1990
Citato in Simeone (1996).
Una presentazione, con un dibattito al quale ha partecipato M. Rosi, del volume curato da M. Sorice (l’introduzione è opera del cardinale Piovanelli), contenente gli atti del convegno tenutosi nel 1988 a Calenzano.
Nell’intervista, riproposta in occasione del quinto anniversario della morte di don Bensi, si afferma che Milani "diceva certamente cose giuste, ma le diceva in un modo così prepotente e autoritario da non poter essere accettato dagli altri". Riguardo a Barbiana, don Bensi dice: "E’ vero che don Milani diceva di essere stato mandato lì per punizione, ma questo non è affatto vero; è vero che non c’erano altre parrocchie libere".
L’autore pubblica qui quattro lettere inviategli da don Milani tra il novembre ’65 e l’ottobre ’66. Egli, alla notizia della denuncia seguita alla risposta ai cappellani militari, pur non condividendo "il tono dello scritto e il modo antistorico di presentare la storia italiana", spedì a Milani un biglietto d’augurio in vista del processo. Nella corrispondenza seguente, il priore, saputo essere il Berardi preside in un istituto magistrale, lo invitò a venire a Barbiana, accompagnando l’invito con un giudizio estremamente negativo sulla scuola che sforna i maestri. Il Berardi declinò l’invito.
Una lunga e favorevole recensione dell’epistolario curato da Battelli.
-¥-
Sotto questo titolo, viene riproposta la recensione ad Esperienze pastorali pubblicata su Testimonianze nel ’58, assieme ad un altro testo in cui Balducci ritorna sul tema del primo libro di Milani, affermando che il limite di don Lorenzo è di "credere che basti dare la parola per liberare un uomo", mentre invece "occorre mettere mano ai meccanismi dello sfruttamento e cioè occorre una dimensione politica". Questo testo è inserito negli Atti del Convegno A trent’anni da "Esperienze pastorali" di don Lorenzo Milani, tenuto a Calenzano il 16-17 dicembre 1988, editi in un volume curato da Michele Sorice (1990).
Questo libro, edito con il patrocinio e il contributo della Regione Toscana, è il terzo, in ordine di pubblicazione, tra i volumi organici di epistolario finora apparsi. Si tratta di un volume difficile da reperire, dopo la chiusura della Marietti, il cui magazzino libri è stato rilevato da Il Mulino. Vi sono ristampate le 176 lettere del libro curato da Alice Comparetti (1973), con l’aggiunta di altre 250 del tutto inedite. Si tratta di un lavoro condotto con un "rigore filologico spinto qualche volta fino alla pignoleria", come afferma Pecorini (1996), che comunque lo definisce un lavoro enorme e fruttuoso. Nelle sue note alla raccolta epistolare, Battelli pubblica alcuni brani di lettere che don Milani inviò a Giorgio Pecorini che documentano l’interesse del priore per il libro-inchiesta La suora - La monaca, che lo stesso Pecorini aveva pubblicato nel ’61 presso l’editore Vallecchi. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Citato in Simeone (1996).
Citato in Simeone (1996).
Citato in Simeone (1996).
Il libro porta una prefazione dell’arcivescovo di Firenze Piovanelli, nella quale è scritto che Milani ha accettato di "soffrire per la Chiesa e dalle sue stesse mani", e di come questo sia "il segno misterioso e inconfutabile del Profeta". L’arcivescovo scrive anche che, per aver spinto la Chiesa ad aprire gli occhi sulla situazione concreta della gente, di questo "gli siamo riconoscenti". In questo stesso volume viene riportata la relazione di padre Balducci al medesimo convegno, in cui egli afferma di ritenere "melanconico" che si celebrino i profeti "quando essi sono ridotti in polvere". Le relazioni al convegno sono di Gaetano Arfè e Giuseppe De Rosa, per la prima giornata; di Ernesto Balducci, Corso Guicciardini, Margherita Guidacci e Tito Centi, per la seconda giornata. Alla tavola rotonda partecipano Gennaro Acquaviva, José Luis Corzo Toral, Riccardo Gori, Maria Eletta Martini e Silvano Nistri. Tra il materiale pubblicato nel libro, è di sicuro interesse la lettera -datata 20 dicembre ’58- dell’arcivescovo Florit a Vittorio Zani (editore di Esperienze pastorali) in cui si "comunicava" di ritirare dal commercio il libro di Milani; sull’argomento viene anche pubblicata una lettera inedita del priore a Maresco Ballini, datata 24 settembre ’58. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Nella presentazione, l’autrice afferma che il suo lavoro mostra come "a partire da condizioni sociali precarie, quali erano quelle di San Donato a Calenzano e di Barbiana, don Lorenzo abbia progressivamente lavorato per "dare la parola" ai poveri e per promuovere in loro una cultura al servizio di altri poveri". La tesi della Calicchia è reperibile presso il Centro "Don Milani" di Vicchio di Mugello.
1991
L’articolo, ripubblicato con qualche modifica da Simeone (1996), ricorda il funerale di Milani ed altri episodi.
Una recensione dell’epistolario curato "esemplarmente" da Battelli.
Una lunga recensione dell’epistolario curato da Battelli, assieme al resoconto della presentazione fattane il 6 febbraio a Firenze con gli interventi di A. Riccardi, don R. Rossi, M. Toschi, M. Ranchetti e G. Pecorini.
-¥-
Citato in Simeone (1996).
Una tesi che l’autrice ha discusso con relatore E. Butturini, e che nel 1992 ha ricevuto il premio "Veneto per la pace". La notizia è in un trafiletto pubblicato anonimo sul giornale L’Arena del 25 marzo 1992.
1992
L’autore si domanda se esista una metodologia educativa coerente con la non violenza, e porta ad esempio anche quella di don Milani.
Una recensione dell’epistolario curato da Battelli (1990).
Una recensione dell’epistolario curato da Battelli (1990), che colma le lacune di quello del 1973, aggiungendovi 256 lettere inedite.
Un intervento nella polemica aperta dall’articolo di Vassalli (1992). A 25 anni dalla morte Milani è sottoposto a un nuovo processo, iniziato con il libro di Berardi.
Si tratta di alcuni stralci dalla risposta ai cappellani militari e dalla Lettera ai giudici.
Altri stralci dalla Lettera ai giudici.
Per l’autore, nella lettera di Milani ai cappellani militari è contenuto "un messaggio di valore universale". Nello stesso numero del giornale, viene ripubblicata integralmente la lettera di Milani ai cappellani militari, in una pagina intitolata Elogio dell’obiezione.
Si afferma che don Milani viene considerato un santo da G. Alberigo, docente all’università di Bologna.
L’articolo parla di un incontro tra Adele Corradi e la Comunità della Escuelita di Salamanca, per diffondere l’esperienza di scrittura da cui è nata Lettera a una professoressa.
Annuncio di un convegno il 17 marzo a Roma, su "L’attualità di don Lorenzo Milani maestro scomodo di umanità", con tavola rotonda a cui partecipano P. Scoppola, L. Elia, L. Corradini, M. G. Principato.
Annuncio del convegno tenutosi il 17 marzo a Roma sul tema "L’attualità di don Lorenzo Milani maestro scomodo di umanità", con tavola rotonda a cui partecipano P. Scoppola, L. Elia, L. Corradini, M. G. Principato. Per l’autore, Milani "testimonia quanta religiosità è presente nell’anima di chi rifiuta il limite delle buone intenzioni e dell’ipocrisia dei propositi solamente interiori".
Notizia di un film in preparazione sulla figura di don Milani, con la sceneggiatura di Rulli e Petraglia.
Dà notizia di un film in preparazione sulla figura di don Milani, con interprete Vittorio Mezzogiorno. Milani è definito "prete rifugiato nel Mugello, lontano da tutti, per cominciare una microrivoluzione culturale che ha influenzato la fine degli anni Sessanta".
Notizia del film in preparazione sulla figura di don Milani.
Dando la notizia del film sulla figura di don Milani, l’autore si chiede se Milani era un comunista in tonaca, agitatore sociale, educatore, precursore di un cattolicesimo impegnato, o semplicemente un prete che credeva nella sua missione tra gli ultimi.
Notizia di un film in preparazione sulla figura di don Milani, con la sceneggiatura di Rulli e Petraglia.
Notizia del film sulla figura di don Milani.
Per l’autore il ruolo di don Milani nella società degli anni ’50-’60 non è limitato al campo religioso ed ecclesiale nel quale ha avuto un ruolo da protagonista.
Una lettrice scrive a proposito di Milani e del film su di lui in preparazione da parte di Rulli e Petraglia.
L’autore ricorda alcuni particolari giovanili della figura del priore e del proprio incontro con Neera Fallaci, che stava preparando il lavoro su Milani da pubblicare su Oggi.
Si dà notizia della trasmissione, alle ore 9 su RaiDue, del programma realizzato sulla figura di Milani dalla LAIN Cinematografica di Prato, con la regia di L. Castellani.
Nell’omelia del cardinale vi sono pesanti parole contro l’apparato distributore di raccomandazioni, poltrone e privilegi. Lancisi cita il cartello con scritto I Care appeso nella scuola di Barbiana.
Si annuncia che il 26 giugno a Barbiana verrà celebrata una messa da parte del cardinale Piovanelli.
Recensione del libro di Calicchia-Lanfranchi (1990), tratto dalla tesi di licenza della prima.
In questo articolo, l’autore anticipa sinteticamente le tesi e le conclusioni del suo libro (1992b).
L’autore ricorda l’impatto del libro di Barbiana con la società italiana della fine degli anni ’60, ed auspica "un’altra scuola di Barbiana" per ricordare il dovere morale dell’attenzione agli ultimi.
La notizia di una mostra-documento su don Milani all’oratorio di Pomarance (Pisa), con proiezione di un film sul priore ed un dibattito con la partecipazione di G. Pecorini.
Gli autori ricordano che Milani a San Donato condivise i bisogni spirituali e materiali dei giovani del popolo, schierandosi al loro fianco nella vertenza con gli industriali tessili.
Viene ricordata la figura del priore a venticinque anni dalla morte.
In questa commemorazione del priore viene anche ricordata la prima visita a Barbiana del regista D’Alessandro. Secondo l’autore, "don Lorenzo aveva capito più di ogni altro la realtà del suo fallimento. Ma era anche consapevole di ciò che rappresentava in chiave cristiana".
L’autore parla degli ex ragazzi di Barbiana.
Si dà notizia che il 22 maggio del ’91 è stato presentato a Trieste un volume che contiene l’edizione critica di importanti fonti milaniane, e che il 9 giugno si terrà un seminario di studio sul tema "Don Milani: 1967-1992". Verrà anche proiettato un documentario prodotto dalla TV del Canton Ticino.
Recensione al libro omonimo di De Vanna (1992)
L’autore scrive che le "indignazioni" di Milani sono state bibliche, degne di un profeta che abbia un piede nel Vecchio e uno nel Nuovo testamento.
Si parla di un convegno promosso dall’ITC di Tradate, con la partecipazione di Scurati e di A. Burberi, ex allievo di Milani.
L’autore indica tra i meriti della Lettera a una professoressa quello di essere "un classico della nostra letteratura", per la sua rara autenticità e "la sua cifra stilistica originale, con una sua tradizione letteraria alle spalle". Questo aspetto viene giudicato nell’articolo come non meno importante della forte denuncia sociale e politica contenuta nella Lettera, ma purtroppo poche volte sottolineato. Secondo l’autore la Lettera ebbe il merito di denunciare il fatto che la scuola statale "affrontava la diseguaglianza sociale semplicemente ratificandola", ignorandola. La selezione scolastica trattava le diseguaglianze sociali come differenze cromosomiche, naturali.
L’autore scrive in ricordo del priore e pubblica articoli analoghi nello stesso giorno su altri giornali locali e riviste (Il Cittadino Oleggese, L’Azione di Novara, L’Informatore, Il Verbano).
Si dà notizia della commemorazione che si svolgerà il 26 giugno a Barbiana.
Si dà notizia di un incontro-dibattito sul tema "Don Lorenzo Milani 1967-1992; uomo maestro, testimone", al quale interverranno d. Rosati, M. Maraviglia e F. Gentiloni.
Un convegno il 26 e 27 giugno ad Udine dal titolo La parola e la memoria, con la partecipazione di J. L. Corzo Toral.
Si scrive di Milani: "lo scomodo di ieri fu profeta per l’oggi".
Si parla della lettera di La Pira al cardinale Ottaviani in cui si difende Esperienze pastorali.
Viene pubblicata una lettera inedita del sindaco di Firenze al cardinale Ottaviani, a difesa di Esperienze pastorali. Si ricorda anche che nel convegno tenutosi per il ventennale della morte di Milani, Michele Gesualdi definiva il priore "un prete che ha tentato di applicare il Vangelo senza compromessi né alibi".
Per l’autore, le ricerche su Milani consentono oggi di evitare l’uso ideologico di una figura così "multiversale", per la quale non sembra esagerato l’epiteto di profeta.
L’articolo parla della lettera inedita di La Pira al cardinale Ottaviani, in cui difendendo Esperienze pastorali si afferma che "il libro è crudo, ma generoso e vero [...] e malgrado tutto ha fatto e fa un immenso bene".
Si annuncia la prossima commemorazione, alla presenza del cardinale Piovanelli.
Si dà notizia della prossima commemorazione, alla presenza del cardinale Piovanelli.
Notizia della commemorazione, con la presenza del cardinale Piovanelli.
Dando notizia della prossima commemorazione, si definisce Milani autore di libri il cui significato mantiene piena attualità.
Un incontro in parrocchia per ricordare il priore leggendo brani delle sue opere.
Nel dare notizia della commemorazione alla presenza del cardinale Piovanelli, si ricorda la lettera inedita di La Pira al cardinale Ottaviani in difesa di Esperienze pastorali.
Un incontro-dibattito su "Don Milani 1967-1992. Uomo-Maestro-Testimone" organizzato a Settignano (Firenze). Una manifestazione a Calenzano promossa dal comitato formato dagli ex allievi del priore.
La commemorazione alla presenza del cardinale Piovanelli.
Nel dare notizia dell’incontro di Zugliano, si ricordano anche altre due iniziative ad Udine nei giorni successivi.
Un convegno a Udine sul tema L’esperienza di don Milani a 25 anni dalla morte.
Un convegno che vuole offrire un nuovo percorso di ricerca del sacerdote fiorentino. Vi sarà anche rappresentato lo spettacolo La parola e la memoria.
Un incontro con l’intervento di don Mazzoni e di ex alunni di Barbiana.
Per l’autore, don Milani resta una testimonianza viva e luminosa, che può stimolare tutti coloro che intendono "far strada ai poveri".
Per l’autore si dovrà tornare a fare i conti con la figura di Milani, tutta impegnata a portare in primo piano la parola.
Si dà notizia della commemorazione a Barbiana.
Si dà notizia del Convegno ad Udine, con la partecipazione di G. Battelli (Don Milani e la chiesa del suo tempo), J. L. Corzo Toral (L’educazione non violenta e la pedagogia milaniana), G. Catti (L’educazione alla persona cosciente), A. Papisca (La problematica dei diritti umani da don Milani a oggi), M. Reguzzini (Don Milani e il diritto all’istruzione), A. Drago (Problematiche del conflitto), A. Nanni (Diritto all’uguaglianza) e F. Milanese (Don Milani e la cultura della pace). Un ampio resoconto degli interventi sarà pubblicato nel numero di La Vita Cattolica del 4 luglio, ad opera di A. Lanfrit (1992), in un articolo dal titolo Don Milani sempre con gli ultimi.
Un incontro organizzato dal Gruppo Don Milani di Calenzano, sul ruolo della TV nell’educazione dei giovani.
Per l’autore, il "profeta dei poveri" è scambiato troppo spesso per quell’intellettuale che poteva essere e non è mai stato, per precisa scelta.
La relazione, pronunciata a braccio e registrata, viene pubblicata sul quotidiano del PCI su segnalazione di Giorgio Pecorini, dopo la morte dell’autore. Essa inizia affermando che, se alcuni dei dati concreti dai quali è nato il libro Lettera a una professoressa si sono un poco sfocati col tempo, tuttavia il libro ha acquistato il valore "di una immensa e mirabile metafora del tempo nuovo". Padre Balducci parla anche delle "Barbiane del mondo", le quali dicono a noi occidentali che "ci comportiamo come se il mondo fossimo noi". Questa relazione è stata ripubblicata anche in Gennari (1995).
Si ricorda che è il giorno della commemorazione di Milani, con la presenza del cardinale Piovanelli.
Per l’autore è utile chiedersi cosa è rimasto nella nostra coscienza della straordinaria apparizione di Milani "nel cielo turbato" del cattolicesimo di quegli anni. Un articolo di cui un denigratore di don Milani, A. Cotturone (1997) scriverà parlando di "tono panegiristico".
Del Buono scrive: "se non sono ateo è perché ho avuto la fortuna di conoscere preti come don Mazzolari, don Lorenzo Milani, Davide Maria Turoldo, per cui essere ateo mi è stato impossibile".
Don Milani ha attuato una personale pedagogia della liberazione, e l’autore afferma di essersi ispirato a lui.
Secondo l’autore, a 25 anni dalla morte non si parla più di Milani.
L’autore definisce Milani "un figlio dell’illuminismo, giunto a turbare la quiete di un mondo fermo".
Per l’autore, l’esperienza breve, intensa, cruciale di don Milani permane ignota ai più.
L’autore ricorda che il primo a recensire Lettera a una professoressa fu Pasolini, che lo definì "un libro che mi è piaciuto immensamente, mi ha tenuto sospeso tra le risate e i groppi alla gola".
L’autore definisce un paradosso il fatto che da un parroco inviato in esilio in un angolo oscuro di montagna sia partita una scintilla che ha in parte capovolto il secolare senso dell’insegnare.
L’autore afferma che per anni il prete scomodo ha fatto comodo a molti, ed oggi è come un monumento tenuto in disparte.
Per l’autrice di questo articolo apparso nel numero monografico interamente dedicato a Milani, ripercorrendo gli scritti del priore risulta evidente lo stretto legame del suo ruolo di maestro con la sua scelta sacerdotale.
Si dà notizia di un incontro il 10 luglio sul tema "Don Milani e il suo tempo" presso il salone CISL di Bergamo.
Una rievocazione con messa celebrata dal cardinale Piovanelli, apparsa sul numero monografico interamente dedicato al priore.
Si tratta di un’intervista a Michele Gesualdi, chiamato a commentare il fatto che poche ore più tardi il cardinale Piovanelli avrebbe celebrato a Barbiana una messa per il venticinquesimo anniversario della morte di Milani.
L’autore ritiene che uno dei maggiori pregi di Milani sia stato quello di non rinnegare mai la sua scelta di maestro, anche quando arrivavano segnali di inopportunità sul suo essere prete-maestro.
Si dà notizia della commemorazione a Barbiana.
Aprendo il convegno su Milani, il rettore Frilli dell’Università di Udine lo definisce uno di quei personaggi che più di altri scossero in profondità un periodo storico.
Articolo di cronaca in occasione della messa tenuta per commemorare il venticinquesimo anniversario della morte di don Milani. In tale circostanza il cardinale Silvano Piovanelli aveva pronunciato frasi di chiara riabilitazione del priore di Barbiana, che sono riportate in questo articolo. Piovanelli aveva affermato che Milani non era solo un ricordo, ma che "i suoi scritti rimangono per tanti un punto di riferimento che stimola la riflessione e l’impegno". Inoltre aveva parlato di "chiarissimo anticipo sui tempi", a fronte di una "lentezza al futuro" da parte della Chiesa.
L’autore, un sacerdote, si domanda se è forse perché don Milani dava lezioni di vita che è assente dagli esami di maturità.
L’autrice riporta le opinioni di Berardi, Baget Bozzo e Marco Boato su Milani.
L’autrice scrive, commentando la commemorazione fatta da Piovanelli a Barbiana, che Milani "è tornato al centro della chiesa ieri pomeriggio. Ne era stato messo ai margini 38 anni fa".
L’autore scrive che Milani capì che "la comunicazione è uguaglianza, non la ricreazione".
L’autore fa la cronaca della commemorazione tenutasi a Barbiana, e riporta brani dell’omelia del cardinale Piovanelli.
Si dà notizia della messa celebrata dal cardinale Piovanelli a Barbiana, e si afferma che sono finiti gli anni di quanti credettero di poter fondare (senza scrupoli) le proprie scelte ideologiche sul nome e sull’opera del priore.
Una cronaca della commemorazione tenuta a Barbiana e dell’omelia del cardinale Piovanelli.
Milani è definito "sempre fedele al Vangelo: fu un errore averne fatto un ribelle".
Nel corso del convegno su Milani la riflessione ha riguardato anche la valutazione di quanto resta nella scuola italiana dell’esperienza di Barbiana.
Concluso il convegno di Udine sul tema "L’esperienza di don Milani a 25 anni dalla morte".
Trafiletto per dare notizia dell’incontro sul tema "Don Milani e il nostro tempo" organizzato per venerdì 10 luglio.
L’autore afferma che tutta la vita di Milani è stata una lezione.
Un convegno a Firenze, presente E. Bernabei, sul ruolo della TV nell’educazione dei giovani. Il convegno è organizzato in occasione del 25° anniversario della morte di Milani.
Ricorda il convegno svoltosi ad Udine il 26 e 27 giugno per iniziativa dell’Università.
Lettera a una professoressa è stato il libro per eccellenza di una generazione che si preparava alla contestazione di una scuola a misura dei ricchi.
Si afferma che "è forse ora di rileggere" gli scritti di don Milani, poiché il suo pensiero si è tradotto "nel lassismo e nel maleducato menefreghismo", anche se il bilancio da trarre non è affatto fallimentare.
Si afferma che Milani continua a turbare le coscienze di laici e cristiani a 25 anni dalla morte.
L’autore afferma che da Barbiana don Milani fece cambiare in poco tempo dei potenziali sudditi in cittadini consapevoli. Citando Baget Bozzo, l’autore scrive che occorre estirpare ogni retorica che inevitabilmente spunta sulla tomba dei morti.
Milani è definito "un grande esempio di educatore" che si è speso a favore degli ultimi.
L’autore definisce don Milani "maestro improvvisato e sbagliato", "manesco e autoritario", oltre che manipolatore di coscienze e falsificatore di statistiche (con riferimento in particolare a quelle sulla mortalità scolastica), e sostiene che Lettera a una professoressa è "un atto di calcolata falsificazione della realtà e di violenta demagogia […] che si abbatté come un uragano sulla scuola di Stato". Pecorini (1996) definirà questo articolo come costruito "con un impasto di ignoranza e di pigrizia".
Trafiletto che ricorda la manifestazione organizzata dalla CISL il 26 giugno a Barbiana, con una messa celebrata dal cardinale Piovanelli.
Una dura risposta al violento attacco contro don Milani contenuto nell’articolo di Vassalli (1992), che secondo l’autore "ha davvero toccato il fondo della mistificazione".
Secondo l’autore, don Milani ed i suoi alunni denunciarono con Lettera a una professoressa "il male antico della scuola di base italiana", che ancora venticinque anni più tardi continua a perdere per strada, senza far loro terminare l’obbligo, una percentuale di allievi che in alcuni grandi centri del meridione arriva fino al 30-35 per cento. Ma Milani non va confuso con la contestazione del ’68.
Valutando positivamente gli scritti di Berardi (1992b) e Vassalli (1992) su don Milani, si afferma che Lettera a una professoressa imperversò nelle nostre scuole con effetti nefasti, ed i "campioni dell’asinocrazia" trovarono in quel libretto la propria bibbia. L’autore pubblicherà un articolo analogo su Il Quotidiano di Foggia del 7 luglio.
Una dura critica del libro di Berardi (1992b) e dell’articolo di Vassalli (1992), ai quali viene contrapposta l’omelia pronunciata dal cardinale Piovanelli sulla tomba di Milani.
Il problema di un ragazzo non ammesso per due volte consecutive all’esame di licenza media.
È una lunga intervista da parte di una ex allieva divenuta giornalista a Vera Spadoni, la professoressa a cui era diretta la Lettera, in cui lei afferma che "quel prete ai ragazzi fece più male che bene [...] quei ragazzi non sapevano tenere la penna in mano". La Spadoni era già stata intervistata da Adriano Sofri per Panorama il 2 agosto 1987. Nella stessa pagina del giornale appare l’articolo di G. Vattimo Un gioco sbagliato.
È una risposta all’articolo di Vassalli (1992), in cui Tutino ricorda episodi della sua amicizia di anteguerra con Milani.
Una delle numerose repliche al libretto di Berardi ed all’articolo di Vassalli (1992), in cui si afferma che c’è forse un tentativo di una resa dei conti "che sembra essersi scatenata contro la cultura di sinistra in questi ultimi tempi". L’articolo appare assieme all’intervista rilasciata da Vera Spadoni a G. Simoni.
Milani fu discusso, incompreso, strumentalizzato, oggi come ieri.
Questa intervista a Geno Pampaloni è una delle numerose repliche ospitate da La Repubblica in risposta all’articolo di Vassalli (1992), ed è una delle tante testimonianze a favore del priore di Barbiana. Pampaloni dice che le accuse di Vassalli non rendono giustizia ad una personalità complessa e suggestiva quale quella di Milani.
A proposito delle polemiche provocate dagli scritti di Berardi (1992 e 1992b) e Vassalli (1992), l’autore scrive che viene il sospetto che i difensori di don Milani "siano scesi in campo senza aver letto il libro di Berardi", e che "molti preti di campagna hanno gli stessi meriti" di Milani, senza per questo mandare comunicati ai giornali.
L’autore scrive che ci sono passioni che fanno fatica a spegnersi, e che Milani fa ancora discutere. Auspica che questa discussione (riferimento alla polemica provocata dagli scritti di Berardi e Vassalli) non faccia dimenticare "i problemi veri".
L’articolo si inserisce nelle polemiche seguite all’articolo di Vassalli (1992), ed è una presa di posizione contro la figura di Milani, affermando che "la stagione è favorevole allo sgretolamento dei miti".
Una delle numerose repliche all’articolo di Vassalli (1992), in cui si afferma che il libro di Milani ha contribuito a squarciare la cortina dell’oscurità, proprio in quelli che Vassalli ha definito "anni buii".
Si ricorda la polemica provocata dagli scritti di Berardi e Vassalli, e la "mitica professoressa" che ha sostenuto in un’intervista che lei li boccerebbe di nuovo, i ragazzi di Milani.
L’autore si rallegra che gli attacchi di Berardi e Vassalli a don Milani abbiano ricevuto numerose risposte, perché "la memoria del prete-maestro è intoccabile".
Questo articolo è una delle numerose repliche ospitate da La Repubblica in risposta all’articolo di Vassalli (1992), e vi si sostiene che don Milani si ricollega alla pedagogia del socialismo prefascista, della quale non si trovano tracce degne di nota nella sinistra sindacale e politica di oggi.
Ancora una critica del libro di Berardi (1992b) e dell’articolo di Vassalli (1992), definiti "attacchi denigratori" contro il prete di Barbiana.
Un resoconto ampio del convegno tenutosi a Udine nel mese di giugno e degli interventi di Battelli, Catti, Reguzzini, Milanese e altri.
Si sostiene che anche in Svizzera Lettera a una professoressa ha rappresentato un punto di riferimento importante e positivamente significativo.
In polemica con Vassalli (1992), si sostiene che Milani può essere insultato, ma le sue verità restano. Per l’autore si tratta oggi, in vista di una scuola multirazziale anche nel nostro Paese, di "non smarrire la verità di don Milani". Occorre infatti puntare ad una scuola che sia insieme di massa e di alta qualità; che sia rigorosa, ma non selettiva. Se questo obiettivo non viene raggiunto, allora sarebbe meglio chiuderla, la scuola.
L’autore afferma che il suo precedente articolo su Milani ha fatto più "chiasso" di quanto egli avesse pensato. Milani "insegnava il linciaggio di un nemico, che non era vero nemico". Conclude sostenendo che i miti, quando non cadono da soli, è meglio lasciarli dove sono, finché il tempo li cancelli. Con la ragione non si può "aprire gli occhi a chi sogna e vuole continuare a sognare".
Un lungo articolo in ricordo del priore a 25 anni dalla morte.
Si afferma che don Lorenzo, per la sua unicità, resterà indimenticabile.
Questa nota è una delle numerose repliche ospitate da La Repubblica in risposta all’articolo di Vassalli (1992), ed è stata scelta tra le tante testimonianze a favore del priore di Barbiana.
Don Milani è ancora un maestro ma per pochi, mentre la sua è una memoria che deve essere ravvivata, perché può dirci ancora molte cose.
Questa lettera apparsa nella edizione fiorentina del giornale è una delle numerose repliche ospitate da La Repubblica in risposta all’articolo di Vassalli (1992).
Una critica del libro di Berardi (1992b) e dell’articolo di Vassalli (1992), ai quali viene proposto di leggere le opere del priore, prima di discuterlo.
Parla della partecipazione del cardinale Piovanelli alla commemorazione di Milani a Barbiana del 26 giugno.
Un lungo intervento sulla polemica aperta dall’articolo di Vassalli (1992), in cui l’autore scrive che "la requisitoria di Vassalli […] risponde al vero".
Ricordando l’omelia di Piovanelli a Barbiana del 26 giugno, si scrive che don Lorenzo Milani non è solo un ricordo, ma un punto di riferimento che stimola la riflessione e l’impegno.
Commentando il convegno organizzato con il concorso del Gruppo Don Milani di Calenzano, si sostiene che Milani intuì l’importanza dei mass media e l’esigua possibilità dei giovani di fare uso positivo di tali mezzi.
Ancora un intervento nella polemica suscitata dall’articolo di Vassalli (1992).
L’autore, facente parte di Avanguardia Teatrale, ricorda il suo viaggio a Barbiana avvenuto a 25 anni dalla morte del priore.
Un intervento nella discussione aperta dall’articolo di Vassalli (1992), in cui si polemizza con Vattimo e si sostiene che se fino a don Milani l’ignoranza rimaneva un doloroso handicap, da lui in poi diventa un motivo di orgoglio.
L’autore risponde a Vassalli (1992), scrivendo che egli ha "aperto e chiuso male" una polemica arrogante e infondata su don Milani; definisce inoltre "libello" il lavoro di Berardi (1992b). A queste critiche replicherà, in chiusura dell’articolo, Berardi sul n° 6 di Nuova Secondaria del 15 febbraio ’93.
Un duro intervento contro l’articolo di Vassalli (19992), che è definito "un contributo all’aria reazionaria che spira".
L’autore afferma che nessuno può negare che Lettera a una professoressa abbia dato uno scrollone necessario all’istituzione scuola, e che farne risalire il posteriore deterioramento al libro è un "travisarne lo spirito".
Il ministro della P.I. Russo Jervolino intervenendo al dibattito sulla figura e l’opera di don Milani, ne sottolinea la visione profetica.
Un trafiletto che annuncia la conclusione di un corso sui profeti di Firenze (La Pira, Milani, Facibeni), nel 25° della morte di Milani, guidato da don A. Nesi.
Riprende la notizia della messa officiata a Barbiana da Piovanelli il 26 giugno.
Nel ricordare l’attacco di Vassalli (1992) a don Milani, si sostiene che il priore era un grande maestro di vita.
Intervento nel dibattito sugli articoli di Vassalli (1992) e Vattimo. L’autore sostiene di dubitare che i difensori di Milani ricordino il libro del priore, che Berardi (1992b) ha criticato per aver teorizzato in maniera rozza la scuola.
Al Comune di Vetralla, un consigliere propone una giornata di studio sulla figura del priore, alla luce del dibattito provocato dall’articolo di Vassalli.
Un ricordo del priore, definito "scomodo, controcorrente, vigoroso, lucido, obbediente, libero".
Polemizza contro l’articolo di Airò apparso sullo stesso giornale il 26 giugno, e con Vassalli.
L’autore interviene contro il libro di Berardi (1992b), che definisce un vero e proprio pamphlet, carico di animosità contro il prete-maestro.
L’autore interviene ancora contro l’articolo di Vassalli (1992).
Si riportano gli interventi degli allievi di San Donato contro il libro e gli articoli di Berardi e Vassalli ed i loro giudizi aspramente negativi dell’opera del priore.
Interviene nel dibattito seguito all’articolo di Vassalli (1992), che riassume assieme alle posizioni del libro di Berardi ed all’intervista a Vera Spadoni, la professoressa della Lettera.
Milani deve aver mantenuto la sua capacità di sconvolgere, se a 25 anni dalla morte si è aperta una accesa discussione sulla sua opera.
Un pellegrinaggio della Comunità di Gaggio a Santa Fiora e Barbiana.
Interviene nel dibattito seguito all’articolo di Vassalli (1992), sostenendo che il merito della Lettera è stato quello di dimostrare il carattere classista della scuola, mentre Berardi e Vassalli fanno una "rilettura infamante" del passato.
Riferisce del convegno organizzato dalla CISL per ricordare il priore, con la partecipazione di A. Rocchetti.
Ricorda la messa celebrata a Barbiana il 26 giugno dal cardinale di Firenze.
Recensione al libro di De Vanna (1992).
Una quasi-recensione al libro di Berardi (1992b), del quale però si sbaglia il titolo.
Interviene nel dibattito seguito all’articolo di Vassalli (1992), scrivendo che Milani non ha bisogno di essere difeso da "libertini della parola", perché la sua figura appartiene ormai alla storia.
Un intervento nel dibattito provocato dall’articolo di Vassalli (1992), di cui vengono riassunte le posizioni, assieme a quelle di De Mauro e Pampaloni.
Un intervento nel dibattito provocato dall’articolo di Vassalli (1992), definito "feroce", additando in Milani il responsabile dei mali della scuola.
Per l’autrice, che scrive al direttore del giornale, la voce di Milani era un grido nel deserto, di uno che non può identificarsi con nessun potentato mondano. Afferma che Pampaloni (il quale le risponderà il giorno successivo) ha citato erroneamente il priore.
Citato da Bini (1992) come uno degli interventi di parte cattolica su Milani.
Si ricorda che il mensile Schede, edito dal Centro di Documentazione di Pistoia, ha ripreso una monografia di M. Maraviglia su Milani.
Un intervento nel dibattito provocato dall’articolo di Vassalli (1992), di cui si afferma che dimostra di non avere conoscenza del mondo dove il sacerdote operava.
Barbiana è definita "scuola esemplare".
Ricorda (e ne riporta dei brani) l’omelia di Piovanelli a Barbiana, durante la commemorazione del 26 giugno.
Secondo l’autore, prima politologo e vicino agli ambienti del PSI, poi parlamentare con il "Polo" berlusconiano, negli scritti di Milani non vi sono mai "accenni spirituali"; essi mancano di teologia e di mistica. Egli mette anche in dubbio che gli scritti del priore siano un documento cristiano. In don Milani, Baget Bozzo riconosce una negazione della mediazione politica e istituzionale, e ritiene che per lui il sacerdozio non fosse altro che "uno strumento per avere autorità sociale, per essere il capo di Barbiana". L’autore contrappone Milani al teologo brasiliano Leonardo Boff, il quale, secondo Baget Bozzo, è partito "dalle dimensioni teologiche e spirituali proprie del cristianesimo". Concludendo, afferma che il libro di Berardi (1992b) "fa giustizia del mito di don Milani pedagogo".
Intervenendo nel dibattito provocato dall’articolo di Vassalli (1992), l’autore afferma che non si può negare che oggi la scuola è più democratica e più dialettica e ciò si deve agli stimoli di don Milani e di altri come lui.
Ricordando l’omelia di Piovanelli a Barbiana, il 26 giugno, l’autrice scrive che i dibattiti e le reazioni violente e risentite che don Milani suscita ancora oggi ne denotano la capacità provocatoria e singolare nella chiesa e nella società degli anni ’60-’70.
Un intervento nel dibattito provocato dall’articolo di Vassalli (1992), di cui si afferma che gli attacchi a Milani sono polemiche fuori tono, frutto di nevrosi intellettuali.
L’autore scrive che in questi 25 anni nessuno è riuscito ad afferrare la figura di don Milani. Si riporta anche un’intervista a Michele Gesualdi.
Risponde a S. Giacomini, chiedendo scusa per l’errata citazione di Milani fatta nell’intervista rilasciata a N. Ajello.
Riprende i temi dell’omelia del cardinale Piovanelli alla commemorazione di Milani. a Barbiana.
L’autore auspica che cattolici e preti meditino sul pensiero e l’opera di Milani.
Ricordando la commemorazione svoltasi a Barbiana il 26 giugno, si scrive che don Milani non è dimenticato, né è da dimenticare.
Ricorda la commemorazione tenutasi a Barbiana il 26 giugno.
Intervenendo ancora nel dibattito provocato dall’articolo di Vassalli (1992), l’autore afferma che la polemica aperta da Vassalli è stata brutta, arrogante, falsa e volgare. Ricorda anche una lettera pubblicata da Settegiorni nel periodo della contestazione, in cui un allievo di Barbiana accusava il Movimento Studentesco di essere la rivoluzione dei figli di papà.
Parlando della commemorazione tenuta a Barbiana, l’autore scrive che le intuizioni di Milani sono ancora valide.
Per l’autore, i buoni risultati ottenuti nella vita dagli allievi del priore bastano a dimostrarne la validità dell’opera scolastica.
Commemorando Milani, si riprendono l’articolo di L. Rossi del 19 giugno su Il Cittadino della Domenica di Monza e la testimonianza di M. Gesualdi sul settimanale diocesano veneto L’Azione.
Citato da Bini (1992) come uno degli interventi recenti di parte cattolica su don Milani.
L’autrice afferma che è eccessivo assolutizzare il valore didattico di un libro che pure ebbe grande eco e utilità, quale Lettera a una professoressa; e lancia contro don Milani un’accusa di misoginismo che Pecorini (1996) definirà "cervellotica".
L’autore di questa lettera al Direttore scrive che di Milani si dovrebbe considerare di più l’aspetto di "prete salvatore delle anime dei poveri", mentre "i sessantottini si ammantarono di quell’esperienza per picconare scriteriatamente".
Viene riportata una parte dell’omelia di Piovanelli proferita a Barbiana il 26 giugno.
Le parole che don Milani insegnava ai suoi ragazzi non trovano oggi né spazio né voce.
Per l’autore, chi cerca di demolire don Milani cerca di cancellare la memoria del passato.
Un’intervista a Luciano Carotti, che racconta della sua bocciatura alle magistrali, dalla quale prese spunto la Lettera.
Secondo l’autore, fu con molta leggerezza che alcuni poterono vedere (e continuano a farlo), nella testimonianza del priore, una convergenza con le ideologie delle sinistre.
Parla della commemorazione tenuta a Barbiana il 26 giugno, e dell’omelia del cardinale Piovanelli.
A 25 anni dalla morte, Milani merita molto di più del fuoco di paglia delle polemiche estive.
Recensione di Don Milani nella scrittura collettiva, di J. L. Corzo Toral e F. Gesualdi.
Intervenendo nel dibattito provocato dall’articolo di Vassalli (1992), l’autore afferma che mentre i programmi del 1979 della scuola media si ispirano ai richiami di Barbiana, quelli per le elementari sono fatti a misura dei Pierini.
Per Butturini, le polemiche di Vassalli e altri contro Milani erano già state anticipate in parte dal libro di Magrini (1983).
Questo articolo ricalca in parte il precedente, e si scrive che Barbiana era un’esemplare scuola cattolica.
Recensione di Lettera a una professoressa, un mito degli anni sessanta.
L’articolo ricorda che Milani fu protagonista dello spettacolo teatrale della Compagnia la Loggetta di Brescia. Se il priore fosse stato vivo avrebbe ben saputo difendersi da attacchi ignobili quali quelli di Vassalli (1992).
Mentre il cardinale Piovanelli commemora Milani a Barbiana, Vassalli, con "insolenza da grossolano bravaccio", ha aggredito la memoria di don Milani.
Ancora un intervento nella polemica seguita al libro di Berardi e all’articolo di Vassalli. Il ritratto fatto dal Vassalli è ritenuto così caricaturale da risultare irriconoscibile.
Interviene nel dibattito sul libro di Berardi (1992b) e sull’articolo di Vassalli (1992), scrivendo che Milani anticipò, inascoltato, la denuncia che esplose nel ’68.
Consiglia di leggere entrambi i libri della polemica, quello di Berardi (1992b) e Lettera a una professoressa.
Con riferimento agli attacchi che in quel periodo venivano rivolti alla figura di don Milani da Berardi (1992) e Vassalli (1992), l’autrice, pur definendo le loro accuse "partigiane e sciocche", e sostenendo come l’anticonformismo dell’opera del priore vada ampiamente riconosciuto, tuttavia scrive che sul piano ecclesiale "non operò grandi rotture". L’autrice ritiene che sia stato un caso in cui la contestazione politica non è andata di pari passo con quella religiosa.
Una poesia scritta anni prima per don Milani.
Recensione a Don Milani nella scrittura collettiva, di J. L. Corzo Toral e F. Gesualdi, che costituisce, secondo l’autore, la migliore risposta alle accuse che Berardi fa alla scrittura collettiva, ritenendola una ipocrisia di Milani.
Interviene nel dibattito sugli articoli di Vassalli, scrivendo di essere rimasto colpito dalla mancanza di accenni alla scuola popolare, un’idea costante di Milani.
Don Milani fu maestro nel vero senso del termine.
Berardi e Vassalli denunciano in Milani il responsabile del fallimento della scuola, con una polemica cattiva sulla sua scuola, mentre Lettera a una professoressa è scritta per valorizzare la scuola dell’obbligo.
Una lunga recensione del libro del salesiano U. De Vanna. Il libro evidenzia la personalità e l’azione pastorale del parroco di Barbiana.
L’articolo ricorda sia le impressioni di G. Pampaloni su Lettera a una professoressa che le critiche di Berardi e Vassalli che mettono sotto accusa la scrittura collettiva, ritenuta una ipocrisia. Viene recensito il volume di J. L. Corzo Toral e F. Gesualdi, Don Milani nella scrittura collettiva.
Una recensione del volume di J. L. Corzo Toral e F. Gesualdi, Don Milani nella scrittura collettiva, ed un confronto con le posizioni di Berardi e Vassalli.
Critica Vassalli per la sua lettura frammentaria di don Milani.
Una lettera in cui si ricorda che scuola e società continuano a perdere per strada "gli ultimi".
Si ritiene "un buon segno" che a 25 anni dalla morte vi sia sui grandi giornali una polemica su don Milani (ma non al livello di polemisti come Vassalli, Berardi, Speroni), perché le sue denunce e provocazioni rimangono ancora attuali.
Dopo le accuse di Berardi a Milani, è arrivata, cattiva e volgare, la polemica di Vassalli. Il libro di Corzo Toral e F. Gesualdi è una risposta alle accuse al priore.
Intervento nel dibattito provocato dalle prese di posizione di Vassalli, da cui l’articolista discorda, affermando che Milani voleva soprattutto l’efficienza della scuola, e non gli esiti di controscuola di un certo ’68.
Un colloquio-intervista con Michele Gesualdi, nel 25° anniversario della morte del priore, in cui egli afferma che la Chiesa ha raccolto, nei fatti, l’eredità di Milani.
Riportate le opinioni di alcuni esponenti cattolici intervistati dall’autore. Per Gozzini, don Milani non ha mai parlato di dissenso ma di obbedienza nella critica. L. Grassi dice di non essere scandalizzato per i veleni che Vassalli ha sparso su don Milani.CERCAMI QUI
Un editoriale che ricorda come di recente la chiesa fiorentina abbia dato a Milani un riconoscimento esplicito, proponendolo come modello di fede e di cultura radicata nel Vangelo.
Difesa di Milani dalle critiche di Vassalli, che con "compiaciuto cinismo" si permette di distruggere l’esempio del priore.
Nota redazionale che riprende il titolo di un dibattito (apparso nel 1977 sul numero 6-7 della rivista) a cui parteciparono G. Bini, L. Lombardo Radice e B. Vertecchi. In tale occasione Bini osservò che l’aumento dei tassi di scolarizzazione dipendeva dall’uso della scuola come ‘parcheggio’ per la gioventù e metteva in guardia dalla "trappola linguistica" della dequalificazione. L’esperienza di Barbiana veniva da lui esaminata alla luce della tensione verso la formazione linguistica elevata che la pervase. Al contempo, prese le distanze da alcuni aspetti dell’esperienza barbianese, primo fra tutti la sottovalutazione della formazione di carattere scientifico. Lombardo Radice sottolineò la categoria pedagogica della "serietà", lo studio, che appare centrale nel pensiero e nell’opera di don Milani, e che sembrava entrare in collisione con certi slogan del movimento studentesco del ’77.
In difesa di Milani, contro "i Vassalli di turno".
Nella scuola di Barbiana Milani ha riproposto l’esperienza del maestro artigiano.
Risponde a Vassalli (1992) affermando che il male della scuola è l’arretratezza, che la condanna a crisi sempre più radicali, e non certo i colpi infertigli dalla Lettera a una professoressa.
Il racconto della visita dell’autore a Barbiana subito dopo il Natale 1965. Nel ritorno in Inghilterra, Milani gli affidò E. Martinelli, per un periodo di esperienza e di studio.
Alla domanda se quello di Milani è un "mito da dissolvere" o un messaggio da recuperare, qui si risponde affermando che, se la Lettera fu una "coraggiosa denuncia degli stagnanti formalismi", certo i sessantottini ne stravolsero lo spirito.
Ricordato l’episodio dell’incontro con Milani nel luglio 1943 come venne riferito da don Bensi.
Una risposta scritta nel 1966 da Milani ad una lettera della scrivente, rimasta molto colpita dalla Risposta ai Cappellani militari.
Articolo omologo al precedente. Riassume le parole pronunciate dal cardinale Piovanelli a Barbiana il 26 giugno.
Lettera a una professoressa viene definito "un campionario di sciocchezze e di malignità gratuite". L’autrice cita il libro da lei scritto assieme a Mainardi nel 1968, che "venne totalmente ignorato dalla grande stampa". Assieme a quello di G. Gozzer, l’articolo occupa un’intera pagina del quotidiano.
In questa lettera al Direttore, Milani viene definito "maestro del dissenso dalla parte del debole".
Un altro intervento nella polemica, riportando le posizioni di Berardi, Vassalli, De Mauro, Pampaloni, Vattimo e citando il libro di Corzo Toral e F. Gesualdi.
In questa lettera al Direttore, si afferma che don Milani fu vittima di attacchi come quelli di Berardi e Vassalli, ma è stato riabilitato dal cardinale Piovanelli a Barbiana, il 26 giugno.
L’autrice di questa lettera al Direttore si chiede perché si sia "atteso tanto tempo per demolire il grottesco mito di don Milani". Fa i complimenti alla Calderini (1992), e ricorda di essere rimasta inorridita, a 21 anni, da Lettera a una professoressa.
Riporta ampi stralci dell’omelia tenuta da Piovanelli a Barbiana in commemorazione di Milani.
Dopo la lettera al Direttore di N. Ingletti, pubblicata il giorno prima, un altro lettore prende le difese di Milani e critica anche l’articolo di Gozzer (1992).
L’autore auspica che cattolici e preti meditino sul pensiero e l’opera di Milani.
Con la polemica innescata da Vassalli, Milani ha riguadagnato le prime pagine di molti giornali, e sta per approdare al grande schermo, con un film sulla cui lavorazione c’è molto riserbo.
L’autore trova inspiegabile che a Vassalli Lettera a una professoressa sia apparsa "una mascalzonata". Del dissesto della scuola non è responsabile il libro di Milani.
Si sostiene doversi "essere grati" a Berardi (1992b) per le polemiche destate intorno al libro di Milani. Le accuse di Vassalli sono giustificate, ed il libro di Milani è un libro sbagliato. Il mito è stato creato da un’accorta manovra politica.
Chiamare in causa Lettera a una professoressa come libello disgregante è ingiusto, perché è vero il contrario. Articolo in polemica con gli interventi di Vassalli e Berardi.
L’analisi di Vassalli (1992) è non solo parziale ma anche consapevolmente ingiusta: Milani non può essere la causa del trionfo dell’ignoranza, perché la sua lotta era proprio contro l’ignoranza, per l’eguaglianza culturale.
Barbiana è uno dei pochi modelli e punti di riferimento chiari nella vicenda scolastica italiana, ed è una distorsione imputarla di essere all’origine dei mali della scuola.
Per l’autore è in atto un ipocrita e velenoso linciaggio del priore, capofila del quale è Vera Spadoni, la professoressa della Lettera, a cui hanno fatto seguito Berardi e Vassalli, i quali hanno provocato le controcritiche di De Mauro, Tutino, Pampaloni.
È una rievocazione del clima e del modo di lavorare della scuola di don Milani, fatta da uno degli allievi prediletti del priore.
L’autore ricorda la sua prima visita a Barbiana, nell’ottobre 1958, ed il severo esame di fronte ai ragazzi della scuola al quale erano sottoposti i visitatori.
Riprende l tema della "ricreazione" affrontato in Esperienze pastorali, affermando che il messaggio di don Milani è oggi di un’attualità impressionante.
Annuncio di un dibattito su Lettera a una professoressa, con intervento di F. Gentiloni, G. F. Aresta, E. Monteverdi.
Una concisa nota biografica su Milani.
Annuncio di un dibattito su Lettera a una professoressa, con intervento di F. Gentiloni, G. F. Aresta, E. Monteverdi.
Si tratta di una delle interviste rilasciate dal poeta a John Halliday nel 1968. Si afferma che don Milani è "l’esempio più ovvio di un tipo di nuova sinistra", che sta spuntando dal mondo contadino.
Ben poco è mutato da quanto descritto nella Lettera a una professoressa, anche se Berardi (1992b) e Vassalli (1992) dicono che i dati della Lettera sono falsificazioni della realtà e demagogia. Conclude Pecorini: "La risposta c’è già nella Lettera (pag. 105), se i Berardi sapessero leggere e i Vassalli la potessero capire".
Viene data la notizia di un dibattito promosso dall’Istituto Gramsci di Modena, con una nota di presentazione di M. Benozzo.
È un intervento nel dibattito provocato dall’articolo di Vassalli (1992), in cui Vassalli è definito demolitore "per contratto".
Parla del recente articolo di Cotturone (1992) e dell’attacco a Milani portato già negli anni ’60 dalla rivista Realtà Politica diretta da Cotturone, per il quale il priore chiese la rettifica a termini di legge.
"Non c’è pace per don Milani", secondo l’autore. Dopo le polemiche estive, ora un attacco parte dalla destra cattolica, con A. Cotturone (1992), ex direttore di Realtà Politica ed autore dell’articolo Don Lorenzo Milani, mitologia e storia, pubblicato in Studi Cattolici. L’articolo di Assalto riporta le opinioni favorevoli a Milani di L. Badeschi, G. De Rosa e S. Quinzio.
Viene ricordato che Cotturone (autore su Studi Cattolici di un articolo di duro attacco a don Milani) era direttore, nel 1965, di Realtà Politica, che scrisse di segrete amicizie tra Milani ed il PCI, provocando una richiesta di smentita a termini di legge da parte del priore.
Il modello pedagogico di Barbiana ha il merito di aver denunciato i guasti del sistema scolastico prima ancora del ’68.
Agli attacchi di Berardi e Vassalli (1992) fanno seguito quelli di Cotturone, "nemico incallito" di don Milani. All’autore sorge il dubbio di trovarsi di fronte ad un’opera di revisionismo, che tende a cancellare insieme ai miti anche i problemi.
In replica all’attacco portato da Cotturone (1992), si ricorda che l’ex direttore di Realtà Politica aveva già attaccato Milani nel 1965 accusandolo di ricevere fondi dal PCI per la difesa al suo processo.
Con la polemica accesa dall’articolo di Cotturone (1992), Milani torna a far parlare di sé. Riaccendere la polemica è farne una miseranda questione da salotto, mentre don Milani merita molto di più. Il problema è di fare in modo che i giovani stiano volentieri a scuola, apprendano con piacere.
Una breve nota sulla vicenda di Esperienze pastorali e sulla lettera di La Pira al cardinale Ottaviani.
Viene difeso Milani dal "volgare articolo" di Vassalli (1992), ricordando che il priore non era affatto per una scuola lassista, né era autoritario, ed aveva creato una scuola laica per insegnare ai giovani a pensare con la propria testa.
Viene difeso Milani dall’attacco portatogli da Vassalli (1992), ricordando che esso ha provocato una valanga di 150 articoli di repliche.
Ricorda l’attacco di Vassalli (1992) a Milani, prendendo le difese del priore, e definisce la Lettera "un esempio di scrittura".
Definisce Milani "un anarchico di Dio" e scrive che in Lettera a una professoressa "erano concentrati odio di classe, populismo, proletarismo, operaismo, demagogia, violenza ideologica e l’istigazione al linciaggio dei professori". Porta a sostegno le opinioni della Calderini, di Stefani e del periodico Idea, che a suo tempo aveva accusato Milani di "pazzia".
A proposito delle polemiche provocate dall’articolo di Vassalli (1992), si riporta una lettera inedita di Milani a M. Cesari, sindaco di Vicchio e la testimonianza di quest’ultimo.
Recensendo il libro, si scrive che è Berardi a sbagliare, perché non si possono imputare a Milani le carenze della scuola italiana.
Per l’autrice, leggendo il lavoro di Berardi si capisce che il suo è un libello, non certo Lettera a una professoressa. Citate anche le opinioni di Vattimo, De Mauro, Gentiloni.
Trafiletto per ricordare un incontro a San Donato Milanese sull’esperienza di don Milani, presenti M. Ballini, F. Iachino e L. Milani Comparetti.
Un breve ricordo del priore.
Ad Oggiono (Como) verrà proiettato il film "Don Milani" di Ivan Angeli, seguito da un dibattito con padre Lietti.
Ricordando gli attacchi a Milani da parte di Berardi, Vassalli e Cotturone, riporta l’opinione di G. Acquaviva per la quale il priore fa discutere proprio perché la sua visione della chiesa e della fede è molto attuale.
Ad Oggiono (Como) verrà proiettato il film "Don Milani" di Ivan Angeli, seguito da un dibattito con padre Lietti.
Ricorda l’editoriale del numero di luglio, e lamenta che di Milani ci si accorga solo da morto che era un profeta.
Un dibattito a Trento a 25 anni da Lettera a una professoressa, con M. Ballini.
Un incontro a Sarzana sul tema "Barbiana 25 anni dopo. Rilettura di Lettera a una professoressa di don Milani", con introduzione di S. Lagomarsini.
Un dibattito a Trento, organizzato dalla rivista Didascalie a 25 anni da Lettera a una professoressa, con M. Ballini.
Annuncia un dibattito su don Milani il 19 novembre, con G. Catti; in tale occasione verrà distribuita ai presenti la ristampa di un documento ormai introvabile, il testo della conferenza di padre Balducci a Calcinato nel 1977, sul messaggio pedagogico di don Milani.
Resoconto dell’incontro trentino su don Milani, con M. Ballini. L’articolo è siglato m. c.
Articolo citato nello schedario del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Cronaca del dibattito a Sarzana, con S. Lagomarsini.
Una conferenza con R. Della Valle al convegno organizzato a Verona da Pax Christi su Turoldo, Milani e Balducci, dopo una contestazione fallita da parte dei cattolici integralisti.
Un dibattito con M. Ballini.
Una conferenza con R. Della Valle al convegno organizzato a Verona da Pax Christi su Turoldo, Milani e Balducci.
Un incontro a Milano il 14 novembre, organizzato dall’AIMC, sul tema "Don Milani educatore".
Un convegno a Latina dalla CISL sul tema "L’attualità dell’esperienza di don Lorenzo Milani a 25 anni dalla morte".
Un convegno a Latina organizzato dalla CISL sul tema "L’attualità dell’esperienza di don Lorenzo Milani a 25 anni dalla morte".
Ancora sul convegno a Latina sul tema "L’attualità dell’esperienza di don Lorenzo Milani a 25 anni dalla morte".
Recensione all’edizione dell’epistolario curata da Battelli (1990), in cui Gennari ritrova la voce di Milani, contraddistinta da "una dolcezza suadente".
La ricorrenza del 25° anniversario della morte di Milani dovrebbe essere ricordata e onorata in ogni scuola.
Una ampia ed argomentata stroncatura del libro di Berardi e dell’articolo su don Milani scritto da Vassalli. Mentre Berardi definisce "manipolati" dal priore i ragazzi di Barbiana, l’autore gli contrappone le opinioni di De Mauro, Vattimo e Marisa Musu, la quale parla di "rilettura infamante del passato".
È una breve presentazione (siglata g. b.) del libro di F. Gesualdi e J. L. Corzo Toral (1992): di esso si scrive che smentisce gli argomenti di critica di Berardi (1992b) e Vassalli (1992). "Questo libretto, composto sine ira ac studio, fuori dalle polemiche, non fa fare a Berardi e Vassalli una bella figura".
Citato in Simeone (1996).
Confuta gli argomenti principali di Berardi (1992b) e Vassalli (1992), citando anche il volume di J. L. Corzo Toral e F. Gesualdi. Conclude affermando che le piaghe che Milani ha denunciato sono ancora tutte aperte.
L’autore insiste nel contrappuntare le idee-forza di Milani con la sottostante dimensione evangelica e biblica, perché questa insistenza è l’invito a "una lettura capace di restituire una dimensione completa alla proposta educativa che ci viene da Barbiana", la quale, ridotta ai soli termini umani e politici, astratta dalla sua tensione apostolica, "apparirebbe settaria, assurdamente ideologizzante, inutilmente provocatoria". Si afferma che bisogna evitare di identificare il ’68 con Barbiana, così come va letto tutto l’epistolario per capire da dentro la figura di Milani. Riforma della Scuola ripubblicherà questo scritto un mese dopo la morte dell’autore, sul numero dell’ottobre 1992.
In riferimento alle polemiche sulla figura del priore, si afferma che, se alcuni atteggiamenti possono non esser condivisi, la sua testimonianza resta come pietra miliare per questioni fondamentali, oggi e domani.
Nel recensire l’epistolario curato da Battelli (1990), si scrive che è proprio la gravissima carenza di valori che affligge il nostro tempo a richiamare con forza in causa don Milani.
A proposito di scuole che non sopravvivono al proprio fondatore, Pecorini ricorda che questo argomento era stato discusso da parte di un gruppo di ex allievi di Barbiana, nell’incontro a Vicchio sul tema "Educare i ragazzi ad essere tutti sovrani".
Partendo dal "volumetto" di Berardi (1992b), si parla di "discusso magistero" di don Milani e si aggiunge che la scuola si riprenderà se si cancelleranno i vecchi miti e si rifiuteranno i cattivi maestri, tra i quali il priore. Che fu elogiato immeritatamente, come una volta lo fu Garibaldi.
Un parallelo tra Balducci e Milani, che a 25 anni dalla morte è stato investito da una polemica che "non lo ha scalfito".
Citato in Simeone (1996).
L’autore esamina l’azione pastorale ed il progetto educativo della Scuola Popolare di San Donato, come condizione per comprendere a fondo la successiva esperienza di Barbiana.
Una conferenza con M. Toschi a Castelmassimo (Frosinone) sul tema che dà il titolo al trafiletto.
In un articolo su don Zeno Saltini, si ricordano le parole pronunciate da Piovanelli a Barbiana, nell’anniversario della morte di Milani.
L’articolo di Vassalli (1992) è davvero sconcertante, mentre la pedagogia di don Milani conserva una profonda attualità.
Si dà la notizia che una scuola di Taranto è stata dedicata a don Milani.
Un trafiletto con la notizia di una conferenza con S. Siliberti sul tema "Don Milani a 25 anni dalla morte, ciò che è tramontato e ciò che rimane della sua opera, del suo messaggio".
La notizia della seconda giornata del convegno organizzato dalle ACLI a Firenze.
Trafiletto con la notizia di un convegno a Firenze il 14 e 15 novembre sul tema "Don Milani prete, maestro, uomo di pace"
Quella di Berardi (1992b) è un’operazione "di bassa lega". A lui e a Vassalli bene hanno risposto De Mauro, Vattimo, Gentiloni.
Una breve presentazione del libro di Calicchia e Lanfranchi (1990), tratto dalla tesi di licenza della prima.
Alla prima giornata del convegno promosso dalle ACLI si è replicato alle accuse di Vassalli, il cui articolo è "una mascalzonata".
Al convegno promosso dalle ACLI interventi di M. Ballini, M. Gesualdi, B. Bocchini Camaiani, C. Scurati, L. Grassi, S. Saccardi.
Dà la notizia di una messa, preceduta da un incontro con un dirigente dell’Azione Cattolica, il 14 del mese, per ricordare Milani, definito "grande sacerdote, padre degli ultimi, maestro per tutti".
Al convegno promosso dalle ACLI sono state respinte le accuse a Milani di contestazione, di causa dei guasti della scuola, di scelta di classe.
Trafiletto sulla tavola rotonda ad Ancona.
La notizia del convegno promosso dalle ACLI.
Trafiletto sul convegno promosso dalle ACLI a Firenze.
Ancora sul convegno promosso a Firenze dalle ACLI, di cui si riportano le sintesi di alcuni interventi.
Si dà la notizia di una tavola rotonda ad Ancona con la partecipazione di A. Scocchera, N. Donzelli e G. Galeazzi, che introdurrà e concluderà l’incontro.
Riporta brani degli interventi di Scurati e Bianchi al convegno di Firenze promosso dalle ACLI.
Si dà la notizia di un film sulla figura del priore, diretto da S. Soldini, che dovrebbe essere prodotto dalla Italiana Produzioni di S. Craxi.
Parla del seminario organizzato a Fiesole (Firenze) dalle ACLI sul tema "Don Milani sacerdote e maestro", riportando brani degli interventi di G. Battelli e D. Simeone.
Riporta un brano tratto da Lettera a una professoressa.
La notizia di una rievocazione di don Milani tenutasi per iniziativa del Gruppo Spoleto, con la sintesi dell’intervento di N. Molé.
Ad un quarto di secolo dalla morte, Berardi e Vassalli accusano Milani di aver istigato il movimento studentesco del ’68 e di essere responsabile dei mali della scuola. Contro questa assurdità si sono schierati Vattimo, Tutino e De Mauro.
Lettera a una professoressa, che Fachinelli definì "il primo testo cinese del nostro Paese, ma un testo base per tutti", è un dinosauro del passato per i giovani, a cui piace di più leggere il testo di D’Orta.
A Vicchio viene presentato il libro di J. L. Corzo Toral e F. Gesualdi, alla presenza di T. De Mauro.
Trafiletto con la notizia di una serata a Paderno dedicata a don Milani, con l’intervento di P. L. Piazza.
Un trafiletto di presentazione del libro di Calicchia e Lanfranchi.
Dopo alcuni brani citati da Vattimo, Fabbretti, Berardi, Bensi, l’autore scrive che Milani, a contatto con un modo contadino al tramonto, propone la formazione di una comunità fondata sulle energie culturali e religiose dei poveri, in alternativa al predominio del capitalismo.
Tratta degli aspetti pedagogici e pastorali del pensiero e dell’azione di Milani, alla base dei quali vi è sempre una scelta di fede.
Per l’autore sono "storicamente insensate" le affermazioni di Berardi (1992) apparse in aprile sulla stessa rivista, e con le quali si intendeva collocare l’opera del priore nel contesto del ’68, mentre la scuola che Milani voleva era assai diversa.
L’autrice indica la metodologia che dovrebbe seguire chi fa una ricerca storica sul priore, una figura che "deborda da ogni schematizzazione e tentativo di incasellamento".
L’autore, presentando Il lavoro di gruppo, un testo dei ragazzi di Barbiana, scrive che l’arte dello scrivere si insegna come ogni altra.
Don Milani viene definito "prete meraviglioso, duro, scostante, inavvicinabile". E "miracoloso libretto che scuote il mondo degli anni Sessanta" è Lettera a una professoressa.
Un racconto dell’arrivo di Milani a Barbiana, il 6 dicembre 1954, proseguito con un brevissimo escursus fino al "testamento" del priore.
L’inventore e animatore della scuola di Barbiana può insegnare molte cose ancora oggi.
La notizia che verrà trasmesso, per la rubrica televisiva "Chi legge in Italia", un dibattito su don Milani realizzato nel 1970.
Un convegno a Treviso sulla figura di Milani, il 12 dicembre, con la partecipazione di M. Rosi, N. Santini, G. Pecorini e F. Milanese. La stessa notizia viene riportata, nei giorni 6 e 8 dicembre, da La Vita del Popolo, La Tribuna di Treviso, Il Gazzettino.
In contrapposizione a Berardi e Vassalli si cita una prefazione di Cardarelli e la frase di Richmond, per il quale Lettera a una professoressa era il solo libro italiano di pedagogia ad aver guadagnato il plauso a livello mondiale.
Un incontro con tre dei ragazzi di don Milani, svoltosi a Trento, con la partecipazione di F. Milanese, per commemorare il priore.
Resoconto del convegno svoltosi a Treviso, con la partecipazione di tre ex ragazzi di Barbiana e di F. Milanese.
Una conversazione con il prof. G. Massaro dell’Università di Bari, sul tema "Il rischio della fede. Don Lorenzo Milani a 25 anni dalla morte".
Vassalli "ha apostrofato don Milani e la sua Lettera a una professoressa in modo [...] pesante e gratuito".
Per l’autore, Milani manca di umiltà, ha un atteggiamento aristocratico snobistico; è un piccolo borghese, con una vena di misoginia; è un falso mito.
Un articolo firmato collettivamente da "I ragazzi di Barbiana". Viene pubblicato, in ricordo del priore, un "quasi-inedito", una bella lettera a Capitini apparsa fino a quel momento solo su un supplemento semi-sconosciuto di Azione nonviolenta.
A 25 anni dalla morte di Milani, il mondo cattolico non ha espresso un giudizio adeguato sull’apostolato di questo sacerdote. Forse oggi abbiamo bisogno di tanti nuovi don Milani, per far emergere il vuoto del sistema.
L’autore prende le mosse dall’articolo di P. Buttafuoco sul numero di novembre della rivista, in cui si ricordava la figura e l’opera di Milani. Egli scrive che la Lettera non è stata capita, e che vengono messe in discussione le idee del priore e molti gli attribuiscono pesanti responsabilità.
Mentre Bedeschi, De Rosa, Quinzio hanno preso le difese di Milani attaccando l’articolo pubblicato sul n° 379, l’autore ha ricevuto il plauso da parte di B. Gherardini, della Pontificia Università Lateranense.
Una recensione del libro di Calicchia e Lanfranchi, che affrontano la pedagogia della comunicazione educativa di don Milani.
L’autore, un sacerdote, critica l’omelia di Piovanelli a Barbiana, scrivendo che a screditare Milani basta la trama ordita assieme a don Bensi e La Pira per carpire la firma di Dalla Costa su Esperienze pastorali.
La presentazione a Vicchio del libro di J. L. Corzo Toral e F. Gesualdi.
Riferisce degli interventi di D. Rossi e F. Milanese al convegno di Treviso "Don Milani è vivo".
Una lettera al Direttore, che risponde ad un articolo di attacco a Milani basato su una lettura, a parere della scrivente, non corretta. Viene qui pubblicato anche un intervento di F. Federici, a sostegno delle posizioni della Morselli.
Le nuove generazioni non conoscono don Milani, ma il suo insegnamento è di grande attualità.
Una recensione al libro di de Vanna, che "ci fa entrare nel vivere quotidiano del parroco ribelle".
È stata Lettera a una professoressa a diffondere tra gli insegnanti il concetto di selezione, smascherando la presunta apoliticità dell’istituzione.
Esamina i due articoli di Vassalli su don Milani, ed il "libretto" di Berardi. Vassalli, per l’autore, o non ha letto o non ha capito Lettera a una professoressa. Ed i suoi articoli, "duole dirlo", sono "una stronzata".
-¥-
Citato in Simeone (1996).
Con riferimento polemico al libro di don Milani, si afferma qui che esso contribuì, assieme ad "altre forze disgregatrici", ad abbassare il livello della scuola dell’obbligo, a danno dei ceti più indifesi. Ciò fu fatto diffondendo "informazioni infondate e giudizi ingiusti", i cui obiettivi, che apparentemente riguardavano la scuola e gli alunni più svantaggiati, erano in realtà "ben più ideologici che scolastici". All’inizio del libro, l’autore avverte comunque che egli non prenderà in esame né il sacerdote, né il difensore degli obiettori, ma solo "il mito di Milani educatore e insegnante quale è stato accreditato nei passati decenni".
Si tratta di un libro tratto dalla tesi di licenza della stessa autrice, della quale la Lanfranchi era relatrice.
Si tratta del testo La escritura colectiva, teorí a y pratica de la escuela de Barbiana, pubblicato nel 1983 dalle edizioni Anaya, tradotto in italiano, ridotto e adattato con la collaborazione di Franco Gesualdi, con l’aggiunta di una postfazione di Paulo Freire. Padre Corzo è anche autore, con i propri allievi, di una traduzione di Lettera a una professoressa, dal titolo Carta a una maestra, edita nel 1986. Il libro descrive la teoria e la pratica della scrittura collettiva. "Essa non nasce per caso, ma come espressione di precise condizioni pedagogiche, sociali, artistiche e morali" che don Milani aveva maturato nella sua lunga esperienza di "maestro dedito agli ultimi". Il libro riporta anche le due lettere scritte da Milani e dai suoi ragazzi agli allievi di Mario Lodi a Piàdena. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Per l’autore, "le strade di Bruno e di Lorenzo" convergevano "verso un comune obiettivo, pur essendo percorse con motivazioni diverse, apparentemente contrastanti".