1993
L’autrice ricorda l’uso del giornale che si faceva a Barbiana.
L’autore scrive che "la realtà ha smentito le sue previsioni e distrutto la sua ‘utopia’ [...] Però l’utopia di don Milani ha fatto scuola, ha donato a tutti la speranza di un mondo migliore".
L’autore ricorda che "si cerca di ovattare quella voce profetica anche se rude, ironica, sferzante, perché il lago morto, dove giace certa politica, certa scuola, certa gerarchia, rimanga liscio e piano".
Un trafiletto in cui si parla delle accuse che Cotturone, su Studi Cattolici, rivolge a Milani, definendolo "un anarchico di Dio".
Ricorda che Studi Cattolici, nel n° 379 del settembre 1992, include Milani tra gli "antenati insospettabili" della contestazione.
L’autrice scrive che "don Milani è un ottimo insegnante. Ma al di là delle tecniche pedagogiche, possiede una marcia in più, quella dell’amore".
Vi si ricorda come Milani "si presentò a un prete fiorentino suo amico per chiedergli di essere battezzato" e di come, più tardi, pensò di fare con il regista Maurice Cloche un film sul battesimo di Cristo.
Si afferma che "tutta la vita di Milani è segnata dalla assolutezza e dalla radicalità".
Si afferma che "don Milani fu [...] un testimone di [...] una scienza che non si apprende sui libri o sulle idee ma che è direttamente motivata e ispirata dallo Spirito".
Citato in Simeone (1996), viene inserito anche nella breve bibliografia di A. Baldi su École del giugno 1997.
In questa recensione il libro è definito "un’agile biografia".
"La sua figura sembra sfuggire continuamente ad ogni tentativo di classificazione".
In trafiletto in cui si parla del progetto di un film per la TV le cui riprese dovrebbero "iniziare a gennaio".
L’autore scrive che "si possono intravedere parecchi ‘don Milani’ [...] dalla sua vasta corrispondenza [...] emergeva un Milani che era parecchio diverso dal Milani che era stato mitizzato per anni".
Per l’autore esistono "notevoli differenze nella storia umana e religiosa" dei due sacerdoti.
Cronaca di un incontro organizzato dal centro culturale ‘La Sbarra’ di Quarrata, al quale è intervenuta Mariangela Maraviglia.
Si fa qui la storia della sceneggiatura preparata da Rulli e Petraglia, affermando che "evidentemente il prete fa paura anche a 26 anni dalla sua morte".
Si ricordano gli attacchi di Berardi e Vassalli e le risposte che ad essi hanno dato Gianni Vattimo, Oreste Del Buono e Sergio Quinzio.
Definisce Milani "il prete italiano che più ha fatto discutere e continua tuttora a farlo in Italia e nel mondo".
Nel contesto di un articolo su padre Balducci, si ricorda la polemica dell’estate ’92 di Berardi e Vassalli contro Milani.
La recensione ricorda che l’autore del libro (J. L. Corzo Toral) si è ispirato alla didattica di Milani.
Questa recensione del libro di Scurati ricorda che l’autore esamina la didattica di Milani nella parte dal titolo "Provocazioni della didattica".
Un trafiletto per ricordare che la figura di Milani sarà argomento di un servizio televisivo di Frontiere dello spirito, su Canale 5, alle 8,30 del giorno successivo.
La figura di don Milani studiata dagli allievi delle scuole elementari.
Ricorda che nel ’46 "La Pira e Milani disubbidirono al loro vescovo preferendo la repubblica al re".
Un trafiletto che parla di una scuola intitolata al parroco di Barbiana.
Una tavola rotonda con Giorgio Pecorini, Edoardo Martinelli, Francesco Tonucci.
Tre giorni di celebrazioni a Potenza.
L’annuncio di una tavola rotonda sul tema "Don Milani: un uomo, una storia", in occasione della intitolazione al priore di una scuola elementare.
Una scuola elementare di Potenza, i cui alunni "sono stati guidati alla conoscenza di don Milani".
L’autore (J. L. Corzo Toral) del libro qui recensito si è ispirato ai metodi della scuola di Barbiana.
Si riferisce al dibattito dell’estate ’92, innescato dall’articolo di Vassalli su La Repubblica.
Per l’autore, Milani fu "personaggio scomodo, segnalato come sovversivo per le idee eccessivamente anticipatrici rispetto ai tempi che era chiamato a vivere".
Ricorda che in difesa degli obiettori Milani scrisse la lettera ai cappellani.
Le dure accuse di don Milani sulle ‘ripetizioni’ sono ancora attuali.
Ricorda che l’ultimo numero del notiziario del Centro di Documentazione di Pistoia è completamente dedicato a Milani.
Viene ripubblicata la Lettera a Pipetta.
Per l’autore i messaggi di Barbiana sono stati lo stimolo per modificare aspetti ordinamentali della cultura scolastica. L’orientamento di Milani fu strumentalizzato con mistificazioni ideologiche.
Per l’autrice "troppi non hanno capito il prete-maestro".
Secondo l’autore, gli spunti ancora validi di Lettera a una professoressa sono tanti e non vanno dimenticati.
Per l’autore Milani è stato "un compagno di viaggio".
Ricordando che Incontro dedica un servizio documentato sull’opera di Milani, l’autore lo definisce "persona troppo presto dimenticata".
Riferisce della presentazione del libro della Bassani Castelli (1993) che si terrà a Castiglioncello (Livorno) il 25 agosto.
Per l’autore, Milani "non fu solo prete del suo tempo, per molti versi è prete anche del nostro tempo".
Una recensione dell’epistolario di Milani curato da Gesualdi (1970), nella riedizione negli Oscar Mondadori del 1993.
A 70 anni dalla nascita, l’autore ricorda la figura del priore.
L’autore trova che l’articolo dello storico Arrigo Petacco sul numero del giornale del 22 ottobre offende Milani, definendolo "esagitato". Si trattava di un articolo dal titolo I preti in grigioverde tra spada e altare, che faceva l’apologia dei cappellani militari. Il Petacco pubblicherà un altro articolo, dallo stesso contenuto, il 4 novembre, su Il Resto del Carlino, con il titolo Con la fede e l’elmetto.
La redazione si scusa perché in un precedente articolo ha confuso il nome di Milani con quello dell’ideologo di Comunione e Liberazione, don Giussani.
Per l’autore, nell’educatore non deve mancare il messaggio di speranza di Milani.
Dà notizia della pubblicazione, in occasione del 25° anniversario della morte, di un fascicolo su Milani da parte del Centro di Documentazione di Pistoia.
Riferisce di un convegno organizzato dal Centro "A. Moro e R. Dell’Andro", con l’intervento di M. Sorice. Per Dell’Andro, Milani "aveva incarnato il cristiano, con il tragico destino di dover essere contro l’ordinamento per amore dell’ordinamento, perché lo voleva conforme alla giustizia".
Parla di solidarietà dell’autore con una donna licenziata.
Cita la proposta del vicesindaco di Firenze di assegnare un riconoscimento a Vittorio Zani.
Dà notizia di un furto nella canonica di Barbiana, il secondo.
Dà notizia di un furto nella chiesa di Barbiana, che "è stata un simbolo per uomini e donne" della generazione dell’autore.
Un incontro nel quale i vari relatori hanno messo in evidenza la peculiarità di Milani.
"L’allegria e l’imprudenza di don Milani, la forza anticipatrice, profetica del suo pensiero e della sua azione".
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Il libro, scritto da una nipote di Milani politicamente legata alla Lega Nord, ripropone il metodo attivo, in una scuola dell’obbligo dai tre ai sedici anni, con dieci ore giornaliere ed incentrata sull’immedisimazione e sulla drammatizzazione storica.
Il libro, scritto da una nipote di Milani politicamente legata alla Lega Nord, ripropone il metodo attivo, in una scuola dell’obbligo dai tre ai sedici anni, con dieci ore giornaliere ed incentrata sull’immedisimazione e sulla drammatizzazione storica.
La figura di Milani è una delle cinque che fanno parte della ricerca del Butturini. L’autore pubblica qui tre lettere del priore, rispettivamente a Giampaolo Meucci, Nadia Neri, e Dina Lovato, quest’ultima con una breve presentazione della ricevente. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Si tratta dell’opera di un non-violento, edito da una casa editrice che rifiuta i diritti d’autore e che regala le proprie pubblicazioni.
L’autore del libro esamina la didattica di Milani nella terza parte, dal titolo "Provocazioni della didattica", pag. 146-159. Sono ripresi i temi dell’articolo apparso su Pedagogia e Vita.
Questa tesi, discussa con relatore Nicola Siciliani de Cumis e correlatore Tullio De Mauro, rappresenta, secondo Giorgio Pecorini (1996) il primo tentativo di inquadrare il discorso su Milani fuori da logiche sia parrocchiali che politiche. A partire dalle radici culturali ed etiche di don Milani, l’autore traccia una mappa di analogie e concordanze tra Lorenzo Milani e numerose figure di eccezionale rilievo della grande cultura europea, quali Weber, Gramsci, Wittgenstein, Freud, Marx e altri. Con un suggestivo parallelo, l’autore afferma che Milani potrebbe aver rappresentato per la pastorale cattolica quello che Marx ha significato per la filosofia e le scienze umane: l’averne mutato la funzione, da strumenti usati per descrivere il mondo, a mezzi per cambiarlo.
1994
Don Milani è definito "prete da capire e imitare", e si parla di "una vocazione travagliata dono dello Spirito".
Un pieghevole distribuito a cura dell’Amministrazione Comunale di Londa per invitare ad assistere all’incontro sul tema Don Milani, maestro e profeta, in cui si scrive che "ancora e soprattutto oggi, Don Lorenzo Milani ha molto da dirci e da darci".
Emma Bassani Castelli, una nipote di Milani, leghista, presenta il saggio La scuola: da don Milani al federalismo.
Emma Bassani Castelli, una nipote di Milani, leghista, pubblica il saggio La scuola: da don Milani al federalismo in cui afferma che la scuola, così com’è, non è più riformabile.
Critica il libro di Emma Bassani Castelli La scuola: da don Milani al federalismo.
Emma Bassani Castelli, una nipote di Milani, leghista, presenta il saggio La scuola: da don Milani al federalismo.
L’autore critica la proposta di Emma Bassani Castelli, una nipote di Milani, leghista, che ha pubblicato il saggio La scuola: da don Milani al federalismo.
Un trafiletto di recensione sulla biografia che è stata ristampata in edizione economica Rizzoli.
Un trafiletto con la notizia di un incontro sul tema Don Milani, maestro e profeta, con l’intervento del sottosegretario alla Pubblica Istruzione, Giuseppe Matulli.
Viene ripubblicato un brano da Lettera a una professoressa.
Riporta brani di una lettera di Milani del 28 marzo ’56 al direttore de Il Giornale del Mattino.
Si dà notizia della messa in scena al teatro Sant’Andrea, di I Care - Don Lorenzo Milani, frammenti di un’esperienza, un lavoro drammaturgico di Gabriele Carli e Agostino Cerrai; ed anche di un incontro-conversazione su Milani al quale interverranno Gianfranco Fioravanti, Piero Floriani e Massimo Toschi.
L’autore critica, da destra, il libro della Bassani Castelli, riservando a Milani alcune critiche en passant, come quando viene definito "discusso sacerdote toscano".
L’autore si chiede se il messaggio di don Milani "ha ancora da dire qualcosa" rispetto alle esigenze di nuovo protagonismo dell’alunno e di una maggiore attenzione alla individualizzazione della formazione. Si tratta della relazione svolta al convegno di studio Don Lorenzo Milani: una provocazione ancora attuale, tenutosi ad Ancona il 24 novembre 1992, su iniziativa dell’istituto "Jacques Maritain".
Oltre allo spettacolo teatrale I Care, un docente di pedagogia dell’Università terrà a Lingue un seminario sulla scuola alternativa, da Neill a Barbiana.
Si dà notizia del dibattito in concomitanza con la messa in scena di I Care.
Si dà notizia di una serie di lezioni organizzate dall’Università della pace, a cui partecipano anche Gatti e Toschi.
Si dà notizia dello spettacolo teatrale I Care e della ristampa nella BUR del libro della Fallaci (1974).
L’autore parla di Lettera a una professoressa, sostenendo di avervi riscontrato gli stessi problemi che egli ha dovuto affrontare nella sua esperienza liceale.
Recensendo la ristampa del libro della Fallaci (1974), l’autore scrive che la vita di don Lorenzo gli è sempre parsa "aspra, complessa, intensa, [...] degna d’essere conosciuta anche nei suoi minuti risvolti".
A proposito della ristampa del libro della Fallaci (1974), si afferma che la scelta di stare, da prete, con gli ultimi, è la ragione che ha reso Milani "difficilmente comprensibile" e lo ha condotto alla "solitudine del profeta".
Intervista a Michele Gesualdi, candidato alla presidenza della provincia di Firenze.
Un trafiletto in cui si riportano alcuni ricordi di Michele Gesualdi sulle modalità di scrittura in uso a Barbiana.
L’autore afferma che "parlare o scrivere di Lorenzo Milani costituisce un’esperienza culturale complessa e perfino imbarazzante".
Viene presentato il libro delle edizioni Millelire curato da Galeotti (L’obbedienza non è più una virtù), con un breve articolo dal titolo Una scelta di vita racchiusa in pagine di cruda realtà, firmato G. Re., in cui si afferma che Galeotti ha compiuto un’opera "di notevole spessore morale e culturale". Vengono pubblicati anche alcuni stralci del libro e l’introduzione dello stesso Galeotti.
Una presentazione della riedizione di L’obbedienza non è più una virtù ad opera di Stampa Alternativa, nella collana Millelire, accompagnata da alcuni brani del libro.
Si tratta di una seconda lettera al giornale, apparsa accanto a quella di Dondi (1994), in cui si polemizza ancora con l’articolo di Vincenzo Bugliani apparso sul n° 28 della rivista, in cui egli negava il ruolo di Milani come operatore di pace.
Si tratta di una seconda lettera al giornale, apparsa accanto a quella di Dondi (1994), in cui si polemizza ancora con l’articolo di Vincenzo Bugliani apparso sul n° 28 della rivista, in cui egli negava il ruolo di Milani come operatore di pace.
Si tratta di una lettera polemica con un articolo di Vincenzo Bugliani apparso sul n° 28 della rivista, in cui si riconsiderava il ruolo di Milani come operatore di pace. Bugliani scriveva di aver partecipato al convegno di Vicchio sul tema Don Milani e la pedagogia dell’educazione alla pace, del 27-28 giugno 1987, senza aver capito "che rapporto avesse don Milani con la pace".
Si tratta di una lunga intervista al Pucci, il quale afferma che Milani "attraverso questo mezzo della scuola privata," non ha tanto voluto "che la scuola ufficiale si mettesse a fare il tempo pieno, perché il tempo pieno così lo poteva fare solo lui", ma ha inteso "lanciare un messaggio [...] profondamente anticonsumista".
Comincia in questo numero la pubblicazione delle relazioni che Galeazzi e Scocchera hanno presentato al convegno di studio Don Lorenzo Milani: una provocazione ancora attuale, tenutosi ad Ancona il 24 novembre 1992, su iniziativa dell’Istituto "Jacques Maritain". La relazione di Scocchera, che porta qui il sottotitolo Importanza storica di Lettera a una professoressa, è pubblicata erroneamente con il nome di entrambi i due relatori. L’errore verrà rettificato nel n° 5 della rivista, presentando la relazione di Galeazzi. Terzo relatore al convegno era Nazzareno Donzelli, il cui intervento è stato pubblicato su Orientamenti Pedagogici. Per Galeazzi e Scocchera, "Milani ritornerà ad essere maestro per molti" quando la scuola "sentirà l’esigenza di un riarmo morale".
L’allora (la lettera è del 5 marzo 1955) presidente della Confindustria scrive al cardinale di Firenze per lamentare il fatto che don Milani aveva chiesto alla redazione del foglio dell’associazione degli industriali La Gazzetta dei Lavoratori di cessare di spedirgli gratuitamente il giornale, del quale si onorava di "non essere amico". Costa definiva "non cristiano" il comportamento di don Milani, che aveva lasciata senza risposta una lettera inviatagli dal giornale. Sarà Maurizio Di Giacomo a scoprire, a distanza di quaranta anni, che Costa si era appellato direttamente al cardinale di Firenze, contro don Milani. La lettera è stata ripubblicata anche in Pecorini (1996), pag. 336.
Si dà notizia che la presidente della Camera interverrà al convegno di Calenzano organizzato da esponenti della Lega Nord.
La notizia di un dibattito cittadino organizzato dalla scuola elementare "De Amicis", con la partecipazione di Giuliana Pandolfi.
Commento di una bocciatura di un bambino di prima elementare "troppo vivace", avvenuta nella scuola elementare "Don Milani" di Castelnuovo Rangone.
L’autore ha compiuto una visita a Barbiana, e definisce Milani "grande educatore, alla cui memoria migliaia di scuole e doposcuola sono intitolate".
L’autore pubblica qui, con una breve introduzione, una scelta di brani della lettera di don Lorenzo ai cappellani militari.
L’autore pubblica, sempre con una breve introduzione, una scelta di brani della Lettera ai giudici di don Milani.
Per l’autore, don Milani fu "un formatore di coscienze, e trasse fino in fondo le conseguenze operative di questo suo ruolo". Per lui "la religiosità di don Milani si riversa tutta in un orientamento concreto della coscienza e del linguaggio che quella coscienza costituisce e dalla quale scaturisce".
L’autore, recensendo la riedizione curata da C. Galeotti (1994) di L’obbedienza non è più una virtù, scrive che "il pensiero di questo contestato maestro fa ancora scandalo".
Riferisce del successo di vendite del libro L’obbedienza non è più una virtù curato da Carlo Galeotti per le edizioni Stampa Alternativa, e corredato di una ampia bibliografia.
Viene pubblicata parte di una lettera del 16 aprile 1964 che Milani scrisse ad un gruppo di studenti pisani, la quale verrà poi ripubblicata, sempre parzialmente, nel libro di Milanese (1987).
Si tratta di un’intervista a Giovanni Catti, che lo stesso Frigerio pubblicherà nello stesso giorno anche su Il Resegone.
L’autore riassume la vicenda dell’imputazione a don Milani, affermando che "negli ultimi tempi la sua memoria è caduta quasi nell’oblio".
Questo articolo riprende in parte i temi del precedente, affermando che l’autore era spinto a visitare Barbiana da "un senso profondo di riconoscenza per quello che don Milani era riuscito, con la sua meravigliosa testimonianza, a difendere davanti ai giudici, il diritto dei giovani all’obiezione di coscienza".
Ricordando la riedizione di L’obbedienza non è più una virtù curata da Galeotti, l’autore scrive che "le due lettere [...] colpiscono ancora per la profonda cultura religiosa e civile".
Lo sceneggiatore Sandro Petraglia ed il regista Carlo Mazzacurati parlano del film, coprodotto da RaiUno, che stanno preparando sul priore di Barbiana.
Un articolo che parla del film sulla vita del priore, la cui sceneggiatura è opera di Rulli e Petraglia e che dovrebbe essere diretto da S. Mazzacurati per RaiUno. Vengono riportate le testimonianze del padre di uno degli allievi di Barbiana e di G. Banchi.
Un’intervista al regista Carlo Mazzacurati, il quale parla del film, coprodotto da RaiUno, che sta preparando sul priore di Barbiana.
Riferisce che la rivista Studium inizierà a partire dal n° 3 una serie di articoli su Milani, scritti da Scocchera e Galeazzi.
Continua la pubblicazione da parte della testata di alcuni brani di opere di Milani: questa volta è uno scritto del 1955.
Nel contesto di un articolo sull’obiezione di coscienza, viene pubblicato un riquadro con un brano della Lettera ai giudici, con una breve presentazione.
Citato in Simeone (1996).
Una conferenza di J. L. Corzo Toral sull’attualità dell’insegnamento civile.
Si tratta di una breve intervista a De Mauro, condotta da Simonetta Fiori, nel contesto di una serie di articoli dedicati al libro di Norberto Bottani Professoressa addio. In essa De Mauro afferma il proprio disaccordo con Bottani.
A proposito del libro di Bottani (1994), l’autore afferma che di Lettera a una professoressa "questo libro è piuttosto il contrario, per il metodo seguito e i risultati d’arrivo".
Una lunga intervista al sacerdote spagnolo José Luis Corzo Toral, secondo il quale "bisogna aggiungere qualcosa alla pedagogia milaniana" in quanto oggi "la parola ai poveri non deve più darla la scuola ma gliela la danno di fatto i mass-media".
Un trafiletto che ricorda la lettera ai cappellani e il processo a Milani.
È un articolo in cui si critica il libro di Brambilla (1994), definendolo un attacco "subdolo e pesante" alla figura di don Milani. Si pubblica anche la lettera del 25 marzo 1955 dell’ex Presidente della Confindustria Costa al cardinale Dalla Costa in cui il primo lamenta il rifiuto di Milani di ricevere il giornaletto della Confindustria. Questa lettera è stata recuperata, nel 1989, grazie all’interessamento di Oreste Bazzicchi, responsabile dell’archivio storico della Confindustria.
Continua la pubblicazione delle relazioni che Galeazzi e Scocchera hanno presentato al convegno di studio Don Lorenzo Milani: una provocazione ancora attuale, tenutosi ad Ancona il 24 novembre 1992, su iniziativa dell’Istituto "Jacques Maritain". La relazione di Scocchera, era stata pubblicata nel n° 3, e portava erroneamente il nome di entrambi i due relatori. Terzo relatore al convegno era Nazzareno Donzelli, il cui intervento è stato pubblicato su Orientamenti pedagogici. Per Galeazzi, don Milani fu principalmente un educatore che si proponeva di "decondizionare (senza sradicare) e di promuovere (senza livellare)".
L’autrice recensisce con dovizia di particolari la nuova edizione del libro della Fallaci, a cui è stata aggiunta una postfazione di Mario Gennari e parla anche brevemente del libro di Del Buono (1994) su Milani.
Nella presentazione di un libro-intervista su Giovanni XXIII, si riportano alcuni brani dell’intervista a monsignor Capovilla, in cui si vedono "sfilare con simpatia alcuni inaspettati personaggi in odor di Sant’Uffizio […] Don Lorenzo Milani, per esempio" e si ricorda che il Papa "lo conobbe più per sentito dire che non per diretta conoscenza degli scritti […] nel complesso ne fu ben impressionato e fece giungere a don Milani una copiosa offerta".
Tre messaggi d’agenzia sulla lettera di Costa contro don Milani, ripresi il giorno successivo da vari quotidiani.
Si parla della lettera scritta nel 1955 dal presidente della Confindustria Costa al cardinale di Firenze per denunciare il fatto che Milani andasse "predicando l’odio di classe". La lettera era stata recuperata da Di Giacomo e pubblicata su Il Tetto. Gia in altre occasioni, tra cui il 10 luglio (Da una lettera di don Lorenzo Milani ad alcuni studenti), il quotidiano aveva pubblicato brani di scritti milaniani.
Ancora sulla lettera di Costa contro don Milani.
Riprendendo quanto pubblicato da Il Tetto, si parla della lettera del 1955 del presidente della Confindustria contro don Milani.
Ancora sulla lettera del 1955 al cardinale di Firenze Dalla Costa.
Si parla della lettera che il presidente della Confindustria scrisse nel 1955 al cardinale Dalla Costa per lamentare il classismo di Milani, il quale si dava da fare presso i parroci suoi amici per boicottare la Gazzetta dei Lavoratori, giornaletto confindustriale spedito gratuitamente ai preti.
Si tratta di un articolo su don Cervio, parroco della Morsella, di cui si scrive che "non ha certo l’ardore di don Lorenzo Milani, che da Barbiana tuonava, ispirando le lotte civili di un’intera generazione, contro i vertici della Chiesa".
Un trafiletto per annunciare una conferenza organizzata per il ciclo "Testimoni del nostro tempo", con la partecipazione di Carla Xodo, dell’Università di Padova.
Un articolo su due colonne, in cui si ricorda che don Milani "trasformò giovani montanari, bocciati o giudicati tonti dagli insegnanti di città, in perspicaci intellettuali capaci di affrontare i loro problemi e quelli della nazione".
Per l’autore (si tratta di un breve articolo-intervista) don Milani ha "educato ad affrontare il conflitto in modo costruttivo, senza negarne l’esistenza".
L’autore parla del cottimo e di don Milani, con brani della Lettera a don Piero.
L’autore ritiene che Milani "sia estraneo alla cultura del ’68 [...]. Se lui fosse vissuto, può darsi che avrebbe deluso molti".
Continua la pubblicazione da parte della testata di alcuni brani di opere di Milani: questa volta è una lettera del 1962 in cui Milani parla di una specie di truffa ai danni dei contadini del Mugello.
Un lungo articolo-intervista a Mina Mezzadri e ad altri membri della Compagnia La Loggetta, che nel febbraio del 1969 portò in scena uno spettacolo molto contestato sulla figura di Milani. Vengono qui rievocate alcune fasi del lavoro che portò alla messa in scena dell’opera.
In un articolo sulla manovra finanziaria, nel riferire i giudizi di alcuni alti prelati, viene citata la frase milaniana sulle "parti uguali tra disuguali" e viene pubblicata una foto del priore.
Riferisce di un’iniziativa organizzata da Raffaele Iosa ed altri dirigenti della CGIL-Scuola nel mese di ottobre.
Una lettera di alcune maestre elementari in polemica con l’ispettore del Ministero Pubblica Istruzione Raffaele Iosa, che aveva citato Milani per difendere la riforma del 1990 della scuola elementare, con la quale le autrici sono in dissenso, sostenendo che in essa non vi è nulla "che rimandi al messaggio sobrio ed essenziale" del priore.
Una letterain cui il lettore domanda al Direttore del quotidiano, Indro Montanelli, se è ancora in possesso dell’originale della recensione all’epistolario di Milani curato da Gesualdi, che fu pubblicata sul Corriere della Sera nel 1970.
Montanelli risponde alla lettera di A. Bozzolini (il quale gli chiedeva se avesse ancora l’originale della recensione dell’epistolario di Milani curato da Gesualdi, apparsa nel 1970 sul Corriere della Sera), ricordando che la recensione la fece fare a Pampaloni e domandandosi, con riferimento al priore, "che cosa aspetti la chiesa a farlo santo".
Uno dei tanti annunci del convegno organizzato da Aureliano Bruno su don Milani.
L’autore intervista Maresco Ballini, uno degli allievi di San Donato in Calenzano.
Intervistato da Roberto Beretta (che firma l’articolo) assieme a del Buono, Citterich ed altri, Fabbretti risponde alla domanda che anch’egli si era posto sette anni prima, sostenendo che la canonizzazione è un processo un po’ troppo artificiale per don Milani, che "avrebbe risposto certamente con una parolaccia" a chi gli avesse ipotizzato una sua beatificazione.
L’autore scrive un lungo articolo per scandalizzarsi che Montanelli abbia proposto la beatificazione del "prete rosso" e Avvenire "gli ha fatto da sponda". Il giornale di Alleanza Nazionale approfitta dell’occasione per lodare e citare ampiamente "il bel volume" di Michele Brambilla (1994).
Riporta la notizia del rifiuto del direttore di RaiUno di mandare in produzione il progetto di miniserie televisiva sulla vita del priore ad opera di Sandro Petraglia e Stefano Rulli, ricordando che lo stesso progetto tre anni prima era stato prima accettato dalla Fininvest e poi rifiutato per intervento diretto di Berlusconi.
Commentando la proposta di Indro Montanelli (1994), relativa ad una possibile canonizzazione di Lorenzo Milani, l’autore afferma che essa gli fa un pessimo effetto, perché "se don Milani fosse qui ora, continuerebbe a essere bacchettato come allora". Prosegue poi affermando che sarebbe meglio non ostacolare "i don Milani di oggi".
Una conferenza-dibattito sulla Lettera ai giudici.
Ricordando il progetto di un film su Milani del regista Carlo Mazzacurati, l’autore definisce Milani "prete autentico, profondamente convinto della lezione egualitaria del Vangelo".
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L’autore illustra le affinità e le differenze tra i due sacerdoti.
L’autore rivolge alcuni attacchi a Milani ed a Lettera a una professoressa.
Citato da Salviati (1994), questo libro raccoglie il ritratto breve ed incisivo del priore, in cui Del Buono nel 1977 aveva ammesso la sua difficoltà a capire per tempo la grandezza del proprio "compagno di scuola".
Un piccolo volume di 95 pagine, in cui vengono analizzate le figure di alcuni grandi protagonisti della storia del pacifismo, tra i quali don Lorenzo Milani. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
In questo volume, direttamente edito dalla Giunta Regionale Toscana, l’autore vuole offrire una comprensione più adeguata del rapporto tra don Milani e la sua chiesa, esaminando anche numerosi documenti inediti. Vengono trattate estesamente la questione di Esperienze pastorali, i rapporti con don Bartoletti, le valutazioni di Milani sulla Lettera ai giudici ed il problema dell’obbedienza alla propria chiesa. Secondo Pecorini (1996), la ricostruzione della vicenda dell’imprimatur concesso a Esperienze pastorali è qui fatta da Toschi con documenti nuovi e interessanti. Viene anche riportata, ma con delle omissioni ed inesattezze che Pecorini giudicherà fuorvianti, la conversazione registrata di Milani con Adele Corradi e lo stesso Pecorini del 1° maggio ’65, con il titolo Parole sulla chiesa. La trascrizione è definita da Pecorini "incompleta e mezzo incomprensibile, oltre che arbitraria"; e, altrove, "incompleta, approssimativa, in più punti inesatta o smaccatamente errata". Come spiega ancora Pecorini, Massimo Toschi, subentrato al posto di Giuseppe Battelli nella fiducia del segretario dell’Istituto per le Scienze Religiose di Bologna, Giuseppe Alberico, ha potuto disporre di numerosi e importantissimi documenti milaniani inediti, a molti altri non accessibili. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Un lavoro drammaturgico messo in scena al teatro Sant’Andrea.
1995
A partire dalla proposta di Montanelli di beatificare don Milani, il direttore del foglio definisce il priore "squallidissima figura".
Un lungo articolo sulla presentazione del libro di Toschi (1994), al Centro Anziani di Sant’Anna a Lucca, ed un’intervista all’autore.
Si annuncia la presentazione a Lucca del libro di Toschi (1994).
Viene annunciato il convegno del 28 gennaio a Calenzano La testimonianza di don Milani oltre il suo tempo, con la partecipazione del Presidente della Camera.
Un lungo articolo di presentazione del libro di Toschi (1994).
Si dà notizia di un convegno a Calenzano su don Milani, organizzato da Aureliano Bruno, della Lega Nord, ed al quale l’allora Presidente della Camera avrebbe tenuto la relazione introduttiva.
Si dà notizia della presentazione a Piazza al Serchio del libro di Toschi da parte dell’autore.
Si dà notizia che il film per la TV di Carlo Mazzacurati "Don Milani" non verrà realizzato da RaiUno. Lo stesso articolo era stato pubblicato il 12 gennaio su Risveglio Popolare, settimanale di Ivrea.
Si dà notizia del convegno di Calenzano organizzato da esponenti della Lega Nord.
Ancora sul convegno di Calenzano.
Al convegno di Calenzano interverrà Irene Pivetti.
Un lungo articolo di presentazione del convegno di Calenzano, in cui l’autore definisce Lettera a una professoressa "frutto avvelenato" e Milani "uno dei mostri sacri degli anni di piombo".
La Pivetti sostiene che Milani non tanto era schierato dalla parte degli emarginati, quanto invece le sue idee di riscatto economico e sociale erano "propedeutiche al riscatto spirituale".
Cronaca dell’arrivo della Pivetti al convegno di Calenzano.
Nel suo intervento al convegno di Calenzano, Irene Pivetti ha sostenuto che Milani "ha fatto scandalo proprio per non essere riconducibile a schemi ideologici".
Nel suo intervento al convegno di Calenzano, Irene Pivetti ha sostenuto che Milani "era uno spirito radicale, ma non in senso politico".
Nel suo intervento al convegno di Calenzano, Irene Pivetti ha ricordato Milani come un sacerdote "ingiustamente strumentalizzato dalla sinistra".
Nel suo intervento al convegno di Calenzano, Irene Pivetti ha "ignorati gli aspetti sociali e politici del percorso pastorale del sacerdote".
Si dà notizia dell’intervento di Irene Pivetti al convegno di Calenzano.
Nel suo intervento al convegno di Calenzano, Irene Pivetti afferma che "la fede non è né può essere di destra o di sinistra".
Nel suo intervento al convegno di Calenzano, Irene Pivetti ha affermato, parlando di Milani, che "della sua opera si sono fatte letture ideologiche".
L’autore scrive rivolgendosi fittiziamente a don Milani, per polemizzare con la lettera aperta che Oliviero Toscani e sua sorella scrivono, sullo stesso giornale, al presidente della Camera Irene Pivetti. La lettera sarà pubblicata lo stesso giorno anche da L’Unità.
Un trafiletto per dare notizia dell’intervento al convegno di Calenzano del 28 gennaio.
Oliviero Toscani e sua sorella scrivono una lettera aperta al presidente della Camera. La lettera sarà pubblicata lo stesso giorno anche da L’Unità.
Si dà notizia della lettera aperta che Oliviero Toscani e sua sorella hanno scritto al presidente della Camera e che è stata pubblicata anche da L’Unità.
Incontro tenuto ad un oratorio di Fucecchio, su don Lorenzo Milani e le sue opere.
Si dà notizia dello spettacolo teatrale della Compagnia Teatrale Il Fiume, su don Milani.
L’autore rimprovera a Irene Pivetti di aver presentato don Milani come un appannaggio esclusivo dei cattolici. Egli scrive che "rivendicare ai soli cattolici don Milani [...] è un assurdo". Citato in Di Giacomo (1995).
Rispondendo ad una lettera al giornale, viene citata ampiamente la Lettera a una professoressa.
L’autore interviene nella polemica aperta da Umberto Folena nei riguardi della lettera aperta dei fratelli Toscani a Irene Pivetti.
Un lungo articolo che prende le mosse dall’intervento di Irene Pivetti al convegno di Calenzano del 28 gennaio e dalla lettera aperta inviatele dai fratelli Toscani.
Recensisce lo spettacolo teatrale I Care - Frammenti di un’esperienza dato al teatro Incontro il 7 febbraio.
Un trafiletto per annunciare l’incontro con Mario Pancera al teatro oratorio di Nibionno su "Don Lorenzo Milani: questo sconosciuto".
Un trafiletto sul settimanale di Merate per annunciare l’incontro a Nibionno su don Milani.
Si tratta del resoconto parziale della seconda relazione introduttiva, pronunciata "a braccio", come lo fu pure quella di padre Balducci (1992), all’incontro di lavoro e di studio su don Lorenzo Milani "Educare i ragazzi a diventare sovrani" tenutosi il 6-7 settembre ’91 a Vicchio di Mugello per iniziativa di Franco Gesualdi.
In un lungo articolo si inserisce un attacco al ’68 ed a Milani, con il quale "abbiamo perso il diritto alla difesa dei veri valori culturali e storici e abbiamo aperto le porte [...] ad una ignoranza senza limiti".
Un trafiletto per l’incontro a Nibionno su don Milani.
Trafiletto che recensisce il libro curato da Galeotti (1994).
Nella scuola di Barbiana vi era "un’intuizione [...] attuale ancora oggi e, forse di più, domani".
L’autore attacca l’articolo di Di Giacomo (1994) su Il Tetto e difende le proprie posizioni ed il libro di Brambilla (1994).
Un trafiletto per commentare l’articolo di Galeazzi (1994) sul n° 5 di Studium.
Rispondendo alla lettera di un lettore, Del Buono ricorda alcune cose che Einaudi scrisse a don Milani sul gioco del calcio.
Un articolo in cui si sostiene che Lettera a una professoressa "preparò la svolta per Eco e la sua Guida alla tesi di laurea in un’università non più di élite".
A distanza di un anno torna in scena al Sant’Andrea lo spettacolo teatrale I Care.
Un duro attacco al priore di Barbiana, che l’autore considera "il santo degli ultimi (cattocomunisti)".
Viene pubblicata la prima parte della relazione che Toschi ha tenuto alla Conferenza nazionale degli obiettori della Caritas, il 5 novembre ’94 a Firenze.
Riporta un lungo brano di Esperienze pastorali, definendo Milani "un profeta del nostro tempo".
Ciò che accomuna le due personalità è la coerenza nella ricerca della verità sul ‘campo’.
Un parallelo tra le figure di Milani e Giovanni Modugno, con citazioni dagli scritti.
La notizia dell’elezione di Michele Gesualdi alla presidenza della provincia di Firenze.
Don Lorenzo Milani "continua a far scuola".
In questa recensione al libro di Toschi si scrive che il messaggio di Milani è "attuale e provocatorio ancora oggi".
Citato in Simeone (1996).
L’autore ricorda il suo primo incontro con Milani, ai tempi di San Donato, quando il priore gli chiese di tenere una lezione sulla storia del socialismo italiano.
Si dà notizia della presentazione del libro di Toschi (1994) all’Auditorium del Consiglio Regionale.
Una recensione del libro di Toschi (1994).
Si dà notizia della presentazione del libro di Toschi (1994) all’Auditorium del Consiglio Regionale.
Si dà notizia dell’uscita del libro curato da Galeotti (1995).
Si dà notizia di un convegno su don Milani a Terracina, a cui partecipano E. Martinelli e G. Pecorini.
Per l’autore, don Milani "fa sentire ancora forte la sua voce".
Una lunga recensione del libro curato da Battelli.
Si dà notizia della commemorazione che si terrà a Barbiana.
L’autore scrive che oggi "don Milani non riscriverebbe più il suo Lettera a una professoressa con gli stessi toni aspri e accusatori".
È lo stesso articolo di recensione pubblicato su Il Paese.
In una lettera al direttore, Stecca riprende il parallelismo tra Milani e Simone Weil.
Nella seconda parte dell’articolo, dal sottotitolo Da Francesco a don Milani l’autore fa un parallelo tra due grandi figure che la gerarchia ecclesiale non ha capito se non in gran ritardo.
Gli organizzatori del convegno di Calenzano chiedono alla Regione di finanziare un libro e una videocassetta.
Gli organizzatori propongono di realizzare un libro e una videocassetta sul convegno di Calenzano.
Si dà notizia che RaiDue ha trasmesso, domenica 27 agosto, alle ore 18, un documentario su don Milani, del quale si traccia una breve scheda biografica, ricordando anche che il libro di N. Fallaci è stato ristampato nel 1993 da Rizzoli.
L’impegno sociale di Franco Gesualdi.
Un’intervista a Giovanni Catti, secondo il quale "figure coeve a don Milani" sono assai deboli nella memoria delle nuove generazioni, mentre il nome del priore è più vivo.
Citato in Simeone (1996).
Un trafiletto in cui si dà notizia di un convegno su Milani del 28-29 ottobre a Vicchio, A trent’anni dalla Lettera ai giudici di Don Lorenzo Milani - Barbiana e i nostri giorni. Ad esso parteciperanno Walter Veltroni ed Enzo Bianchi.
Un lungo articolo in cui si riportano i ricordi di Oliviero Toscani relativi a Barbiana e a don Milani, che il fotografo conobbe tramite il cognato G. Pecorini. Viene anche riportato il testo della lettera aperta che Toscani e la sorella scrissero su L’Unità, in risposta ad una dichiarazione di Irene Pivetti sul priore.
Un trafiletto con la notizia del convegno del 28-29 ottobre a Vicchio.
Un trafiletto in cui si dà notizia del convegno su Milani del 28-29 ottobre a Vicchio.
Si annuncia il convegno di Vicchio del 28-29 ottobre.
Quasi una intera pagina di presentazione del convegno di Vicchio del 28-29 ottobre, a cui partecipano Ingrao, Veltroni, Nogaro e altri. Viene ricordata l’opinione di Milani, per il quale "a noi dell’obiezione di coscienza non ci importa assolutamente nulla".
A partire dall’episodio del divieto da parte di Florit di partecipare al convegno che si tenne a Vicchio il 31 marzo 1965 sull’obiezione di coscienza, e del rispetto col quale Milani osservò tale divieto, l’autore ricorda come gli scritti milaniani sull’argomento "non hanno come tema principale l’obiezione di coscienza in quanto tale, né l’obbedienza alla legge o agli ordini superiori tout court, bensì il tema della responsabilità individuale".
Viene ripercorso a grandi linee il dibattito in Italia sull’obiezione di coscienza, riproponendo anche le posizioni assunte dal cardinale Florit. Nella relazione si parla di Milani in maniera abbastanza marginale, pur ricordando i fatti relativi alla pubblicazione delle due lettere aperte del priore sull’argomento.
In questo intervento il vescovo di Saluzzo si chiede "quale lezione possiamo trarre, quali intuizioni sono rimaste valide di quel testo lucido ed appassionato".
Si relaziona brevemente sull’attività di un laboratorio, a cui hanno partecipato circa cinquanta persone, tenutosi nel pomeriggio del 28 ottobre, nell’ambito del Convegno.
In questo intervento del vescovo di Caserta, si afferma che "nella chiesa, nella morale della chiesa […] con don Milani noi abbiamo veramente un capovolgimento, […] l’autorità non è più un principio direttivo, ma è un servizio, cioè l’autorità vale in quanto è servizio alla libertà personale […]. Se l’autorià non serve per sostenere la coscienza, l’autorità è nulla, oppure è peccato".
Si tratta dell’omelia del cardinale durante la messa svoltasi a Barbiana.
Si ricostruisce il periodo della risposta di Milani ai cappellani militari, con i vari interventi di Florit e di Paolo VI. Vengono anche riportati brani del diario dell’arcivescovo di Firenze. Toschi ribadisce la sua tesi, secondo la quale la Lettera ai giudici ha come tema principale quello dell’obbedienza, non tanto alle leggi, quanto alla coscienza. Per l’autore, Milani "propone un modello di obbedienza selettiva, dove non tutti gli ordini e le leggi sono sullo stesso piano, dove è necessario distinguere".
Un ampio resoconto dello svolgimento del convegno di Vicchio su don Milani, tenutosi il 28-29 ottobre.
Un ampio resoconto del convegno di Vicchio su don Milani, del 28-29 ottobre.
Un altro resoconto dello stesso autore sul convegno di Vicchio.
Citato in Simeone (1996).
Preceduto da una breve nota di Bruno Di Porto, questo lungo articolo è la risposta a due lettere-articoli apparsi sui numeri 11 e 13 di Il Tempo e l’idea ad opera di Maria Caredio e Patrizia Murolo sull’influenza di una parziale origine ebraica sulla personalità ed il pensiero di don Milani.
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Una piccola antologia di scritti sul priore di Barbiana, che raccoglie larga parte degli articoli e interventi a convegni di studio elencati qua sopra. In questo libro sono raccolti dodici scritti di padre Balducci, iniziando dalla nota sul numero 97 di Testimonianze, all’indomani della morte di Milani, fino all’intervento tenuto nel settembre del ’91 all’incontro di Vicchio. Al riguardo, Pecorini (1996) sottolinea come il testo sia stato in questo caso ripreso da quello pubblicato su L’Unità del 26 giugno ’92, senza provvedere però a ripristinare le parti che il giornale aveva espunto. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Viene ripubblicato il testo trascritto dalla registrazione della chiacchierata-lezione tenuta a Barbiana negli ultimi giorni di carnevale del ’65 alle allieve della professoressa Adele Corradi. In tale occasione, don Milani rivendicava il diritto-dovere della donna a decidere responsabilmente di se stessa, liberandosi dalle varie soggezioni che allora più di oggi la vincolavano. Questa trascrizione era già stata pubblicata in Gesualdi (1987), ma secondo Giorgio Pecorini (1996) la qualità della trascrizione dal nastro non riusciva a rendere "l’immediatezza e la suggestione" del parlare di don Milani. Il curatore di questo scritto, Carlo Galeotti, pur dichiarando di aver ripreso la trascrizione edita dalla CISL, afferma di non aver potuto evitare "qualche modifica sintattica", nel tentativo di recuperare almeno in parte "lo stile tipico del priore". L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.
Una raccolta di scritti di padre Balducci su don Milani, del periodo 1967-1992. L’opera è disponibile nell’archivio del Centro di Documentazione "Don Milani" di Vicchio.