
Ancora un resoconto della commemorazione di Milani fatta da don A. Prunas.
Se vogliamo capire don Milani, non basta quello che egli ha scritto ma bisogna anche interpretare il suo pensiero. Egli era, secondo l’autore, consapevole che il male contro cui lottare era "l’imperialismo", nelle sue varie forme politiche, culturali, religiose.
Don Milani con la sua scuola ha segnato una pagina importante nella storia della pedagogia. Il libro della scuola di Barbiana è oggi "completamente rimosso dalla cultura e dalla coscienza dei più, nel mondo della scuola e in quello dell’ideologia".
Una recensione del libro di Pancera.
L’autrice riporta brevemente alcune affermazioni fatte nei giorni delle commemorazioni del priore di Barbiana. Vi sono parole pronunciate da padre Balducci a Vicchio il 27 giugno, da A. Pizzinato a Firenze il 26 giugno, da S. Lagomarsini durante la messa in suffragio di don Milani il 26 giugno, ed altri.
L’articolo fa riferimento al convegno tenutosi a Vicchio il 27-28 giugno, per la presentazione del libro di G. Catti Don Milani e la pace.
Secondo l’autrice, ancora oggi il messaggio del priore "conserva l’originale carica di provocazione e di testimonianza", specie nel riconoscimento della contrapposizione tra la cultura della classe dominante e quella delle classi subalterne.
Per l’autore di questa breve commemorazione, Lettera a una professoressa "non è un’opera di educazione, è una denuncia sociale e culturale contro le disuguaglianze che la scuola comune non riesce a superare".
Si afferma che "Don Milani era talmente avversario ad ogni forma di sopraffazioni da legittimare contro di esse la resistenza armata".
Una recensione di Lorenzo Milani: quarant’anni di storia scomoda, di M. Pancera, di cui si ritiene affascinante "l’intervista postuma" al priore.
È una recensione del libro di Pancera (1987), definito molto interessante e condotto con un’analisi scrupolosa.
Dà notizia di un ciclo di incontri a Cremona, sul tema "Per una pedagogia della liberazione". L’autore scrive che nei convegni e sulla stampa molto si è parlato di Milani, ma oggi c’è più che mai il "rifiuto" dell’uguaglianza.
Resoconto del convegno di Faenza sul tema "La Chiesa, i poveri, la pace", in cui Milani è definito "gigante della Chiesa italiana", un prete che educava alla non violenza. Hanno svolto relazioni G. Catti e G. Battelli. A pagina 5 vengono pubblicati alcuni brevissimi brani di Esperienze pastorali, sotto il titolo Don Lorenzo Milani maestro perché prete.
Si dà notizia di una serie di iniziative a partire dal 12 novembre, ricordando che Milani, per aver dato la parola ai poveri è stato emarginato, mentre ora si tenta di annullarne la memoria, e questi incontri servono ad impedire ciò.
La notizia di una serata sul tema "Don Milani, continua la provocazione", per ripercorrere la parabola della vita del grande maestro, emarginato dalla chiesa, vituperato dalle istituzioni, gettato sul banco degli imputati.
Una lettera in risposta a quella di don Cozzi, in cui l’autore afferma che grazie a Milani egli si è chiarito il ruolo del cristiano.
Una lettera in risposta a quella di don Cozzi, in cui l’autore afferma che grazie a Milani egli si è chiarito il ruolo del cristiano.
Un’altra recensione del volume di M. Pancera, il quale, secondo l’autore, "dà rilievo, ma col meno dell’enfasi possibile, al valore unico della sua complessità lineare, di un prete che in ‘Esperienze Pastorali’ anticipa le riforme pastorali del Concilio Vaticano II".
Per l’autore, nonostante il silenzio che vi è stato su di lui in questi vent’anni, le opere di don Milani restano di indiscutibile attualità.
Per l’autore, nonostante il silenzio che vi è stato su di lui in questi vent’anni, le opere di don Milani restano di indiscutibile attualità.
Ancora la recensione del libro Lorenzo Milani: quarant’anni di storia scomoda. Pancera, definito "mazzolariano di fedele intuizione" esplora don Milani, a detta dell’autore, con acume e chiarezza, e "con riferimenti sempre puntuali ed esplicativi sia alle fonti, le opere di Milani, che ai principali saggi che in venticinque anni gli sono stati dedicati".
L’autrice è un’insegnante che risponde alla lettera di don Cozzi del 25 ottobre affermando di aver letto la Lettera a una professoressa appena essa uscì e di averla trovata "globalmente molto valida", in cui alcuni punti "scottavano, ma perché dicevano la verità".
Ancora oggi la figura di don Milani è attualissima, come dimostrano le iniziative di incontri e convegni un po’ ovunque.
Notizia dell’incontro a Badia Polesine (Rovigo) sul tema che dà il titolo al trafiletto.
Una lettera in cui si afferma che quest’anno si celebra il ventennale della morte di Milani "tra l’indifferenza generale".
Resoconto di un incontro-dibattito svoltosi a Chivasso, con scarsa partecipazione di pubblico, sul tema "Don Milani, un messaggio sempre vivo".
Un incontro a Vittorio Veneto sul tema "Obiezione e responsabilità civile in don Lorenzo Milani", promosso da ACLI e Agesci, con l’intervento di F. Milanese.
Una conferenza a Fiumefreddo (Catania), sul tema "Don Milani, un modello di scuola, di impegno sociale".
L’autore replica alle risposte critiche verso la sua lettera ricordando un incontro che padre Centi ebbe col priore il 12 ottobre del 1962, essendo andato a Barbiana assieme a don Poggiali, ed un incontro del Cozzi stesso con Milani a Sequals nel ’61.
Una segnalazione del libro, in cui il prete "scomodo" Milani è definito "tra i più discussi ed ammirati per la sua instancabile opera educativa e di servizio ai poveri, ai piccoli, che la stessa Chiesa non seppe sempre comprendere e aiutare".
Un convegno a Trieste sul tema "L’obbedienza non è più una virtù: i cristiani e la pace", promosso dall’ARCI e dalla Facoltà di Lettere e Filosofia.
A Sarzana, organizzato dalle ACLI, si svolgerà il 21 novembre un incontro sul tema "La proposta educativa di don Milani", con S. Lagomarsini.
Resoconto della conferenza tenuta da S. Neri al Centro Culturale "La Porta" sul tema "La pedagogia di don Milani".
Riporta brani dell’intervento di padre Balducci al convegno a Trieste sul tema "L’obbedienza non è più una virtù: i cristiani e la pace". Ricorda anche la presenza del vescovo Belloni.
Ancora sul convegno a Trieste, promosso dall’ARCI e dalla Facoltà di Lettere e Filosofia.
L’autore racconta di un convegno a Nocera Superiore al quale è stato invitato assieme alla moglie Wilma ed a padre Balducci, in cui la partecipazione attenta e numerosa gli ha fatto capire che "il seme di Barbiana è ben vivo".
Milani ha preteso di applicare alla lettera il Vangelo, di fare una scuola capace di farsi capire da tutti e di dare mezzi e capacità a tutti. È una lunga commemorazione del priore, con riportati brani delle opere e dell’epistolario.
Un convegno a Milano, promosso dal Centro Culturale W. Tobagi.
Lo svolgimento di un incontro svoltosi a Paderno sul tema "La provocazione di don Milani a 20 anni dalla morte", svoltosi con la partecipazione di due ex allievi di Milani.
Ancora una recensione del volume di M. Pancera.
In poche righe riporta la notizia che il n° 4 della rivista Scuola e Professione è interamente dedicato al tema "A vent’anni da Lettera a una professoressa" e che l’ultimo fascicolo uscito di Libertà di educazione si occupa del libro della scuola di Barbiana, riportando tra gli interventi quello di M. Gesualdi.
La notizia di un incontro a Legnago sul tema "Don Milani prete e maestro", a cui partecipa E. Butturini.
Una pagina di resoconto relativa al convegno di Trieste (17-18 novembre) sull’obiezione di coscienza: "L’obbedienza non è più una virtù: i cristiani e la pace a vent’anni dalla morte di don Lorenzo Milani". Al convegno furono relatori E. Balducci e R. La Valle.
In una lettera al Direttore sul problema delle bocciature e della scarsa produttività del sistema scolastico, si ricorda che "il pugno in faccia" di don Milani ha ancora una grande attualità, e costituisce un richiamo al rigore, affinché nella scuola non si sprechino le risorse economiche ed umane.
È la notizia della conclusione del ciclo di incontri al Conventino, con la presenza di S. Antoniazzi della CISL.
Ancora la stessa recensione del libro Lorenzo Milani: quarant’anni di storia scomoda.
Assieme ad altri libri, viene qui brevemente recensita l’opera di Pancera su Milani.
Un incontro a Fiumefreddo (Catania) per ricordare il priore.
Viene riportata qui l’argomentazione dell’autore sui problemi della scuola, con un richiamo a Milani, che seppe porre all’attenzione della società –"torbida e conservatrice"- precedente al ’68, il problema della scuola per tutti. L’esperienza della scuola di Barbiana "costituì una novità rivoluzionaria". Viene anche riprodotto un brano da Lettera a una professoressa ed una breve nota biografica La vita di don Lorenzo Milani.
Resoconto dell’incontro-dibattito di Fiumefreddo (Catania), sul tema "Don Milani, un modello di scuola, un impegno sociale".
Riporta la "lettera a Simona", scritta da Milani il 26 aprile 1956 e consegnata a una coppia di sposi il giorno delle nozze.
È il resoconto di tre giornate di studio organizzate da Pax Christi e dalle ACLI, sul tema "Pace - Solidarietà - Profezia", nelle quali hanno parlato D. Novara e padre Turoldo.
Di nuovo la recensione del libro di Pancera, del quale viene particolarmente apprezzata l’intervista "postuma" al priore.
La lezione di Milani è più che attuale: a vent’anni dalla morte, la sua esperienza offre ancora motivi e stimoli di riflessione. "Intese a pieno l’importanza della lingua come fattore di comprensione della realtà, come veicolo di comunicazione e di uguaglianza sociale".
Si tratta ora di storicizzare don Milani, collocandolo nella storia della chiesa fiorentina di quegli anni.
Polemica contro G. Bencistà, che su Scuola e Didattica aveva definito "nefasta" l’affermazione che la scuola dell’obbligo non deve bocciare.
Don Milani è citato tra i santi, e se ne traccia una stringatissima biografia a pag. 12.
Questo sacerdote scrive in relazione al convegno a cui hanno partecipato M. Gozzini, W. Occhipinti e padre Balducci: a suo parere, nella seconda serata vi sono stati interventi che hanno cercato di mortificare la Madre Chiesa a cui Milani è stato obbedientissimo.
Altra recensione del volume di M. Pancera, in cui si afferma che il libro potrebbe essere un buon testo per le scuole.
Un’iniziativa del Centro Culturale "Don Milani" sta coinvolgendo un intero paese con conferenze, dibattiti, mostre, pubblicazioni.
L’autore di questa recensione del libro di Pancera (1987) scrive che Milani (definito "l’ormai mitico priore di Barbiana") resta il prete più rigoroso e intransigente, ai limiti dell’intolleranza. A proposito di Pancera, l’autore riprende la definizione di "mazzolariano di fedele intuizione" dovuta a N. Fabbretti.
La notizia di due serate organizzate per il 10 e 18 dicembre, con l’intervento di M. Pancera e C. Scurati.
Un’iniziativa a Triuggio, con proiezione del film "Don Milani" e con la presenza di A. Burberi, ex allievo di Milani; il 13 dicembre è prevista anche una testimonianza di padre Balducci.
Il Centro Culturale "Don Milani" di Dorgagli ha ricordato il ventesimo anniversario della morte del priore.
Per l’autore, c’è in Milani il "rifiuto della città" di Sant’Agostino. Milani è una figura complessa, che non può essere inserita semplicemente nel cammino compiuto dai cattolici verso il pluralismo. Si tratta di stralci delle conclusioni dell’autore al convegno di Firenze.
La notizia di una conversazione con Mario e Wilma Gozzini alla Sala della Provincia di Firenze.
Trafiletto con la notizia di un incontro sul tema "Don Milani uomo di scuola", con relatore L. Pazzaglia.
Un trafiletto per dare la notizia di una conferenza in cui M. Pancera presenterà il proprio libro.
Pur non avendo scritto molto, le sue opere sono "ragionate, lucide analisi storiche sulle insipienze di una società". È una lunga commemorazione del priore.
Un trafiletto per dare la notizia di un incontro in cui M. Pancera presenterà il proprio libro.
La notizia di un convegno il 18 dicembre a Vicenza sul tema "Esperienza umana e religiosa di don Lorenzo Milani", con la presenza di M. Gesualdi.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Si parla delle iniziative promosse a Dorgagli per ricordare il priore, e ricorda che tuttora circa centomila ragazzi lasciano la scuola senza aver conseguito la licenza media.
Un trafiletto per dare la notizia di una riflessione sul pensiero del priore, con il tema "Don Milani maestro di libertà, prete dei dimenticati".
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Ad un concorso per studenti delle scuole superiori di Senigallia è stato proposto un titolo che riprende un pensiero di Milani.
Trafiletto con la notizia dell’incontro del 18 dicembre a Vicenza.
Resoconto della conferenza tenuta da S. Neri al Centro Culturale "La Porta" sul tema "La pedagogia di don Milani".
Ampio resoconto della conferenza-dibattito sul tema "Don Milani uomo di scuola" organizzata dalla Gioventù Aclista delle zone di Chiari, Coccaglio, Rovato, con la partecipazione di L. Pazzaglia.
Una conferenza organizzata dalla Cooperativa "Mediterranea ’86" di Fiumefreddo sul tema "Don Lorenzo Milani: un modello di scuola, un impegno sociale".
Un altro trafiletto sull’incontro del 18 dicembre a Vicenza.
Una lunga recensione del libro di Pancera (1987).
Trafiletto sul convegno organizzato dalla CISL e dalle ACLI di Sesto San Giovanni.
La notizia dell’incontro del 18 dicembre a Vicenza.
Ancora la notizia dell’incontro del 18 dicembre a Vicenza.
Un incontro-dibattito promosso dalla FGCI a Monte San Savino, con la partecipazione di M. Gozzini e W. Occhipinti, sul tema che dà il titolo all’articolo.
Un incontro organizzato dal PCI il 19 dicembre a Follonica (Grosseto), sul tema "Don Milani e la sua scuola vent’anni dopo", con la proiezione del film di Ivan Angeli, al quale seguirà un dibattito.
Un incontro sul tema "Don Lorenzo Milani: la profezia della condivisione", con l’intervento di padre Angelo Cupini, secondo il quale Milani è rimasto "un profeta che non si è fatto ammansire".
Un altro trafiletto sul convegno organizzato dalla CISL e dalle ACLI di Sesto San Giovanni.
Si fa il resoconto del primo di due incontri organizzati per ricordare don Milani, al quale ha preso parte M. Pancera; al secondo incontro interverrà C. Scurati.
Riporta brani della Lettera ai giudici.
Per ricordare il priore, brani da Lettera a una professoressa.
In Milani ci troviamo di fronte ad un approccio al problema della fede diverso da quello della teologia, perché è guidato da un intelletto d’amore concreto. Si tratta di una recensione del libro di Pancera.
Milani si rivelò anticipatore dei tempi.
Dà la notizia che settimanale di Pordenone Il Popolo annuncia due iniziative per il ventennale della morte di Milani, tra cui un pellegrinaggio a Barbiana. L’autore commenta scrivendo che nell’aula di Barbiana "c’è tutto don Milani con la sua assenza di soprannaturale –eppure era un prete!– e il suo sociologismo "sinistro"".
Recensione del volume di M. Pancera.
Di uomini come Milani è "facile sbarazzarsene etichettandoli come nostalgici della società rurale". Breve trafiletto tratto dalla recensione apparsa su Il Giorno.
Un convegno su "Don Milani: pedagogia ed impegno civile contro l’emarginazione", con scarso pubblico, a cui hanno partecipato M. Gozzini, W. Occhipinti e padre Balducci.
Si tratta della stessa intervista apparsa su Scuola e Città.
Il metodo educativo di Milani rompeva con la metodologia tradizionale di una scuola selettiva e antipopolare. Articolo non firmato.
Si tratta delle riflessioni di due partecipanti ad un campo studio per giovani studenti napoletani, svoltosi a Barbiana dal 3 al 10 agosto, con la presenza del cardinale Piovanelli. A pagina 23 viene pubblicato anche un riquadro anonimo con una Lettera-preghiera a don Lorenzo Milani.
L’autore, in un editoriale del Corriere della Sera, definisce Milani "malato di fanatismo" e dipinge la sua opera come un grottesco fallimento, poiché si riferiva ad una società che non esiste più.
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Citato in Pecorini (1996, pag. 171).
Si tratta di una raccolta di scritti del priore di Barbiana "scelti col criterio di approfondire la questione sociale" in quei termini con cui veniva impostata nella scuola di don Milani. Il libro è stato edito in occasione del Convegno di studi che gli ha dato il nome, nel ventennale della morte del priore. Contiene brani di Esperienze pastorali; due articoli apparsi su Adesso nel ’49 e ’50; alcune lettere inedite ed altre già pubblicate; contiene inoltre il testo trascritto dalla registrazione della chiacchierata-lezione tenuta a Barbiana negli ultimi giorni di carnevale del ’65 alle allieve della professoressa Adele Corradi. In tale occasione don Milani rivendicava il diritto-dovere della donna a decidere responsabilmente di se stessa, liberandosi dalle varie soggezioni che allora più di oggi la vincolavano. Secondo Giorgio Pecorini (1996) la qualità della trascrizione dal nastro non è però capace di rendere "l’immediatezza e la suggestione" del parlare di don Milani. Completano il volume una presentazione dell’allora segretario nazionale della CISL, Franco Marini, ed una introduzione dello stesso Gesualdi, il quale presentò questo volume al Convegno Nazionale di studio su don Milani tenutosi in Palazzo Vecchio nel giugno del 1987. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Nella prefazione di Giovanni Catti si legge come "molti cristiani avevano veduto la miseria delle parrocchie", "molti cittadini avevano veduto la miseria delle scuole": il priore Milani si mise a descrivere, "in termini brevi, chiari e belli", come fossero miseri i parrocchiani nelle parrocchie e gli scolari nelle scuole. In questo volume, che ripercorre le tappe principali della biografia di Milani, sono riportati tre inediti di Milani, consistenti in una lettera del priore a Franco Gesualdi, che si trovava all’estero, del 18 agosto ’65; una lettera a Pecorini, del 17 dicembre ’62; ed il post scriptum ad una lettera a Vittorio Lampronti, del 16 settembre ’61. Il libro, contiene anche una trascrizione parziale (inedita fino a quel momento e ricavata dalla copia che Giorgio Pecorini aveva depositato presso il Fondo don Milani di Bologna) di un progetto di giornale-scuola, che -è lo stesso Pecorini (1996, pag. 242-243; il testo completo del progetto è alle pagine 244-249) a raccontarlo- don Milani formulò in una risposta a Giorgio Chiaffarino, responsabile della rivista cattolica genovese Il Gallo, il quale lo aveva invitato a scrivere per la propria rivista. Declinandone l’invito, don Milani propose "un giornale scritto da capo a fondo in modo intelligibile", con "articoli di 20 righe sole" ed il resto della pagina formato da note "che sviscerino l’articolino dal punto di vista lessicale, storico, politico, geografico". L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
È una riflessione sull’esperienza del priore di Barbiana che l’autore, un sacerdote, insegnante di Teologia e Filosofia a Patti (Messina), svolge in modo abbastanza puntuale e documentato.
Si tratta di una biografia del priore di Barbiana, arricchita da una serie di belle fotografie di Milani e dei suoi allievi. Sono riportati alcuni articoli e saggi sul priore, scritti da Pasolini, Meucci, Del Buono, Gozzini. Il libro si propone di vedere Lorenzo Milani come uomo e come sacerdote in una determinata società e in un determinato momento storico. Don Lorenzo Milani è stato un "prete nuovo" nell’ambito della scuola, della formazione della coscienza, della pastorale. E, nella sostanza, i tempi lunghi gli hanno dato ragione. L’autore, nato a Bozzolo (Mantova), è stato redattore di Adesso, il quindicinale di impegno cristiano fondato da don Mazzolari. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
L’autrice, ripercorrendo i tempi del pensiero umano dalle origini ad oggi, dedica uno spazio all’esperienza della scuola di don Milani.
Nella presentazione, l’autrice afferma che "don Lorenzo Milani ha scelto di appartenere alla chiesa cattolica e [...] ha mantenuto fede alla sua missione con rigore e coerenza anche se ha espresso più volte il suo dissenso". Relatore della tesi era Paolo Orefice. Essa è reperibile presso il Centro "Don Milani" di Vicchio.
De Luca ha in custodia l’archivio lasciato da Mario Cartoni. Citato in Pecorini (1996, pag. 171).